Meloni, primo incidente all’estero: la nota che ha fatto infuriare Macron

Ilario Lombardo La Stampa 10 novembre 2022
Meloni, primo incidente all’estero: la nota che ha fatto infuriare Macron
Parigi non ha apprezzato il comunicato del governo italiano che celebrava la vittoria nel braccio di ferro sulla Ocean Viking. Il giallo dello scambio di informazioni tra l’Eliseo e Palazzo Chigi: «Non si possono gestire così le relazioni diplomatiche»

 

Il caso della nave Ocean Viking è di fatto il primo incidente diplomatico di Giorgia Meloni e si è scatenato anche a causa di una nota. Per capire cosa è successo finora tra Italia e Francia bisogna mettere in fila i fatti, e ricostruire cosa è avvenuto dietro le quinte, cosa ha portato i rapporti tra Roma e Parigi dal sembrare distesi e collaborativi a scadere, nel giro di poche ore, in un duro scambio di accuse.

La nota, dunque. Che ha fatto infuriare i francesi, convinti che la faccenda della nave dei migranti andasse gestita con un profilo più basso e senza quelle rivendicazioni politiche che hanno messo in difficoltà l’Eliseo. È il punto di svolta della storia: il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi arriva alle nove di sera in punto di martedì, l’altro ieri. È la celebrazione entusiastica di una vittoria. Giorgia Meloni esprime «il sentito apprezzamento» per la decisione della Francia di prendersi carico dei 243 migranti della Ocean Viking, nave battente bandiera norvegese, ma gestita da una Ong transalpina, la Sos Méditerranée. Per la premier è il segnale di una svolta, che premia l’Italia dopo appena due settimane dalla nascita dell’esecutivo. Il momento va esaltato. E Matteo Salvini certo non si può far sfuggire l’occasione. Arriva ben prima di Meloni e sentenzia: «L’aria è cambiata».

Qualcosa però nella comunicazione tra Roma e Parigi non ha funzionato o improvvisamente si è inceppato. Perché, mentre Meloni pare voler oscurare l’aver dovuto accogliere tutti i migranti della Humanity1 a Catania presentando l’apertura francese come un successo con l’Europa, a nemmeno due ore dalla nota ufficiale di Palazzo Chigi l’agenzia di stampa francese Afp batte un durissimo j’accuse che sembra travolgere tutte le certezze della destra italiana. Alle undici di sera una fonte anonima del governo francese definisce «inaccettabile il comportamento italiano» sulla Ocean Viking, perché contrario al diritto del mare e allo spirito europeo.

È piena notte, ormai. Ma si intuisce già che qualcosa non torna. La conferma arriva poche ore dopo, quando il governo francese scende nell’agone non più come fonte anonima. È il portavoce Oliver Vèran a metterci la faccia e la voce, in radio, su FranceInfo, invitando il governo Meloni a prendersi le sue responsabilità e scandendo bene una frase: «La barca si trova attualmente nelle acque territoriali italiane». C’è una contraddizione evidente tra l’esultanza della presidente del Consiglio italiana e dal suo vicepremier leghista, e le reazioni di Parigi, mai smentite dall’Eliseo. Ma c’è dell’altro. Alle otto di ieri sera – è la versione dei fatti registrata a bordo della Ocean Viking, mentre si trova al largo di Cagliari – nessuna comunicazione di sbarco è giunta dalla Francia.

La ricostruzione che segue è frutto di un lavoro basato soprattutto su fonti diplomatiche francesi perché nulla o quasi è trapelato da Palazzo Chigi. La Stampa ha contattato tre fonti differenti tra i collaboratori della premier senza mai ricevere una risposta. La prima e più importante domanda è stata: prima di pubblicare la nota delle nove di sera la Francia aveva comunicato ufficialmente la disponibilità a ricevere i migranti? La domanda nasce perché due fonti francesi avevano fatto notare che a Parigi non risultava nulla di formale e di bollinato dall’Eliseo. Non solo. Alla Farnesina non risultano decisioni ufficiali, e anche al Viminale non sanno cosa rispondere. Se non che anche loro non hanno ricevuto aggiornamenti dal ministero dell’Interno francese. Tutto, dicono, è in mano a Palazzo Chigi.

Questo passaggio è il cuore dello scontro. La nota di Meloni – da quanto si sa – si basa su un colloquio avvenuto con Emmanuel Macron a Sharm el-Sheik, riportato dalle agenzie, e poi da un lancio Ansa del pomeriggio di martedì che cita “fonti del ministero dell’Interno francese”: «Lo sbarco si svolgerà a Marsiglia. Non saranno fatti scendere solo i deboli e lasciati a bordo gli altri. Scenderanno tutti perché tutti hanno diritto a presentare domanda d’asilo». Una dichiarazione che non lesina critiche all’Italia e agli sbarchi selettivi.

A Palazzo Chigi minimizzano, forti della convinzione che Macron abbia dato il suo sostegno a Meloni. Per i sovranisti è più importante il traguardo politico, raggiunto costringendo la Ocean Viking a cambiare rotta e i francesi a farsi carico dei profughi. A Parigi però non la vedono così. Una fonte diplomatica francese spiega l’umore da quelle parti: «Capiamo che un leader debba parlare al suo popolo e usare certi toni, ma le relazioni diplomatiche internazionali non funzionano così». Le stesse fonti fanno notare che per ore, dopo la notizia dell’Ansa, nessun commento ufficiale trapela dall’Eliseo. A lungo non parla nessuno. Solo il governo italiano lo fa. Anzi, di più: l’unica fonte ufficiale a dare notizia dell’accordo è la nota di Palazzo Chigi. Mai rilanciata da Macron. E a cui risponde il ministro della Solidarietà Jean-Christophe Combe, ex direttore della Croce rossa francese: «Tocca all’Italia aprire i suoi porti»

E’ probabile anche che sulle repliche risentite dei francesi abbiano pesato dei fattori interni: i rapporti con Bruxelles, meno propensa a cedere di fronte alle forzature italiane, come dimostra la nota della Commissione Ue, e il timore di dare sponda all’estrema destra. A Parigi la linea è rimasta sempre stessa, ed è quella condivisa tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il suo omologo Gérald Darmanin, ribadita lunedì: prima l’Italia fa sbarcare i profughi, poi la Francia ne prende una parte. In teoria, confermano dal Viminale, nulla è cambiato.

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