Viaggio nell’enigma Musk

Carlo Bonini La Repubblica 20 novembre 2022
La maschera di Elon
Viaggio nell’enigma Musk
Elon Musk è un ottimista: “Dobbiamo tutti essere ottimisti. L’umanità risolverà la crisi dell’energia sostenibile… il futuro è luminoso e benevolo… riusciremo a convertire la CO2 e avremo acqua a sufficienza… la Terra è liquida, dovremmo chiamarla Acqua!… e alla fine creeremo una metropoli, autosufficiente, su Marte”.

 

 

Elon Musk è un catastrofista: “Passo la vita a meditare sul declino delle nascite… la più grande minaccia per la civiltà umana… ci illudiamo sulla tecnologia, ma l’estremismo religioso potrebbe portarci alla Terza guerra mondiale atomica… l’Intelligenza Artificiale è un altro pericolo esistenziale, stiamo evocando il Demonio!”.

Elon Musk ha dieci figli da varie partner, scegliendo per loro nomi da prototipo in galleria del vento: da XAE A-XII a EXA Dark Sideræl. Si è sposato tre volte, nel 2000 con la scrittrice canadese Justine Wilson, poi, nel 2010 e nel 2013, un divorzio in mezzo, con l’attrice inglese Talulah Riley.

Elon Musk, per gioco, si è fatto bendare, attaccare a un bersaglio stringendo fra le gambe un palloncino, che poi un lanciatore di coltelli, imprimendo una micidiale traiettoria alla lama, ha centrato in un gran botto. Al ballo di nozze con Justine, Elon Musk le sussurra all’orecchio “Sia chiaro, il maschio alfa di questa relazione sono io”.

Elon Musk, a Tesla, la sua azienda di auto elettriche, licenzia un manager e lo insegue fino al parcheggio, investendolo di insulti.

Elon Musk è l’idolo della sinistra, quando twitta contro il presidente Donald Trump, per il bando imposto contro certi paesi islamici e l’addio americano agli accordi sul clima di Parigi.

Elon Musk è l’idolo della destra, quando accusa il presidente Joe Biden di saper leggere solo i discorsi scritti per lui dallo staff e per il resto di “non fare granché”.

Già, chi diavolo è davvero Elon Musk?

Nato in Sud Africa, 51 anni, considerato dalla rivista Forbes l’uomo più ricco del pianeta, un patrimonio di 191,5 miliardi di dollari (185,4 miliardi di euro), Elon Musk ha varato una linea di auto elettriche, riaperto la corsa allo Spazio da imprenditore privato, sogna di robotizzare l’uomo impiantando elettrodi nel cervello, scavare tunnel da talpa futuribile per viaggiare a 150 km l’ora senza traffico ed ora, con i 44 miliardi di dollari investiti nella piattaforma social Twitter, cara a politici e giornalisti, si è messo di prepotenza al centro del dibattito globale, litigando con lo scrittore di romanzi horror Stephen King, battibeccando in un’intervista con la direttrice del Financial Times Roula Khalaf, mentre uno dei figli scarabocchia e fa capricci dal sedile posteriore dell’auto, licenziando dozzine di impiegati in uno scatto d’ira, per poi riassumerne qualcuno, con tanto di selfie affettuoso, in posa ma a muso lungo, il giorno dopo. La deputata di sinistra Alexandria Ocasio-Cortez solidarizza con i lavoratori cacciati e Musk gioca ringraziandola in pubblico.

“Se lei vuol spiegare ai lettori chi è il “vero” Elon Musk fallirà”, spiega a Repubblica un manager, che ha lavorato a lungo con lui e chiede di restare anonimo. “Elon è un tipo che non perdona – prosegue – perché Musk cambia ogni momento, nessuno lo conosce o capisce davvero, dai familiari ai colleghi. Con voi giornalisti è un camaleonte, affascinante oggi, odioso domani. Gli son stato vicino, ma per me resta un mistero. Una sola cosa ho imparato bene su Elon: gli sta a cuore una parola di quattro lettere, “MUSK””.

L’imprenditore

Nell’avventura da imprenditore Musk è stato: fondatore e amministratore delegato di SpaceX, una compagnia aerospaziale; investitore, amministratore e designer a Tesla, auto elettriche; alla testa di the Boring Company, tunnel per i viaggi iperveloci, Neuralink per il cervello umano ibrido con la tecnologia, facendo un passaggio da OpenAI, società di intelligenza artificiale che produrrà i prototipi GPT-2 e GPT-3 per macchine e linguaggi capaci di scrivere testi in automatico, lanciando la Fondazione Musk, a scopo umanitario ma spesso criticata. E, infine, da quest’anno e fra scissioni, scontri legali e di Borsa, ha messo le mani su Twitter.

“La strategia – racconta un consulente che lo ha affiancato a Tesla – è lo stress. Portare le compagnie sull’orlo della dissoluzione, per smontarne l’identità e ricostruirla, a sua immagine”.

La prima moglie, Justin Wilson, in un micidiale articolo di memorie sulla rivista “Marie Claire”, nel bel mezzo di uno scontro fra avvocati per il divorzio, sembra indicare che, anche nei rapporti con i familiari, Elon Musk adotti il metodo del caos, scontro frontale e poi controllo di quel che resta, fra le macerie. “Sono tua moglie, non sono un tuo impiegato”, lo implora lei durante i litigi, e la risposta non è rassicurante: “Infatti: se fossi un mio impiegato ti licenzierei”.

Quando il primogenito della coppia, Nevada Alexander, muore per SIDS, la sindrome improvvisa che uccide i neonati, Musk non vuol condividere il cordoglio con la moglie (“Pensava fosse un mio modo di manipolarlo”, ricorda lei) e si chiude in se stesso e sul lavoro. Affidandosi ai medici, i coniugi Musk hanno quindi una coppia di gemelli e poi Justine Wilson ha un parto trigemino. Dai suoi ricordi, sembra che per il padre siano più una statistica da conteggiare nella battaglia contro la crisi delle nascite che una gioia casalinga, e la stessa freddezza imputano all’imprenditore collaboratori e colleghi.
Il “genio”

Per altri, invece, Elon Musk è un genio, “capace di compiere, assorto, complessi calcoli matematici, senza una lavagna”, annota un amico. Andrea Stroppa, informatico italiano con cui Musk ha fatto amicizia online durante i giorni dell’acquisizione di Twitter, è sincero: “Elon è umile, cortese, attento, ascolta. Chi avrebbe detto che un miliardario potesse dialogare con un qualunque utente in rete? Lui lo fa. Abbiamo ragionato insieme di come affrontare il problema dei bot, i falsi account su Twitter, e l’ho trovato gentile, caloroso. Se twitto su Caravaggio si entusiasma subito”.

Con il nostro paese Musk ha un rapporto fin dall’università. Legge libri sulla storia romana e il Rinascimento, cita Marco Aurelio e i classici greci, è stato felice quando, con i figli, è stato ricevuto in Vaticano da Papa Francesco. A chi gli chiede ammirato, alla fine di un evento, “Come ha fatto a fondare una azienda privata che ha raggiunto lo spazio, dopo la Nasa, i russi e i cinesi?” Elon Musk risponde serafico, “Leggendo libri no?” e li elenca, uno dopo l’altro.

Vale la pena di visitare la Biblioteca di Elon per capire, almeno provarci, il mistero di un uomo capace di sedersi e meditare: “Secondo voi, quante ore devo dedicare a una donna in una relazione? Bastano dieci a settimana?”. Il primo titolo importante per Musk è “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien, fondamentale anche per la premier Giorgia Meloni, di sei anni più giovane che, come il vicepremier Matteo Salvini, ha espresso soddisfazione per la conquista muskiana di Twitter, considerato feudo della sinistra dopo il bando emesso dal fondatore, Jake Dorsey, contro il presidente Usa Trump, colpevole di disseminare disinformazione.

Musk ama Tolkien “perché i suoi eroi sentono il dovere di salvare il mondo”, missione che da Tesla, a Marte, ai messaggi di 280 battute di Twitter anche lui vuol assumersi. “Ero piccolo, con guai in famiglia, vittima di bulli a scuola – racconta Musk – i libri erano il mio rifugio”. Dopo Tolkien le biografie firmate da Walter Isaacson, il saggio sul patriota americano Benjamin Franklin, con cui si identifica per la vita da inventore, politico e scrittore, e quello su Albert Einstein, amato fin dai giorni in cui studiava fisica, perché capace di mutare il nostro punto di vista sull’universo.

Nel resto dello scaffale manuali di start up, da Steve Jobs, fondatore di Apple, cui Musk vuol succedere nella fantasia popolare come Profeta Tecnologico, a Peter Thiel, con cui condivise i primi passi nei brand che poi generarono i pagamenti digitali di PayPal, e infine gli scritti di Nick Bostrom sul futuro distopico di robot, supercomputer e Intelligenza Artificiale.
In principio fu il Sudafrica

Chi incontra, o ascolta per la prima volta, Elon Musk, resta colpito, come con lo statista e diplomatico Henry Kissinger, dal marcato accento sudafricano, assunto nell’infanzia spesa a Pretoria. I numerosi biografi, centrale il saggio “Elon Musk. Tesla, SpaceX e la sfida per un futuro fantastico” di Ashlee Vance, tradotto in italiano da Hoepli, partono dunque tutti, come nei vecchi Bildungsroman, i romanzi di formazione alla Dickens, da Elon piccino a Pretoria, all’anagrafe Elon Reeve Musk, nato il 28 giugno del 1971. Il padre Erroll, eccentrico parlamentare contro il razzismo dell’apartheid, è pilota, ingegnere, padrone di una miniera di smeraldi, uomo aspro, a tratti brutale, spesso in contrasto con la madre Haye, modella canadese, e gli altri figli Tosca e Kimbal. Quando i genitori divorziano, Musk segue il papà, cercando un modello maschile, i due poi si allontanano e ad Halloween 2022, nel mezzo del bailamme Twitter, ecco la foto di Elon abbracciato a mamma Haye, lei in lungo, lui in costume da super eroe. Il contrasto edipico si ripeterà, quando la figlia transgender di Musk, Vivian, rinuncia al cognome, adottando quello della mamma, Wilson.

Al liceo di Pretoria, il giovane Musk progetta videogiochi e ne vende uno su BASIC per 1500 euro, valore di oggi. Ma vuole evadere dal Sud Africa, ha evitato il servizio militare grazie al college, e se ne va in Canada, con il passaporto avuto dalla mamma. Conosce la prima moglie Justine, corteggiamento fitto fra coni gelato e chiacchierate, “Voglio vedere i miei libri in biblioteca” gli confessa lei, mentre lui studia fisica e filosofia, pensa di fare un dottorato a Stanford University (ci sono controversie sulle lauree di Musk, secondo varie voci la vicenda Stanford sarebbe edulcorata nel curriculum) ma poi decide, come Bill Gates e Jobs, che fondare un’azienda è il modo giusto per salvare il mondo, alla Tolkien.

Comincia con Zip2 nel 1995, anni dell’ottimismo di Bill Clinton e della globalizzazione. Per un curioso paradosso, l’uomo del futuro debutta con i vecchi giornali di carta, cedendo un software per stradari digitali che le grandi testate, New York Times e Chicago Tribune inclusi, adottano. Musk intuisce, a fine millennio, che anche la carta moneta, come i quotidiani, ha un domani online e vara i pagamenti web di X.Com nel 1999. Segue una saga turbolenta, Musk vuol comandare, gli investitori non si fidano né delle sue credenziali di ingegnere, né del suo talento di capo azienda e affidano il timone all’amico-rivale Pierre Thiel, mentre i lavoratori si dividono in fazioni opposte. Thiel plasma il gruppo in PayPal, lo cede a Ebay e, nel lievitare delle azioni a Wall Street Musk, pur scontento per l’esito del derby, incassa, nel 2002, 175 milioni di dollari.

A sprezzo del rischio

È già ricco ma, lamenta la moglie Justine, “per lui la ricchezza erano solo zeri in fila, senza senso”. Qui Elon Musk dà la prima prova della qualità che tutti, amici e nemici, gli riconoscono, sprezzo totale per il rischio, la virtù napoleonica di giocarsi il tutto per tutto ad ogni battaglia campale, senza riguardo per le chance minime di vittorie e lo strapotere degli avversari. Con i suoi soldi, e vaghe promesse da fondi di investimento, Musk battezza SpaceX, erede privato della gloriosa Nasa. La Guerra Fredda è finita solo da tredici anni, nei colloqui a Mosca gli arcigni gerarchi ex Urss guardano il giovanotto canadese, naturalizzato americano, come un matto: vuol davvero comprare missili ICBM, arnesi da rottamare nei silos, destinati un tempo a seminare morte atomica negli USA?

Seguono disastri, i vettori di SpaceX si disintegrano uno dopo l’altro, una foto ritrae Musk, accoccolato davanti all’ennesimo mucchio di schegge di metallo fumanti. Che fare? Da dove ripartire? Qui gli agiografi di Musk, alla Vance, sgranano gli occhi “È un genio posseduto dalla più grande missione mai concepita. Non è un manager a caccia di ricchezze ma un generale che guida le sue truppe alla vittoria. Se Mark Zuckerberg (Facebook) vuole darvi una mano a postare foto di bambini, Musk vuol…salvare la razza umana dalla catastrofe planetaria”. Quando i missili di Musk agganciano finalmente la Stazione Spaziale la bancarotta di SpaceX, sfiorata a più riprese, è scongiurata e la sfida con Jeff Bezos di Amazon aperta, ai confini dell’universo.

Musk si considera il fondatore delle auto elettriche di Tesla, la storia lo registra in realtà solo da primo investitore dopo Martin Eberhard e Marc Tarpenning, ma è certo lui a trasformare il brand in icona popolare. Sergio Marchionne, che non sempre condivideva lo stile aziendale di Musk, i bilanci come puntate al casino, riconosceva però: “Elon ha capito che l’imprenditore, al tempo digitale, deve promuovere uno stile, lasciandosi riconoscere dal pubblico”. “A Tesla lavoravamo tutti 20 ore al giorno”, ricorda un pioniere, con nostalgia nella voce, “ma Elon 23. Dormiva in sacco a pelo, per terra, in azienda, cominciava e ripartiva”.

Qualcuno parla allora a Elon Musk di un gioco da asilo, 20 spaghetti crudi, un metro di nastro adesivo, un metro di laccio e un marshmallow, il bon bon morbido che i bimbi americani arrostiscono sul fuoco in estate. La sfida è costruire, in 18 minuti, la struttura più alta, capace di sorreggere in cima il marshmallow. Nei test, sempre, i bambini delle classi elementari battono gli studenti delle migliori business school, per il differente approccio mentale, improvvisare e migliorare dagli errori funziona meglio che adottare un piano di partenza cercando di adeguarlo a ogni evoluzione.

Dagli spaghetti in piramide, Musk si converte all'”Iterative Design”, niente business plan redatto da consulenti laureati ad Harvard, ma creazione, come i bambini, di un prototipo, suo uso frenetico in laboratorio fino a dimostrarne i difetti, riforma rapida degli errori e ripartenza. I team vengono sottoposti, da SpaceX a Tesla, a stress test feroci, chi non tiene il passo deve dimettersi. Un manager si assenta perché gli nasce un figlio, Musk lo considera un traditore. “Parla sempre di “etica del lavoro”” – dissente un ex dipendente – ma che cosa ci sia di etico a lavorare e basta non lo so”.

Musk non si cura delle critiche e sbarca su Twitter, la piattaforma dove poco meno di mezzo miliardo di esseri umani e frotte di bot artificiali ragiona, ogni giorno, delle notizie principali.

Trump si vantava, prima di essere cacciato, di dovere la sua elezione del 2016 contro Hillary Clinton a Twitter, lanciata, mi disse una volta il cofondatore Biz Stone, “giusto per chiacchierare fra amici”, Invece, dal Covid 19 alla guerra in Ucraina, l’opinione pubblica che conta si forma in quei micromessaggi passati da 140 a 280 battute. Le centrali della disinformazione lo intuiscono e occupano Twitter. Uno studio di Reset, organizzazione per la trasparenza digitale guidata da Ben Scott, e Luiss Datalab, dimostra come, nel 2022, Giorgia Meloni e Enrico Letta siano stati colpiti dalle lobby filorusse per l’impegno a favore di Kiev, senza che Twitter muovesse un dito per moderare le ondate di fake news e i trolls che le rappresentavano.
Twitter, la sfida esistenziale

Musk, mentre scriviamo, sta terremotando il pianeta Twitter. Licenzia la massa dei 7000 dipendenti, dall’amministratore delegato Parag Agrawal, al capo sicurezza legale Vijaya Gadde. Manda in tilt gli ingegneri, chiede infine di firmare un “impegno hardcore”: solo chi lavorerà ai suoi ritmi resta in azienda, chi vuol collegarsi in remoto senza andare in ufficio deve avere l’ok scritto dai capi. Restano, pare, in 2000. Gli ingegneri di Tesla danno le pagelle, ma la filosofia casual di Silicon Valley non si adatta. Tanti danno le dimissioni, per protesta il quartier generale di San Francisco viene inondato da scritte luminose: “Musk Dittatore”. Anche il capo della sicurezza resta senza lavoro, ma poi un imbarazzato Musk deve richiamarlo perché i badge non funzionano più e lui stesso è rimasto chiuso fuori, assieme ai suoi dipendenti.

Dalla sua nuova creatura, Elon Musk irride la contestazione, “L’uccello è libero”, twitta il 27 ottobre, evocando l’usignolo blu simbolo della piattaforma. È certo di ripartire da zero e rivincere, come in passato. La saggista Helen Lewis lo difende: “Meglio la sua brutalità dell’ipocrisia di Silicon Valley”, ma Evelyn Douek, giurista di Stanford (l’ateneo mancato di Musk), ammonisce che dal Canada, dove i conservatori antipremier Trudeau esultano per l’arrivo di “Elon”, dal Congresso Usa che riforma la sezione 230 su dati e piattaforme, arriveranno presto sanzioni contro la giungla digitale a Twitter. E il nuovo codice europeo Digital Services Act DSA, che governa l’accesso ai social media e le loro responsabilità contro disinformazioni e agenti illegali, politici o criminali, interverrà subito: “Twitter sarà il banco di prova per il DSA”, prevede la parlamentare socialdemocratica danese Christel Schaldemose.

Molti utenti emigrano verso il social media Mastodon, assai meno frequentato di Twitter. Charlie Warzel, della newsletter Galaxy Brain, è persuaso che “Musk ucciderà Twitter per malafede, hybris, arroganza o per scelte a tavolino ma errate”, mentre David Frum, ex consigliere di George W. Bush, gli suggerisce: “basta fare il troll contro i tuoi clienti, basta scacciare i brand della pubblicità”. Già oggi General Motors, Pfizer, Balenciaga, General Mills, Volkswagen e altre aziende hanno detto addio a Twitter, turbate dall’irruenza del suo azionista.

Elon Musk, che dichiara sempre di voler affrontare “sfide esistenziali” è arrivato, come ogni eroe, vero o presunto, alla sfida esistenziale. Stavolta però non ha batterie al litio da convertire in economia verde, rotte nel sistema solare da tracciare verso l’azimut con la bussola dei supercomputer, codici di AI da tradurre in pensieri e parole. Ora ha a che fare con la coscienza umana, il libero arbitrio, la volontà irriducibile di milioni di donne e uomini. Lui è persuaso di saperli incolonnare in piramide come spaghetti, lacci, carta gommata e marshmallow dell’esperimento a scuola: vedremo se, e a quale prezzo, ci riuscirà. “Non dimentichi – conclude un analista- che in inglese Musk suona come Mask, maschera. E nessuno sa cosa ci sia dietro la maschera di Elon”.

 

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