Elon Musk e l’asse con i sovranisti italiani nella battaglia di Twitter in Europa

Jacopo Iacoboni La Stampa 21 novembre 2022
Da Salvini a Palazzo Chigi, Elon Musk e l’asse con i sovranisti italiani nella battaglia di Twitter in Europa
Su 40 investitori mondiali nell’acquisizione, solo uno è in un paese dell’Unione europea, Unipol, e due tra Montecarlo e Svizzera. L’azienda italiana riceve l’apprezzamento di palazzo Chigi, mentre Salvini twitta con Musk e Forza Italia cerca di entrarci in contatto. Così il governo italiano è diventato il più vicino in Europa al nuovo boss di Twitter

 

Elon Musk, 51 anni, è a capo della compagnia aerospaziale SpaceX, di Tesla e adesso di Twitter: con un patrimonio stimato di 200 miliardi di dollari, risulta essere la persona più ricca del mondo

L’Italia guidata dal centrodestra si candida a diventare il paese (e il governo) più vicino a Elon Musk in Europa. E questo molto al di là dei tentativi in corso, da parte di Matteo Salvini e del suo entourge, di stabilire un contatto con l’imprenditore sudafricano. Di sicuro, in modi diversi, le tre forze di governo stanno cercando di creare un asse e un rapporto con il nuovo capo di twitter. Da tempo. E lui potrebbe avere qualche bisogno di loro.

La storia comincia qualche tempo fa, e non ha a che fare col presunto trumpismo di Musk, ma con alcuni precisi eventi. Nelle settimane che precedono l’acquisizione di twitter da parte del boss di Tesla e Starlink, mentre Musk propone il suo rumoroso e assai discutibile “piano di pace” per Russia e Ucraina (che scatena un putiferio su twitter e l’ostilità diffusa degli ucraini), è in corso in Italia un lavoro silenzioso per partecipare all’acquisizione. Unipol entra in contatto con Musk e alla fine prende parte, con l’1 per cento, alla compagine finanziaria dell’acquisto del social network americano. Fino a quel momento in Unipol non sono in tanti non si vuol dire ad avere relazioni con manager o imprenditori della Silicon Valley, ma anche solo ad appassionarsi all’uso o alle vicende di quel social che ha nel logo i cinguettii e è stato in questi anni, letteralmente, croce e delizia di chiunque si occupasse di politica e editoria. Non di assicuratori e banche.

E così, a cavallo tra fine ottobre e inizio novembre, quando il presidente di Unipol Carlo Cimbri riunisce in un paio di cene, anche a Milano, alcuni alti manager del gruppo per spiegare meglio (e festeggiare) l’operazione, i radar sono spenti anche dentro l’azienda, dove sono in pochissimi a conoscere la vicenda. Tutta la partita viene gestita da Cimbri e dal suo amministratore delegato, con estrema riservatezza che piace molto agli americani, e del resto viene imposta dallo studio legale blindatissimo di Musk. Solo dopo la cosa diventa pubblica. Cimbri il venerdì 28 ottobre viene intervistato al Tg1. Nell’auto che lo porta negli studi televisivi Rai vengono avvistate con lui due persone: Fernando Vacarini, direttore delle relazioni istituzionali Unipol, e Andrea Stroppa, informatico e security researcher che da tempo ha un contatto diretto con Musk, il quale interagisce spesso online con lui su data analysis, numero di bot e fake accounts, sicurezza sul social.

Le particolarità della vicenda sono tante anche per l’importanza tecnologica e editoriale di twitter, e La Stampa è in grado di rivelare diversi dettagli inediti. Dei circa 40 investitori mondiali della cordata-Musk, Unipol è l’unico investitore finanziario europeo (un fondo svedese, inizialmente della partita, si è poi ritirato). Altri investitori non americani sono singoli individui, uno nel principato di Monaco, un altro in Svizzera. E qui entra in gioco l’Italia, e il ruolo che potrebbe avere nella partita. Ovviamente la politica e il governo non c’entrano nulla, direttamente, in questa operazione finanziaria e tecnologica, e del resto l’investimento di Unipol non è enorme (dal punto divista degli americani), ma Musk sa che in Italia c’è l’unico governo che non gli è ostile – e Francia e Germania non hanno nessun azionista nella nuova compagine. Lo sa non perché lo immagina, ma perché glielo dicono o glielo fanno sapere.

Di Salvini si sa: due giorni fa definisce Musk «genio innovatore» e si augura che «possa lavorare di più con l’Italia», anche per creare «un polo di attrazione di investimenti e capitali stranieri che diventi un punto di riferimento per l’innovazione. So – dice Salvini – che ha qualche problema sullo sbarco in Germania, noi spalanchiamo le porte». Il nuovo twitter di Musk potrebbe avere problemi nell’Unione europea con il nuovo Digital Services Act, molto più restrittivo su dati e privacy per le big tech. Il commissario Thierry Breton ha già convocato Musk. La nuova presidente dell’Europarlamento ha chiesto anche lei di vederlo. Nell’Unione europea in tanti sono convinti che twitter con Musk sarà (ancora più di quanto già non fosse) lasca su hate speech e sovranismi trumpiani. E quindi l’imprenditore sudafricano risponde a Salvini, sempre su twitter: «Gentile da parte sua. Non vedo l’ora di un incontro». I sovranisti italiani proconsoli di Elon a Bruxelles?

Mentre il vicepremier si profonde in zelo («per te le porte del mio ministero sono sempre aperte», promette), Giorgia Meloni è assai più discreta. Ma sappiamo che anche da Palazzo Chigi è arrivato, sia pure nella distanza dall’operazione, apprezzamento a Unipol per l’asse con Musk. E da Forza Italia ci sono stati contatti per avvicinarsi all’imprenditore di Starlink, Tesla e Twitter, l’uomo che ha fatto sognare lo spazio e disperare la terra.

 

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