Nozze leghiste a pagamento

Federico Capurso La Stampa 21 novembre 2022
Nozze leghiste a pagamento
La proposta: bonus da 20 mila euro solo per chi si sposa in chiesa. Esplode la polemica, Meloni prende le distanze e scatta il dietrofront

 

La Lega ci riprova: «Fino a 20 mila euro per chi si sposa in chiesa». Dopo il tentativo sfumato nel 2019, il vicecapogruppo alla Camera, Domenico Furgiuele, ripresenta il suo progetto di legge per «incentivare le giovani coppie e per aiutare il settore dei matrimoni, che vive un momento difficile», spiega a La Stampa. Questa volta, però, a differenza del 2019, al governo non ci sono i Cinque stelle con cui dover trattare. La proposta di legge prenderebbe quindi tutto un altro peso.

Il «bonus matrimonio» sarebbe dedicato solo agli innamorati under35 e consiste in una detrazione fiscale del 20 per cento delle spese sostenute per l’organizzazione del matrimonio, fino a un massimo di 20 mila euro, spalmati in cinque anni. Nel testo della proposta presentata alla Camera da Furgiuele e sottoscritta da gran parte del gruppo leghista, si fa l’elenco delle voci di spesa detraibili. Una sorta di lista di nozze: «Ornamenti in Chiesa, tra cui i fiori decorativi, la passatoia e i libretti, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere». Ma anche «il servizio di coiffeur, di make-up e il servizio del wedding reporter».

O come vorrebbero i sovranisti della lingua italiana: trucco, parrucco e fotografo del matrimonio. Purché sia religioso. Quello civile, no. «Ma non è per escludere – assicura Furgiuele –. È per tutelare le coppie che vorrebbero sposarsi con rito religioso e che invece lo rimandano perché costa troppo. Si vuole incentivare un rito religioso». Certo, rimarrebbero esclusi i non credenti, in uno stato laico, e le coppie Lgbt+. Su quest’ultimo punto, però, Furgiuele vuole «rivendicare la nostra appartenenza, la nostra connotazione». In che modo? «Credo sia venuto il momento di prendersi delle responsabilità: gli italiani ci hanno votato perché vogliamo ripristinare l’ordine naturale delle cose», dice il vicepresidente dei deputati leghisti. Lo sottolineiamo: “Ripristinare l’ordine naturale”. Evidentemente, archiviando l’ordine innaturale che c’è stato finora: «Abbiamo vinto le elezioni e la maggioranza di chi è andata a votare non la pensa come gli Lgbt, che sono la minoranza del Paese. Noi – sostiene Furgiuele – rispettiamo l’ordine tradizionale della nostra nazione, della civiltà italiana e dell’Occidente».

La premier Giorgia Meloni non ne vuole sapere. È infastidita. Da palazzo Chigi, in serata, vengono prese le distanze dall’iniziativa: «Non è allo studio del governo. L’esecutivo è al lavoro per sostenere le famiglie con misure concrete e realizzabili, che saranno contenute nella legge di bilancio». E dalle poltrone del governo, gli alleati di Fratelli d’Italia allargano le braccia sconsolati: «È evidentemente anticostituzionale». C’è anche una buona dose di irritazione: «Non è una cosa che può far piacere alla Chiesa, al cardinal Zuppi, che presiede la Cei, e in generale al Vaticano. L’impressione – dice il membro del governo di Fdi, a patto di mantenere l’anonimato – è che con questa proposta si voglia rinfocolare la fede dei credenti con una detrazione fiscale. E comunque, siamo uno stato laico». Un altro alleato come Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, getta l’iniziativa leghista nel cestino delle «proposte bislacche».

Piovono critiche da tutte le parti. Figurarsi dalle opposizioni. Per Alessandra Maiorino, vicecapogruppo dei senatori M5S, «la proposta è profondamente discriminante. Non solo, è anche scritta male: il bonus, ad esempio, vale solo per la chiesa cattolica o anche per quella anglicana? Verrebbe da ridere, se i leghisti non avessero la responsabilità di governare questo Paese». Gridano all’incostituzionalità nel Pd, come da Arcigay e sinistra italiana. Furgiuele, in serata, tenta di salvarsi in corner diramando una nota: «Il bonus era destinato ai soli matrimoni religiosi per questioni di oneri». Ma durante il dibattito parlamentare – assicura – sarà «allargata a tutti i matrimoni, indiscriminatamente». Avrà in mente altre strade, forse, per «ripristinare l’ordine naturale delle cose».

 

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