Energia, sconto sulla benzina ridotto a 18 centesimi: per le famiglie stangata da 146 euro all’anno

 

Luca Monticelli La Stampa 22 novembre 2022
Energia, sconto sulla benzina ridotto a 18 centesimi: per le famiglie stangata da 146 euro all’anno
Misure contro il caro-bollette per 36 milioni di utenze, bonus ai redditi sotto i 20 mila euro. La tassa sugli extraprofitti sale dal 25 al 35%, arriva il tetto ai ricavi per le rinnovabili

La voce “energia” assorbe i due terzi delle risorse della manovra. Il governo conferma la proroga fino alla fine di marzo del mix di misure per famiglie e imprese già messe in campo da Draghi, e in parte riproposte con il decreto Aiuti quater varato dieci giorni fa. Viene rinnovato l’azzeramento degli oneri di sistema, l’aliquota Iva sul gas resta al 5% e il bonus sociale su gas e luce continuerà a sostenere i nuclei familiari che hanno un livello di Isee fino a 12 mila euro, soglia che sale a 20 mila per le famiglie numerose.

L’Arera: 36 milioni di utenze
Misure che secondo l’Arera, Autorità di regolazione dell’energia, hanno un impatto positivo su 30 milioni di utenze domestiche e sei milioni di piccole imprese, artigiani e commercianti. La lotta al caro bollette resta la priorità dell’esecutivo, anche se negli ultimi due mesi l’autunno caldo ha dato una mano al sistema energetico del Paese, garantendo un risparmio di oltre 3 miliardi di gas.

Credito d’imposta più alto
Nel pacchetto di norme sull’energia la novità più rilevante riguarda l’incremento del credito d’imposta per le imprese colpite dai rialzi delle forniture energetiche. Per le piccole aziende – come bar, ristoranti, negozi, laboratori e così via – l’agevolazione fiscale salirà dal 30 al 35%, mentre per le attività più grandi, con contatori da 16,5 kW, l’aliquota passa dal 40 al 45%. Prorogata la possibilità di rateizzare le bollette a patto di non licenziare o delocalizzare.
Tassa sugli extra-profitti
Cambia l’imposta sui ricavi di cui hanno beneficiato i grandi gruppi dell’energia, a seguito della crisi sui mercati innescata dalla guerra in Ucraina. Il governo Draghi aveva istituito un’aliquota sugli extraprofitti prima del 10 e poi del 25%, che il 30 novembre dovrebbe assicurare un gettito di 5 miliardi, la metà di quanto preventivato. Adesso la tassa sugli extraprofitti viene alzata al 35% e non sarà misurata sulla base del saldo delle operazioni Iva, ma si aggancerà ai profitti effettivi, in linea con quanto accade per l’Ires.

Tetto sulle rinnovabili
Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin annuncia una forma di price cap nazionale sui ricavi ottenuti dai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili, pari a 180 euro a megawattora. Questo, spiega il ministro, «significa mettere un tetto temporaneo, fino a giugno 2023, al prezzo dell’energia riconosciuta alle fonti rinnovabili, che naturalmente non hanno un onere eccessivo di costo per la produzione». Il prelievo all’impresa scatta se la quotazione di mercato dell’energia elettrica supera l’importo di 180 euro a Mwh.

Cala lo sconto sulla benzina
Dall’1 al 31 dicembre 2022 si riduce il taglio alle accise di benzina e gasolio. Lo sconto passa dagli attuali 30,5 centesimi al litro a 18,3 centesimi, ma non per gli autotrasportatori che godono di altri regimi.

Il Codacons: misura assurda
Un intervento che ha mandato su tutte le furie i consumatori. Secondo il Codacons «si tratta di una misura assurda che avrà effetti pesantissimi sulle tasche degli italiani. Provocherà un rialzo immediato dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa, e una maggior spesa di 146 euro annui a famiglia, ipotizzando due pieni mensili di carburante». Inoltre «cresceranno i prezzi al dettaglio per i beni trasportati, considerato che l’85% delle merce in Italia viaggia su gomma». Per l’Unc è «un atto da kamikaze, un suicidio politico. Il governo ha poche idee, ma confuse. Non ha ancora capito che bisogna far scendere l’inflazione e che per farlo si devono ridurre i prezzi dei beni energetici». Durissima Mariastella Gelmini, portavoce di Azione: «Tagliare gli sconti sulla benzina è una follia».

Gli aiuti
Il governo stanzia complessivamente 400 milioni di euro per i territori delle Marche colpiti dagli eccezionali eventi meteorologici del 15 settembre, e per il sisma del 9 novembre che si era verificato sulla costa marchigiana. Le province di Pesaro-Urbino e di Ancona erano state ferite dall’alluvione che aveva provocato 12 vittime. Arriva anche la richiesta da parte della Regione di attivare lo stato di emergenza per il terremoto. Scelta rivendicata dall’opposizione locale del Partito democratico: «Apprendiamo con soddisfazione che, dopo tante e inutili titubanze che hanno fatto perdere tempo prezioso ai sindaci, alle famiglie sfollate e alle imprese danneggiate dal sisma del 9 novembre – sottolineano i consiglieri regionali – il presidente Acquaroli, sbugiardando sé stesso e tutto il centrodestra, ha deciso finalmente di cedere alle pressioni del nostro gruppo chiedendo al governo nazionale di concedere lo stato di emergenza».

Bonus tv
Stanziati 100 milioni di euro per il bonus tv e decoder. Per l’acquisto del televisore bisogna rottamare un apparecchio vecchio e ottenere così un contributo del 20% della spesa, pari a massimo 100 euro. Per il decoder non c’è la rottamazione e l’aiuto è di 30 euro.
Il bonus “decoder a casa” consiste nella consegna direttamente a casa di un decoder compatibile con la nuova tecnologia e può essere richiesto dai cittadini di età pari o superiore ai settant’anni, con un trattamento pensionistico non superiore a ventimila euro annui e che siano titolari di abbonamento alla Rai.
Tra le misure inserite nella bozza spicca il rinnovo della “Nuova Sabatini”, la legge a sostegno del sistema delle Pmi per l’acquisto o l’acquisizione in leasing di beni strumentali. È poi previsto un fondo ad hoc per promuovere e sostenere misure per la valorizzazione e la tutela del made in Italy.

L’infrastruttura
Torna la società Stretto di Messina: era in liquidazione da 9 anni e, invece, adesso dovrà svolgere le sue funzioni. C’è, infatti, un dibattito aperto sull’aggiornamento del vecchio progetto o sulla necessità di bandire una nuova gara per il Ponte sullo Stretto di Messina.
Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, la vede così: «Sono assolutamente ateo e laico. A me interessa la realizzazione della nuova infrastruttura». Tecnicamente, sottolinea Salvini, «non sarà semplice, va rivisto il piano economico e finanziario, va aggiornato il progetto».
L’intenzione è quella di posare la prima pietra del Ponte già nel 2023. L’ipotesi filtrata in queste ore è a costo zero: il governo può dirottare i 50 milioni di euro stanziati per lo studio di fattibilità su un nuovo progetto a tre campate all’aggiornamento del vecchio progetto a campata unica, quello già approvato nel 2011 dal governo Berlusconi

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