L’Iran in campo nel 2022 come Smith e Carlos nel 1968

Emanuela Audisio La Repubblica 22 novembre 2022
Una fascia, una foto, un gesto in campo: così lo sport spaventa ancora i regimi
La Fifa mette al bando negli stadi del Mondiale i simboli arcobaleno. Le ragazze iraniane del Canco basket rimettono il velo dopo la foto in cui tutte se ne erano liberate

 

 

Fatti più in là, protesta. No a “One love”. Pena ammonizione e squalifica. Sì a “No discrimination”. Che è generico, come “volemose bene”. E soprattutto se usato per sabotare il primo, disinnesca da solo il suo valore. Ma il silenzio ribelle della squadra iraniana si sente benissimo, e urlano anche le sue facce dolenti. È un gesto coraggioso. Sono veramente Mondiali ondivaghi, molto a metà strada, come il loro presidente Infantino. Che un giorno si dichiara gay (per solidarietà) e l’indomani qatariota (antigay). Lo sapete già, le fasce arcobaleno sono state vietate, sette nazionali europee hanno fatto marcia indietro perché mamma Fifa ha minacciato i bambini ribelli di sculacciarli e di togliere loro il pallone.

Le retromarcia dei sette sulla fascia “One Love”

Volevano indossarla ieri l’inglese Harry Kane, l’olandese Virgil van Dijk e il gallese Gareth Bale (che comunque nel riscaldamento si è messo una maglietta con l’arcobaleno sulla spalla). Altri avrebbero seguito oggi. E così le federazioni nazionali, la cui priorità è vincere le partite e non vedere i propri capitani già ammoniti dal primo secondo, hanno sottoscritto un comunicato, si immagina quanto libero, in cui rinunciavano all’idea. E la Fifa in cambio gli ha dato la caramella, la fascia “No discrimination”, anticipando la campagna antirazzista, prevista dai quarti di finale. Che anche “make love, not war” sarebbe un invito alla sovversione. Grant Wahl, giornalista statunitense, collaboratore di Sports Illustrated, è stato fermato per 25 minuti all’ingresso dello stadio per Usa-Galles: volevano fargli cambiare la t-shirt, con un pallone contornato dall’arcobaleno. Però il mondo del calcio si muove, soprattutto i suoi cittadini, che dietro la lavagna non ci vogliono più stare. L’Inghilterra si inginocchia (come sempre). La nazionale dell’Iran non canta l’inno per protesta contro il regime, altri suoi tifosi lo fischiano, altre piangono, altre/i esibiscono il cartello “Woman Life Freedom”, sempre in ricordo di Mahsa Amini, 22enne uccisa perché non portava il velo. Alex Scott, ex calciatrice della nazionale inglese, a bordo campo per la Bbc, indossa la fascia One Love. L’Iran perde 6-2 con l’Inghilterra, ma l’attaccante Mehdi Taremi, segna due gol e non esulta. Anche lui in lutto per la repressione nel suo paese.

L’Iran del 2022 come Smith e Carlos nel 1968

I giocatori danno un segno di rottura, fanno quello che possono, e soprattutto come Smith e Carlos nel ’68 contestano il proprio governo. A cui comunque la libertà degli sportivi non piace. E come la vecchia Urss fa scomparire la dissidenza dalla foto. La squadra di basket femminile iraniana del Canco si era fatta ritrarre sorridente senza velo, sedici donne, giocatrici e staff tecnico. Con un messaggio dell’allenatrice Farzaneh Jamami che invitava all’indipendenza e a tenere alta la testa. E con il motto della rivolta: “Donna, vita, libertà”. Adesso si parla di un fraintendimento, di una foto rubata e non autorizzata, e la squadra è stata nuovamente fotografata: tutte hanno l’hijab e il sorriso stereotipato. Buona la prima o la seconda? Un po’ come l’iraniana Elnaz Rekabi, campionessa di arrampicata sportiva che nei campionati asiatici a Seul gareggiava senza velo (fotografata) e poi scompariva (come no), agli arresti domiciliari, per poi ricomparire con la giustificazione che il velo le era caduto (mamma quanto scivolano questi veli).Lo sport non ci sta più: dieci giorni fa a Dubai nella finale di un torneo di beach soccer, il giocatore iraniano Saeed Piramoon, mette la palla dentro la rete, si volta verso il pubblico, con la mano sinistra raccoglie una ciocca dei suoi capelli e con la destra mima il gesto del taglio. In onore di Mahsa. L’Iran vince la Coppa (contro il Brasile), ma perdono gli Ayatollah.

Il gesto rivoluzionario che può squarciare il velo

Diamoci un taglio al conformismo dello sport e dei suoi campioni, ma lasciamo anche la stessa libertà a chi non vuole manifestare. La Football Supporters Association inglese si sente tradita dalla Fifa: “Proviamo disprezzo per un’organizzazione che ha mostrato i suoi veri valori dando il cartellino giallo ai giocatori e il cartellino rosso alla tolleranza”. Però ragazzi se cercate un gesto che vi qualifichi, senza squalificarvi, un’idea c’è, soprattutto per i calciatori danesi, sempre molto critici e impegnati: baciatevi in due, al fischio d’inizio. E poi vediamo come si sente Infantino.

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