Calenda chiama, Meloni risponde. Segnali di fumo preventivi

Giovanna Casadio, Tommaso Ciriaco La Repubblica 24 novembre 2022
Calenda apre sulla manovra, Meloni lo chiama al tavolo e spera in una sponda anti FI
La mano tesa del Terzo Polo al governo.E la premier accetta di vedere il leader di Azione la prossima settimana. Nel centrodestra possibili sgambetti e agguati sulla legge di bilancio

 

Non può sfidare tutti. Né può respingere la mano tesa del Terzo polo, che offre al governo collaborazione per portare a casa la manovra, proponendo alcuni importanti ritocchi e una profonda revisione dei saldi. Giorgia Meloni accetta dunque di incontrare Carlo Calenda la prossima settimana a Palazzo Chigi. E lo fa anche perché le sentinelle parlamentari l’hanno avvertita di alcuni strani movimenti d’Aula sulla finanziaria. Scricchiolii che non mettono in discussione la tenuta della maggioranza – che anche a Palazzo Madama gode di numeri non risicati – ma lasciano credere che nel centrodestra siano in preparazione sgambetti e agguati proprio sulla legge di bilancio.

Non si tratta di immaginare una “stampella” del governo, nella testa del premier. O comunque: non ancora. Ma certo, il timore è che da Forza Italia e Lega non manchi il fuoco amico. Il Carroccio vive ore delicate, perché il crollo nei sondaggi mette a rischio la leadership di Matteo Salvini e avvicina un congresso che potrebbe sancire il passaggio di consegne con Luca Zaia. Ma c’è di più. Il fastidio con cui Silvio Berlusconi ha atteso invano notizie sul testo della finanziaria è soltanto la cima di un risentimento più profondo diffuso tra gli azzurri. Durante l’iter parlamentare arriveranno proposte emendative potenzialmente deflagranti.

Il partito del Cavaliere punta ad esempio a un incremento più sostanzioso delle pensioni minime. Si pensa anche di rafforzare in qualche modo il superbonus, ridimensionato nel decreto aiuti quater. E ancora, sono allo studio dei forzisti aggiustamenti sul reddito di cittadinanza, la cui abolizione richiederebbe maggiore progressività. Senza dimenticare la volontà di rimettere mano anche all’ergastolo ostativo e alla contestata norma sui rave.In questo clima si inserisce la contromanovra del partito di Calenda e Matteo Renzi. Il leader di Azione va dritto al punto: “Questa finanziaria è pericolosa, non ha una visione. Ma la premier è nuova, pensiamo vada aiutata e non solo contestata. Chiediamo un incontro a Meloni per rivedere i numeri”. Così non va, dunque, ma a saldi invariati la legge di bilancio può essere riscritta. L’obiettivo è distinguere con nettezza i destini della premier da quelli del suo vice leghista: “Dalla flat tax alle Ong, non c’è una proposta della Meloni. La trasformazione del governo in un esecutivo Salvini sarà un Armageddon per il Paese. E non è quello che vuole la presidente del Consiglio”. “Questa manovra – aggiunge Renzi – non è né carne né pesce. Proveremo a migliorarla in Parlamento”.

La prima reazione di Palazzo Chigi è gelida. “Calenda – dice Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza – è un chiacchierone. Aspettiamo le sue idee geniali”. Dopo poche ore, però, la marcia indietro. E Palazzo Chigi che lascia trapelare l’intenzione di ricevere Calenda per valutare la sua contro-manovra, a cui ha lavorato Luigi Marattin.

La priorità assoluta è la sanità, su cui dirottare i 38 miliardi attivabili grazie al Fondo Salva Stati (Mes). Sei miliardi vanno destinati al welfare. Un reddito di inclusione potenziato al posto del reddito di cittadinanza, che va abolito. E ancora, riforma del sistema pensionistico, una norma che renda permanente il taglio del cuneo fiscale e azzeri i contributi per i lavoratori under 25 (smontando però la flat tax incrementale e l’estensione a 85 mila euro di reddito appena introdotta da Meloni). Infine Family Act rivisto e salario minimo a 9 euro l’ora.

 

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