Sara Bennewitz La Repubblica 29 novembre 2022
Tim, il piano Meloni non c’è. Sindacati contro lo spezzatino. In cda la resa dei conti su Dazn
La battaglia delle tlc
L’incontro che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi con i sindacati che rappresentano i 42 mila lavoratori di Tim non spiega quali siano le strategie industriali del governo di Giorgia Meloni per l’azienda. Intanto l’ad di Tim Pietro Labriola ha fretta di trovare un piano alternativo alla vendita di tutta la rete alla Cdp, tramontata per volontà del nuovo governo, e si prepara domani a discutere in cda su un’eventuale azione di responsabilità contro la passata gestione.
«Il governo stasera non ci ha dato alcuna risposta – ha commentato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – . Noi abbiamo ribadito la nostra posizione indicando la necessità di agire in tempi rapidi ». Un pensiero, quello di Landini, che è stato condiviso da Luigi Sbarra della Cisl e Paolo Bombardieri della Uil, anche loro presenti all’incontro con il capo di gabinetto Gaetano Caputi e che già chiedono un nuovo incontro «per entrare nel merito» delle scelte di politica industriale future. «Siamo d’accordo sul lavorare per la rete unica – hanno aggiunto i sindacati – ma siamo contrari a qualsiasi idea di spezzatino» e il tempo stringe perché, in mancanza di un’offerta da parte di Cdp – che sarebbe dovuta arrivare entro domani – l’azienda deve andare avanti con il suo piano industriale, che prevede lo scorporo in tre società separate della rete (in una società detta Telecom Italia), dei servizi ai consumatori (Tim), e di quelli ai grandi clienti (Tim Enterprise).
Domani il cda di Tim, oltre a selezionare un candidato per sostituire Luca De Meo, dovrà esaminare il rapporto del collegio sindacale sulla questione Dazn, e valutare l’opportunità o meno di sottoporre all’assemblea l’ipotesi di intentare un’azione di responsabilità contro la passata gestione. Dovrà essere valutato se a carico dell’ex ad Luigi Gubitosi esistano gli estremi del dolo e della colpa grave per un contratto che ha causato all’azienda 540 milioni di accantonamenti. La discussione si presenta complessa e delicata, anche perché alcuni membri dell’attuale cda, tra cui il presidente Salvatore Rossi, Paola Bonomo, Frank Cadoret, Marella Moretti e l’ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine erano presenti ai consigli Tim in cui è stato votato il contratto con Dazn. Al cda di domani ne seguirà un altro, già convocato per il 15 dicembre, dove insieme al budget si dovrebbe discutere della sostituzione del consigliere dimissionario Cadoret, e del piano B da attuare in mancanza della vendita della retea Cdp, come previsto dalla lettera d’intenti (Mou) firmata a maggio, operazione che il nuovo governo ha bloccato settimana scorsa.
Ieri l’azione in Borsa ha limato il calo al’1,2% (a 0,22 euro) sulla speranza che venga trovata presto una soluzione dal nuovo governo. Alcuni investitori sperano infatti che veda la luce il cosìddetto “Piano Minerva”, attraverso una qualche offerta sul mercato per tutti gli azionisti, come sostenuto dal sottosegretario Alessio Butti, che venerdì scorso ha ricevuto da Meloni le deleghe, salvo quelle di competenza del ministro Adolfo Urso, per tirare le fila sulle reti, le tlc e la digitalizzazione del Paese