Dinastia Agnelli, ultimo atto.

Il Resto del Carlino 30 novembre 2022
Dinastia Agnelli, ultimo atto.
C’era una volta lo stile Juve. La nostalgia per l’Avvocato
Dalle telefonate all’alba del signor Fiat ai video di Nedved ubriaco sul web. E il rapporto tra i cugini John e Andrea, difeso dalla moglie: “Sei coraggioso”.


Chissà quante sigarette nella notte più agitata della Vecchia Signora. Quella in cui i pochi tifosi davanti alla Continassa invocano almeno la discesa di Del Piero, ultimo appiglio romantico nell’ora dei tecnici e dei revisori. Tutto fumo e stadio, come lo dipingono i biografi frettolosi, Andrea Agnelli tormenta l’accendino e lascia il posto a un commercialista. Si porta via dodici anni, nove scudetti consecutivi, l’ingaggio alieno di Ronaldo, le carambole sui bilanci. Ma soprattutto il cognome. Gianluca Ferrero fa tanto piemontese però non basta. Come non bastano la “solida esperienza” e la “genuina passione per la Juventus” dell’uomo Exor.

Questa è una storia tutta da ricostruire. E tuttavia che storia è senza il suo appeal para-regale così intrecciato con Torino, fuso per sempre al cognome scomparso dal board della Juventus: Agnelli. Si racconta di un accordo civile fra Andrea e John Elkann, i non cugini che è più comodo chiamare così anche se il primo è effettivamente cugino di Margherita, la mamma del secondo, e ci vorrebbe uno schema come per l’albero genealogico di ’Cent’anni di Solitudine’.

Il presidente ormai ex diffonde una lettera aperta in pieno ciclone. La squadra non è compatta. Il fianco scoperto. Il rischio fatale. Bisogna restare lucidi. Lasciare tutti insieme per consentire a una nuova formazione di ribaltare la partita. Le metafore ci stanno, dopo dodici anni è distorsione professionale. Intanto dietro le quinte torna a muoversi la sagoma di Alessandro Nasi, l’altro Agnelli senza cognome, anche lui cugino. Non è Shakespeare, ma è a certe atmosfere potenti che la famiglia ci ha abituati e i revisori di certo non sono all’altezza. Il nome Nasi, a sua volta cugino di Carla Bruni e compagno di Alena Seredova, ex di Buffon, era stato seccamente smentito l’anno scorso come carta jolly nella nidiata allargata degli azionisti Fca. Ma già allora la poltrona di Andrea traballava per l’affaire Superlega e gli scivoloni in Borsa. C’era la pandemia. Il presidente Uefa, Aleksander Ceferin, (padrino di sua figlia) gli dava del serpente. Il cugino John semplificando passava da telefonate tipo “cosa ti è passato per la testa?” a “puoi scordarti la Ferrari”. Nasi pareva la scelta scontata per risanare le casse e rendere la Juventus simpatica senza passare sopra i rami del cerchio magico sabaudo. E Andrea restava sospeso con l’accendino in mano.

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