Francesco Olivo La Stampa 1 dicembre 2022
Giorgio Mulè: “Calenda è un provocatore, da noi nessuna imboscata”
Il vicepresidente della Camera (FI): «Con Carlo è tutto un vorrei ma non posso. Sulla manovra ci sono margini di miglioramento, lo ha detto anche Meloni»
Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè aveva definito la manovra «una tisana» e oggi nega che in Forza Italia ci sia nervosismo per il feeling tra Giorgia Meloni e Carlo Calenda: «Siamo quelli che bevono la tisana, si figuri se dobbiamo prendere il Maalox».
Mulè ha letto? Calenda è affascinato dalla storia di Meloni.
«Essendo Carlo Calenda politicamente instabile, non mi meraviglierei se alla dichiarazione sul fascino di Meloni ne seguisse, in tempi molto stretti, un’altra in cui riconosce il fascino del male della premier».
Calenda vi fa concorrenza?
«Figuriamoci. Calenda continua a vivere in quello che avrebbe voluto essere, ma non è. Cioè una forza che incide nella maggioranza parlamentare. Con il suo quinto polo è relegato, invece, in un ruolo di opposizione peraltro non di prima fila. Con lui è tutto un vorrei ma non posso. Si candidava a guidare i presunti moderati, peraltro di risulta. Dal Terzo Polo è diventato la Terza opposizione».
Che c’è di male se un partito di opposizione viene ricevuto a Palazzo Chigi?
«Nulla. Io stesso ho preparato molti dossier che il nostro coordinatore Antonio Tajani portava sul tavolo di Giuseppe Conte. Il problema è il carico che ci mette Calenda, che trasforma un rapporto di leale collaborazione, sporcandolo politicamente, dandogli un significato diverso da quello che ha».
Solo Calenda carica il significato di questo incontro o anche Fratelli d’Italia ha voluto mandare un messaggio?
«È offensivo solo pensarlo. Giorgia Meloni non è dr Jekyill e mr Hyde, la presidente Meloni ha una sola faccia».
State sabotando Meloni, dice Calenda.
«Il suo tentativo è di provocare, gli riesce benissimo perché è un provocatore nato, ma da parte nostra incassa solo quel che merita: indifferenza».
Ma è vero che siete i sabotatori del governo?
«È falso in radice. Non è sabotaggio, né piccolo cabotaggio: si tratta di essere fedeli alla nostra storia e al nostro programma. Le nostre richieste su pensioni e occupazione giovanile, come ribadito da Silvio Berlusoconi, sono azioni alla luce del sole».
Ci spieghi la vostra strategia.
«Non vogliamo mettere bandiere, ma fare in modo che nella manovra ci siano le impronte digitali di un centrodestra liberale di cui Forza Italia è il perno».
Ci sono margini per migliorare la manovra?
«Sì, lo ha riconosciuto Meloni stessa».
Meloni ha detto: «Concordiamo tutto, non c’è tempo».
«Ed è esattamente quello che faremo con disciplina: ci atterremo al numero di emendamenti concordati per ogni gruppo. Non faremo imboscate».
Sul Superbonus ci sono margini per le modifiche?
«Il governo è disponibile a rivedere i tempi, concedendo una finestra a chi sta per avviare i lavori, e anche a intervenire sulla cessione del credito. Con quel decreto sono andati in confusione imprese, condomini, banche, ora va riportato tutto alla normalità. Le regole non si cambiano in corsa».
Ieri è intervenuto alla Camera: cosa esce dal dibattito sull’Ucraina?
«Uno schieramento trasversale che non volta le spalle all’Ucraina. Dall’altro esce fuori il camaleontismo di Giuseppe Conte, che come i ladri di Pisa di giorno fa una cosa e di notte ne fa un’altra. Nel discorso dice che siamo guerrafondai, ma nella risoluzione non dice no alle armi, ma si limita a chiedere un coinvolgimento del parlamento».
Sul nuovo decreto c’è stato un pasticcio: l’emendamento è stato ritirato in fretta e furia.
«L’emendamento era legittimo, ma sarebbe stato percepito dall’opposizione come una forzatura. Faremo il decreto ed entro la fine dell’anno ci sarà un atto parlamentare di indirizzo».