Opzione Donna, il governo diviso. Sindacati verso sullo sciopero

Valentina Conte La Repubblica 1 dicembre 2022
Opzione Donna, il governo è diviso.
Scontro tra i sindacati sullo sciopero
La ministra Calderone prova a smussare la stretta sull’anticipo pensionistico, ma Giorgetti blinda i saldi della manovra Marcia indietro solo sul bonus per chi ha figli. Cgil e Uil verso la mobilitazione a dicembre. La Cisl: “Demagoghi e populisti”

 

Cgil e Uil verso lo sciopero, non generale ma territoriale, contro la manovra del governo Meloni nella settimana tra 12 e 16 dicembre. Da soli, senza la Cisl. Come l’anno scorso, contro la riforma dell’Irpef di Draghi. Ma stavolta il sindacato di Luigi Sbarra affonda il colpo, definendo di fatto i colleghi «demagoghi e populisti, che non risolvono i problemi, ma contribuiscono a peggiorarli».
La premier Meloni – che ha convocato Cgil, Cisl, Uil e Ugl a Palazzo Chigi per il 7 dicembre – ottiene così il primo risultato: un fronte sindacale spaccato a metà, con Cisl e Ugl dialoganti e gli altri in piazza. Nel frattempo il governo prova a sminare uno dei motivi di attrito: levare il paletto dei figli a Opzione Donna. L’incontro informale di ieri tra la ministra del Lavoro Marina Calderone e il presidente della commissione Bilancio della Camera Walter Rizzetto (FdI) va in questa direzione.

La ministra vorrebbe tornare alla versione storica di Opzione Donna, consentendo alle dipendenti e autonome un’uscita a 58 o 59 anni con 35 anni di contributi e ricalcolo contributivo. Ma il ministro dell’Economia Giorgetti chiede di rispettare i saldi di bilancio. La mediazione, in vista di una riforma delle pensioni da fare a metà 2023, porterebbe a eliminare il vincolo dei figli (c’è sintonia tra Lega, FdI e Fi) – in odore di incostituzionalità – che abbassa la nuova età di uscita di 60 anni a 59 anni con un figlio o 58 con due figli. Ma lasciare gli altri paletti: solo per donnecaregiver che assistono parenti malati, invalide al 74%, licenziate o lavoratrici di aziende in crisi.

Non basterà a fermare le iniziative di mobilitazione decise ieri da Cgil e Uil (aperte anche alla Cisl). I sindacati guidati da Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri definiscono la manovra «sbagliata e da cambiare: non risponde alle reali emergenze del Paese» (Cgil). «Insufficiente» (Uil) su scuola, ricerca, L’incontro Meloni-sindacatiLa premier ha convocato i sindacati a Palazzo Chigi il 7 dicembre per un confronto sulla manovra. In foto da sinistra Giorgia Meloni, Luigi Sbarra (Cisl), Maurizio Landini (Cgil), Pierpaolo Bombardieri (Uil) sanità, Sud. Per entrambe le sigle è un errore abolire il Reddito di cittadinanza, ripristinare i voucher, alzare il tetto al contante, esentare il Pos fino a 60 euro, fare i condoni, penalizzare le donne, tornare di fatto alla legge Fornero.

Sulle pensioni il giudizio dellaCgil è durissimo. Uno studio diffuso ieri boccia il pacchetto previdenziale della manovra. Accusa il governo di averlo chiuso senza confronto, facendo cassa per trovare coperture, negando nei fatti la “regola Giorgetti”: i tagli restano nello stesso comparto. Dice invece la Cgil che a fronte di 3,7 miliardi di tagli nel 2023, alle pensioni arrivano 726,4 milioni tra Quota 103, Opzione Donna, Ape Sociale, pensioni minime. Risorse che nella realtà, per il sindacato, si ridurranno a 274 milioni perché la platea di questi scivoli è sovrastimata: 25.615 uscite anziché le 64 mila previste dal governo.

«Nessun superamento della legge Fornero, Quota 41 non c’è, non si migliorano né si allargano le tutele previdenziali», dice Christian Ferrari, segretario confederale Cgil. «Opzione Donna è di fatto abrogata, la useranno in 870 secondo i nostri calcoli. Nessuna risposta ai giovani che avranno pensioni povere. Si reintroducono i voucher che hanno versamenti contributivi irrisori. Si tagliano 17 miliardi in tre anni dalla minore rivalutazione delle pensioni all’inflazione. Il nostro giudizio non può che essere nettamente negativo: una manovra regressiva».
Neanche alla Cisl va tutto bene: il taglio alla rivalutazione delle «pensioni medie, da 1.600 euro netti», i vincoli su Opzione Donna e il ritorno dei voucher definiti «iniqui e penalizzanti», come pure la flat tax su cui si ribadisce «radicale contrarietà». Eppure, per il sindacato di Sbarra, è «sbagliato ricorrere allo sciopero, forma ultima di conflitto». Meglio «sanare criticità e debolezze» durante l’iter parlamentare. Con «responsabilità e concordia».

 

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