Andrea Greco Giovanni Pons La Repubblica 1 dicembre 2022
Lo spoils system del governo
Pressioni su Cdp Meloni vuole cambiare vertice e strategia
La complessa vicenda che ruota intorno al riassetto di Telecom con la sua rete telefonica al centro degli interessi del nuovo governo Meloni ha sortito come primo effetto quello di mettere sotto pressione il vertice della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Ad alimentare le tensioni c’è una diversa idea di fondo sul ruolo dell’istituzione oggi presieduta da Giovanni Gorno Tempini e gestita da Dario Scannapieco. Fratelli d’Italia ha impostato una parte della sua campagna elettorale sullo slogan della salvaguardia dell’italianità delle imprese strategiche nazionali, facendo ricorso, se necessario, a uno scudo pubblico che in passato non si è mai aperto. Ma per mettere in pratica questa nuova visione di politica economica il governo Meloni ha bisogno di poter disporre di un suo braccio armato, nel qual caso la Cassa, che è pubblica, essendo controllata all’87% dal Mef, e che può far leva sulle risorse del risparmio postale.
Questa strategia, però, si scontra in maniera palese con il nuovo corso impresso da Scannapieco fin dal suo arrivo, nel giugno 2021, teso a smontare almeno una parte delle operazioni finalizzate dai suoi predecessori e che hanno portato la Cassa ad avere poco “capitale libero” per nuove acquisizioni.
Il caso Tim sta facendo deflagrare questa diversità di vedute e nonsi può escludere che tutto ciò porti anche a una sostituzione in corsa di Scannapieco prima del termine naturale del suo mandato nel giugno 2024. Oggi per esempio scadeva il termine entro il quale Cdp e il fondo Macquarie avrebbero dovuto presentare un’offerta non vincolante per l’acquisto della rete Tim, secondo un accordo preliminare firmato lo scorso maggio. Ma ciò non è avvenuto perché nelle riunioni tra i ministri competenti di settimana scorsa è stato deciso dinon proseguire su questa strada ma di prendere tempo e di esplorare strade alternative. A sostenere con forza questo orientamento c’è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti al quale la premier Meloni venerdì scorso ha anche assegnato le deleghe per seguire il dossier Tim. E fonti bene informate riferiscono che a valle di quelle riunioni Meloni avrebbe chiesto al ministro Giancarlo Giorgetti, azionista di Cdp, di procedere con la sostituzione di Scannapieco.
Fatto, questo, che fonti vicine alla Cassa smentiscono categoricamente. Giorgetti, grande moderato della casa leghista, sarebbe inoltre riuscito a non far precipitare la situazione rimandando la resa dei conti. Mentre gli uomini più vicini a Scannapieco attribuiscono le tensioni all’attivismo scomposto di Butti che non a caso ieri ha parlato a Borsa aperta di Tim facendo crollare del titolo del 5,2%. «Sull’ipotesi di un’Opa parziale su Tim gli strumenti evidentemente sarannoindividuati, ma quando leggo di Opa totalitaria, dico nessuno ne ha mai parlato, questo mi sembra abbastanza evidente».
Che la situazione sia delicata lo dimostra il fatto che negli uffici Cdp, nel corso di una bonifca chiesta dai vertici dell’azienda, sarebbero stati trovati nei giorni scorsi — come riportato dal quotidiano Domani — dei trojan potenzialmente in grado di spiare quello che avveniva negli uffici. Difficile individuare la matrice ma la materia è seguita con grande attenzione perché Cdp è considerata una delle infrastrutture strategiche per la sicurezza nazionale.
D’altronde un piano alternativo per Tim ancora non esiste, in compenso c’è una grande corsa di banchieri e manager ad accreditarsi presso i nuovi potentati per aggiudicarsi le poltrone più pesanti. Nel caso della Cdp, per esempio, negli ambienti finanziari si fa il nome del banchiere della Rothschild Alessandro Daffina, attuale advisor dei francesi di Vivendi (azionisti di riferimento di Tim), e quello di Roberto Sambuco, da circa un anno senior managing director di Macquarie Capital, fondo australiano socio di Open Fiber a fianco della Cdp. Una lista corta, per una posizione di rilievo istituzionale come quello della guida operativa della Cassa, che evidenzia la difficoltà del governo Meloni nel trovare manager fidati e dal curriculum solido per affrontare uno spoils system senza polemiche.