Anais Ginori, Paolo Mastrolilli La Repubblica 2 dicembre 2022
Usa e Francia, la tela della pace. Biden: pronto a incontrare Putin
L’incontro tra Macron e il presidente degli Stati Uniti apre uno spiraglio. L’Eliseo: “Il 13 dicembre conferenza a Parigi”. Il capo della Casa Bianca: “Disposto a vedere il presidente russo, ma solo se mostra segnali di voler cessare la guerra”
Biden è disposto ad incontrare Putin, se «mostra segnali di volere cessare la guerra», e Macron organizza una conferenza per l’assistenza dell’Ucraina a Parigi il 13 dicembre, che potrebbe anche diventare il luogo dove aprire il dialogo, se le parti si convincessero a farlo. È la significativa mano tesa al capo del Cremlino che viene dal vertice di ieri alla Casa Bianca tra i presidenti americano e francese, a cui si aggiunge anche la disponibilità di Washington a trovare soluzioni per le accuse di protezionismo lanciate dagli europei, proprio allo scopo di preservare la compattezza dell’alleanza occidentale, indispensabile per fronteggiare insieme la sfida lanciata contro le democrazie dalle autocrazie russa e cinese.
La cena dei leader
Macron ieri sera si è seduto a tavola con Biden per la prima cena di stato dell’amministrazione, a base di aragosta e del miglior formaggio al mondo, che secondo gli americani è il Rogue River Blue prodotto in Oregon. Il capo dell’Eliseo voleva cogliere l’occasione per accreditarsi come vero leader dell’Europa, e infatti alla vigilia aveva alzato la voce a nome dell’intero Vecchio continente, rimproverando al collega che l’Inflation Reduction Act appena approvato dal Congresso ha un’anima protezionista e rischia di incrinare le relazioni transatlantiche.
Biden: “Pronto a parlare con Putin”
Dopo un’intensa mattinata di conversazione, i due leader hanno pubblicato un comunicato e tenuto una conferenza stampa che hanno fatto più passi avanti di quanto ci si aspettasse. Alla domanda se sia disposto ad incontrare il rivale del Cremlino, Biden ha risposto così: «Sono pronto a parlare con Putin, se mostra segnali di volere cessare la guerra. Ma finora non lo ha fatto». Non è una posizione molto diversa da quella che Washington ha tenuto fin dal principio, perché gli americani hanno cercato il negoziato anche prima dell’invasione, ma Mosca lo ha rifiutato perché pensava di travolgere facilmente Zelensky. Ora però i soldati russi sono in ritirata, e per evitare la disfatta si sono ridotti a bombardare le case dei civili e le infrastrutture vitali come la rete elettrica.
Nuove armi Usa a Kiev
Il Pentagono prepara nuove forniture militari a Kiev, inclusi probabilmente missili con una gittata di 150 chilometri, e forse tutto questo potrebbe convincere Putin che è venuto il momento di cercare “l’off ramp”, cioè la via d’uscita a cui Biden aveva già accennato una settimana fa parlando con i finanziatori del Partito democratico.
Macron ha confermato la determinazione a continuare il sostegno per Zelensky, ribadendo che la pace si potrà fare solo se e quando l’Ucraina vorrà, alle sue condizioni, perché è il paese aggredito. Nello stesso tempo però ospiterà una conferenza a Parigi il 13 dicembre, che è stata pensata per favorire la resilienza ucraina, ossia gli aiuti materiali necessari a sopravvivere all’inverno, a partire dall’elettricità.
Non è escluso però che possa cambiare formato, diventando lo strumento per avviare il dialogo, se Putin si convincesse a perseguirlo. Non a caso la vice segretaria di Stato Sherman sarà proprio in Europa dal 5 all’11 dicembre, dove oltre a Parigi visiterà Londra, Berlino, Praga e Roma, dove vedrà il consigliere diplomatico della premier Meloni, Talò, il segretario generale della Farnesina Sequi, e il segretario di Stato vaticano Parolin, da tempo impegnato a cercare spiragli di pace. Proprio per preservare la compattezza occidentale, Biden ha fatto questa concessione sulla legge anti inflazione, che per certi acquisti impone agli americani di comprare solo prodotti Made in Usa: «Possiamo fare aggiustamenti per coinvolgere di più i Paesi europei. Non era mia intenzione danneggiare l’Europa, o rimettere in pista gli Stati Uniti a spese dell’Europa»