Annunci spot, gaffe, selfie: Salvini iper-attivo ma declinante

Emanuele Lauria La Repubblica 3 dicembre 2022
Annunci spot, gaffe, selfie: Salvini non buca più e il web gli volta le spalle
Il leader della Lega, orfano della “Bestia”, scavalcato da Meloni nell’engagement sul web. E nei sondaggi non c’è “l’effetto governo”

 

Ci sta provando in ogni modo: tagli di nastro, annunci di grandi opere e piccole bretelle, una comunicazione omnibus che va ben oltre la materia di competenza, ovvero le Infrastrutture. Per dire: ieri, in un solo giorno, Matteo Salvini ha dato del “rompipalle” a chi vuole pagare il caffè con la carta di credito, ha sentenziato che difficilmente si chiuderanno in tempo tutti i cantieri del Pnrr, ha fatto sapere che sul piano diplomatico con la Francia “non c’è più problema”, ha promesso “un’Italia federale e presidenziale” entro la fine della legislatura e naturalmente si è soffermato sulla sua antica lotta all’immigrazione clandestina: secondo il leader della Lega “due mesi fa eravamo soli, abbandonati, dimenticati. L’Ue ha capito che l’aria è cambiata”. Vero, non vero, verosimile: poco conta. L’importante è dichiarare: un’ossessione figlia dell’esigenza di riconquistare consenso che Salvini manifesta quotidianamente già dalla vigilia del debutto in aula del governo. Quel giorno, era il 24 ottobre, il ministro lanciò il piano economico della Lega, parlò di Ponte sullo Stretto e scatenò la caccia alle Ong: uno sgarbo istituzionale che ha prodotto l’effetto di “oscurare” la premier. Ma a questo rinnovato attivismo, anche dai banchi del governo, non corrisponde una crescita di consenso del segretario leghista: Salvini non buca più.

I sondaggi son ballerini: gli ultimi parlano di una lieve risalita dal baratro dell’8,8 per cento in cui era scivolato alle Politiche. Ma finora il beneficio dell’effetto-governo non si vede, per un leader in affanno. Di certo, sul web Salvini ha smesso di spadroneggiare. Lo dice una ricerca dell’osservatorio nazionale della Fondazione Italia digitale sul rapporto fra l’esecutivo e i social nel primo mese di governo: se, nelle tre principali piattaforme (Facebook, Instagram, Twitter) il Capitano è ancora tale per numero di fan, viene invece scavalcato proprio da Giorgia Meloni per l’engagement medio per post. L’engagement è, in sostanza, l’indice delle interazioni “reali”, attraverso like, commenti, clic su link che riportano ad altre pagine. Spiega Sandro Giorgetti, il responsabile dell’osservatorio: “Salvini ha accumulato un alto numero di follower negli anni passati, ai tempi della “bestia”. Ma quest’indice è scarsamente indicativo, perché è raro che i follower restano lì nel tempo, è raro che annullino la propria adesione. L’engagement – dice Giorgetti – è uno specchio più fedele del consenso. Indubbiamente Meloni gode della curiosità e dell’attenzione per il suo nuovo ruolo mentre sui social Salvini è in fortissima discesa”.

Un dato che certifica il momento non felice del segretario della Lega. E la scarsa risposta alle sue sortite spesso sopra le righe: dagli “uccelli che non sono scemi, voleranno evitandolo” con riferimento all’allarme ambientale legato al Ponte sullo Stretto alle “trote che sono più intelligenti dell’uomo” e dunque si allontaneranno e non saranno travolte dalla demolizione di un ponte in Sardegna. I suoi lo guardano con la benevolenza di chi ha avuto un posto in lista, ma con la consapevolezza che alcune battaglie elettorali dovranno attendere: su pensioni, flat tax, pace fiscale c’è in manovra molto meno di quanto promesso. E alcune convinzioni ferree espresse da Salvini fino a settembre, come quella di un necessario scostamento di bilancio, sono state confutate pubblicamente persino dal collega di governo e di partito Giancarlo Giorgetti: “In tanti invocavano sforamenti di qua, sfondamenti di là, si aspettavano che facessimo un po’ di follie, mi dispiace non aver assecondato questo tipo di aspettative”, ha detto il ministro dell’Economia in conferenza stampa il 22 novembre.

Ma il numero uno di via Bellerio va avanti, con la consueta determinazione, nutrendosi di selfie e di abbracci con la piazza, come ieri al villaggio Coldiretti di Palermo. E di annunci, appunti, sparsi a ogni latitudine: la diga Pietrarossa in Sicilia? Ci sono 82 milioni. La Statale Fano-Grosseto? Il dossier è sul tavolo. Ed è sott’occhio anche la situazione della statale Maglie-Santa Maria di Leuca, come della Garganica.
E pazienza se nel frattempo le valli padane sono in fermento in attesa dell’Autonomia, e Umberto Bossi oggi ritorna a farsi vedere per la prima iniziativa del comitato del Nord alla quale parteciperanno “altri esponenti di primo piano della Lega”, fanno sapere gli organizzatori. E pazienza se nello stesso momento gli eletti al Sud vedono quella stessa Autonomia come uno spauracchio, chiedendo a Roberto Calderoli un incontro per sapere come difendersi dagli stacchi ad alzo zero degli avversari dem e grillini. Primus comunicare, deinde philosophari, è il riadattato motto di Salvini. Che però ha perso lo smalto della Bestia.

 

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