La rete dei procuratori pagati per intermediazioni fasulle

Domenico Marchese La Repubblica 3 dicembre 2022
Inchiesta Juve, la rete dei procuratori pagati per intermediazioni fasulle. I soldi chiesti da Davide Lippi
Il figlio dell’ex ct rivendicava un credito fuori bilancio di 450 mila euro sull’acquisto di Spinazzola

 

“Tu lo sai che cosa c’ho pendente ancora in ballo? C’ho ancora 450 mila euro per aria di due anni fa! Devo sistemare quelli e Giorgio lo sa!”. Si sfogava così Davide Lippi con l’ex direttore sportivo Fabio Paratici. Ribadiva, il 27 luglio, di vantare un credito con la Juve per la cessione nel 2019 di Leonardo Spinazzola e l’acquisto contestuale di Luca Pellegrini. Un’operazione per gli investigatori “foriera di plusvalenza” che apre un nuovo filone d’indagine: le false fatturazioni che coinvolgono gli agenti dei calciatori. Paratici non aveva potuto inserire Lippi per la presenza di un altro intermediario. E Agnelli era stato chiaro: “Che ha fatto? Niente, una telefonata a Spinazzola”. Poi Cherubini spiegava all’agente la posizione del club: “Lo mettono sul giornale e lo sputtanano, noi siamo tutto quotato, trasparenti su tutto. Fammi ragiona’, trovo una soluzione”. Non solo Davide Lippi, comunque: nelle carte compaionoi a vario titolo altri procuratori, una dozzina in tutto, tra cui anche il defunto Mino Raiola.

Emerge dalle telefonate l’assedio ai dirigenti juventini per debiti vecchi di anni. Che ci fossero triangolazioni strane e “contabilità in nero”, per i pm, è provato anche in una mail inviata da Claudio Chiellini il 10 luglio 2020 sui debiti residui, dal titolo “30 m (milioni, ndr) + agenti”. Ma i pm contesteranno alla fine due milioni e 238 mila euro di fatture inesistenti, trovando conferme anche da dirigenti convocati come testi. A loro era stato chiesto se fossero a conoscenza di “mandati artificiali, fatti ad hoc per sanare esposizioni precedenti con gli agenti”. “So di questa pratica” aveva ammesso Federico Cherubini. “Capita in tutte le società di calcio: agenti non registrati si appoggiano ad altri” aveva detto Giovanni Manna. “L’unico su cui non ho capito se vi fosse un mandato è il rinnovo di Giorgio Chiellini, mi sembra che il procuratore fosse Davide Lippi” aveva spiegato il manager, Paolo Morganti.

In pratica, i crediti che non si potevano “caricare” agli agenti (per i giocatori minorenni, ad esempio, non è prevista commissione) venivano inseriti in altre operazioni di rinnovo, trasferimento o acquisto. Fondamentale il ritrovamento del “prospetto situazione agenti”: la colonna “sistemato su”, con la cifra, era l’indicazione che alla pendenza era stata attribuita una copertura ufficiale senza un reale operato dell’agente. Con ciò evidenziando la natura fuori bilancio del debito: in pratica, per i pm, la contabilità in nero. Il rilevante debito (8 milioni al 25 gennaio 2020) derivava da accordi privati non tracciati nella contabilità e nelle relazioni finanziarie.

Non si tratta di reati fiscali, sottolinenano gli inquirenti, ma esprimono il “modus operandi di caricare o sistemare l’agente su operazioni scariche nonché di ulteriori profili di opacità”. E qui si arriva al rinnovo di Chiellini in cui Paratici non aveva potuto far figurare Davide Lippi su indicazione di Agnelli (“di Giorgio non ha mai fatto un ca**o Davide, le ultime due volte Giorgio l’ho fatto io”): l’agente venne poi inserito fittiziamente nella trattativa relativa a Hamza Rafia, centrocampista tunisino di nazionalità francese classe 1999 passato in poco più di un anno dai bianconeri allo Standard Liegi e quindi alla Cremonese per rientrare poi alla Juventus Next Gen.

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