Ilaria Proietti il Fatto Quotidiano 4 dicembre2022
ItalExit in frantumi: Paragone assediato caccia i “dissidenti”
C’ è chi lo ha segnalato ai probiviri. E chi già pensa che si finirà in tribunale: in casa Italexit tira un’arietta pesante contro il fondatore Gianluigi Paragone, accusato da un bel pezzo dei suoi compagni di strada di aver perso la trebisonda.
O meglio di voler snaturare il partito nato per accompagnare l’Italia fuori dall’euro, battaglia che ora non tira più e quindi basta. Lui non arretra di un millimetro: “La gente identifica Italexit con la mia persona. Dunque chi decide la linea sono io, non chi ha puntato unafi che su di me nella speranza di guadagnare un posto in Parlamento senza mai aver fatto un giorno manco il consigliere comunale: sono brave persone, ma in politica non basta e non devono rammaricarsi se ora che ci riorganizziamo c’è bisogno di gente più preparata”. Insomma così è se vi pare. Sennò – la sintesi è di chi scrive -fora di ball, come direbbe l’inossidabile Umberto Bossi.
Ma qui non si tratta di liberarsi dei clandestini in odio alla Padania dei bei tempi andati. Ma di tesserati e militanti che son pronti a dargli battaglia anche sullo statuto e sulle regole della democrazia interna che hanno consentito a Italexit di essere iscritto nel registro dei partiti e dunque di beneficiare del 2 per mille. Per volontà di Paragone – si lamenta chi protesta – è stato commissariato mezzo partito attraverso unvero eproprio repulisti: Liguria, Abruzzo Toscana, Sardegna. Ma anche altre realtàcome il Lazio dove il fondatore si è autoproclamato conducatòr: “Con la presente comunico il commissariamento di Roma città metropolitana di cui sarò Commissario e La informo, altresì, che l’incarico fiduciario a Lei conferito al Coordinamento di Roma città metropolitana del partito politico Italexit per l’Italia deve intendersi revocato con effetto immediato”, ha scritto al povero Giampaolo Bocci in sella fino al minuto prima e diffidato, dal minuto seguente a una missiva del 28 settembre, dall’utilizzo di qualunque dato sensibile afferente al database degli iscritti e pure del simbolo. Con tanti cordiali saluti. “Non mi è stata mossa alcuna contestazione per giustificare il commissariamento”, si lamenta Bocci che ha scritto ai probiviri per richiamare Paragone all’osservanza delle regole statutarie.
PEGGIO ANCORA è andata a Silvia Martini della sezione di Torino. “Con la presente, su mandato del Segretario e sentito il suo parere oltre che il suo intervento in videoconferenza, valutato il lavoro svolto e la condotta prima, durante e dopo la campagna elettorale, sono a comunicarLe la decisione di commissariare…” eccetera eccetera. Due giorni prima la mannaia si era abbattuta sul partito Veneto dove alle urne la matricola Italexit peraltro era andata benino: anche qui il nuovo commissario regionale. Ma soprattutto azzeramento di quasi tutte le cariche precedenti con provvedimenti con effetto immediato. Ergo, ciaone. Per tutta risposta l’altro giorno quasi la metà dei delegati della direzione di Italexit convocata su Zoom ha abbandonato la riunione giacché avevano preteso che preliminarmente fossero dati chiarimenti sulle scelte fatte e sulla direzione futura. Ma nisba. E allora non resta che dare battaglia se necessario scomodando la magistratura.