Marco Accetti e le sue vittime, da Emanuela Orlandi a Katy Skerl

Fabrizio Peronaci Corriere della Sera 31 LUGLIO 2022
Marco Accetti e le sue vittime (reali e presunte), da Emanuela Orlandi a Katy Skerl
Il fotografo romano (classe 1955) appare in sei casi di scomparsa o omicidi degli anni ‘80-’90.

A bordo di un furgone travolse e uccise il piccolo Josè Garramon nel 1983. Sosteneva che la tomba della Skerl fosse vuota: il controllo al Verano, nel luglio 2022, lo ha confermato

Emanuela Orlandi. «Io fui il telefonista, il flauto era il suo»
Marco Accetti, oggi 66enne, sul quale il pm della Procura di Roma Erminio Amelio indaga per la vicenda Skerl (vedi punto 4), nel 2013 si era autodenunciato presentandosi alla Procura di Roma, sostenendo di aver partecipato ai sequestri di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (avvenuti rispettivamente il 22 giugno e il 7 maggio 1983). L’uomo aveva consegnato un flauto che la famiglia aveva riconosciuto come quello di Emanuela (riscontrando anche la presenza di un angolo lesionato nella custodia), ma nelle successive analisi sullo strumento non erano state trovate tracce sufficienti di saliva ai fini dell’estrazione del Dna. La voce del supertestimone (non creduto dalla Procura e prosciolto nel 2015, con la richiesta di archiviazione fortemente voluta dall’allora procuratore Giuseppe Pignatone) presenta forti somiglianze, se non piena identità, con quella di uno dei telefonisti che nel 1983 contattarono la famiglia e lasciarono messaggi in audiocassette. Accetti (qui un articolo sull’auto di colore verde che avrebbe usato per il sequestro) ha raccontato di essere stato ingaggiato nell’azione Orlandi-Gregori da un gruppo di tonache al fine di tenere le ragazze fuori casa alcuni giorni, in modo da favorire un ricatto contro Wojtyla. L’obiettivo sarebbe stato quello di contrastare la politica fortemente anticomunista del papa polacco, ma poi per una serie di complicazioni (non ultima l’enorme clamore mediatico) le ragazze non tornarono a casa.

Mirella Gregori. «Fu fatta uscire di casa con un tranello»
Mirella Gregori, figlia del barista di via Montebello (zona Termini) e di una sarta, uscì dalla sua casa di via Nomentana il 7 maggio 1983, dicendo a sua madre che doveva incontrare un amico, Alessandro. In realtà si trattò di una bugia. Il ragazzino, contattato già in serata, non l’aveva sentita. Marco Accetti ha messo a verbale a partire dal 2013 di essere stato lui a far cadere in trappola Mirella, con un gruppo di non meglio precisati «sodali», e che la quindicenne andò a vivere poco distante, con un giovane svizzero di cui si era innamorata e poi, 11 anni dopo, avrebbe incontrato sua madre in un camper in zona Villa Borghese. Uno dei collegamenti con il caso Orlandi è rappresentato dalla presenza di due giovani sospetti, davanti al bar dei Gregori, poco prima che la ragazza sparisse, il cui identikit si rivelò somigliante a quello dei due loschi personaggi che seguirono Emanuela Orlandi sotto casa, in via dei Corridori (età 23-27 anni, uno alto circa 1 metro e 75, l’altro un metro e 80), al rientro dal mare la settimana prima della scomparsa. Da sempre è la sorella Maria Antonietta, essendo venuti a mancare i genitori, a battersi per la verità, anche attraverso richieste di nuovi accertamenti e riapertura delle indagini.

Josè Garramon. «Fu un incidente, non so perché era lì»
L’investimento di Josè Garramon, 12 anni, figlio di Carlos, funzionario uruguayano di un’agenzia delle Nazioni Unite (l’Ifad), e Maria Laura Bulanti, avvenne nella pineta di Castel Fusano alle 19.30 del 20 dicembre 1983. Un mistero mai chiarito, anche a causa della sparizione di alcuni atti, circostanza che ha spinto la mamma a rivolgersi alla Corte di giustizia europea. Al volante del furgone Transit targato Roma R01011 che scaraventò in aria il piccolo, uccidendolo sul colpo, c’era Marco Accetti, all’epoca 28enne. Secondo le successive perizie, il veicolo procedeva a 70 chilometri orari. Arrestato, fu processato per omicidio volontario, ma alla fine i giudici optarono per l’omicidio preterintenzionale: Marco Accetti fu condannato a 2 anni e 2 mesi di carcere. Non si è mai capito come Josè, uscito dal barbiere in zona Eur un’ora prima, potesse essere arrivato nella pineta, distante circa 20 chilometri. L’investitore ha sempre affermato: «Fu un incidente, me lo trovai davanti all’improvviso al buio». Il sospetto, tuttavia mai provato dalla magistratura, è che il bambino fosse stato caricato nel furgone dallo stesso Accetti e poi avesse tentato di fuggire

Katy Skerl. «Bara rubata per eliminare una prova»
Katy Skerl, 17 anni, abitante con la madre (separata) e il fratello a Montesacro, figlia di un regista svedese famoso per alcuni film erotici («Bestialità», «Ragazza tutta nuda assassinata nel parco»), fu trovata morta ai margini di una vigna, a Grottaferrata, la mattina del 22 gennaio 1984. La sera prima, attorno alle 19, aveva appuntamento sulla via Tuscolana con l’amica Angela, con la quale sarebbe dovuta andare a sciare il giorno dopo. Ma non arrivò. L’assassino evidentemente la braccò durante il tragitto. Oltre alle dichiarazioni di Marco Accetti, secondo le quali Katy fu uccisa per ritorsione dalla fazione opposta a quella che aveva promosso il sequestro Orlandi, un altro elemento stabilisce connessioni con i fatti di quegli anni: Katy frequentava il liceo artistico ed era compagna di classe di Snejna Vassileva, figlia di uno dei tre funzionari bulgari accusati di essere stati i mandanti dell’attentato a Papa, nel processo istruito dal giudice Ilario Martella.
Nel luglio 2022 si è avuta conferma di quanto dichiarato fin dal 2015 da Accetti (e anticipato dal Corriere, qui un video): la tomba della Skerl è stata trovata vuota, in quanto la bara è stata portata via, forse per far sparire una prova del nesso con il caso Orlandi (l’etichetta «Frattina» attaccata alla camicetta bianca della defunta). Il testimone Accetti aveva già dettagliatamente spiegato come la cassa da morte fosse stata trafugata, beffando la vigilanza del cimitero.

Paola Diener. «Morta in casa, la citammo in un comunicato»
Paola Diener, 33 anni, fu folgorata sotto la doccia nell’appartamento al pian terreno di via Gregorio VII 221 (nella foto) nel quale viveva con i genitori. Una tragedia avvenuta il 5 ottobre 1983, archiviata come incidente domestico, che poi ha assunto i contorni di un giallo inquietante. Qualche settimana dopo, infatti, una delle lettere di rivendicazione del sequestro Orlandi partite da Boston (e considerate autentiche dagli investigatori) conteneva il seguente messaggio: «Comunicheremo esclusivamente alla persona del Segretario di Stato Vaticano il cardinale Agostino Casaroli il nominativo della cittadina soppressa il 5-10-1983 a causa della reprensibile condotta della segreteria vaticana» (sotto, il messaggio originale). Nessuno ne aveva capito il senso, fino al 2013, quando Marco Accetti, evidentemente a conoscenza di fatti rimasti sottotraccia, al momento di autodenunciarsi spiegò: «Usammo la morte di Paola Diener, inserendola nel comunicato, come forma di pressione verso la fazione opposta alla nostra. Volevamo far credere che eravamo in qualche modo partecipi della morte della ragazza, ma un realtà fu un incidente. Vero è che, comunque, la ragazza per qualche tempo era stata nell’orbita dei nostri interessi, tanto che la pedinammo e in casa sua installammo delle microspie». Non si sapeva neppure, tra l’altro, che Paola fosse figlia del capo dell’Archivio segreto della Santa Sede, Joseph Diener, svizzero con cittadinanza vaticana, collaboratore di papa Karol Wojtyla nella stesura di alcune encicliche.

Alessia Rosati. «La incontrai e dormì anche da me. Poi sparì»
Alessia Rosati, 21 anni, studentessa universitaria di Lettere e Filosofia, sparì il 23 luglio del 1994 dalla sua abitazione di via Val di Non, a Montesacro, dove viveva con i genitori e il fratello, dopo aver detto ai familiari che andava ad assistere all’esame di una sua amica. Pochi giorni dopo a casa arrivò una lettera scritta di suo pugno in cui diceva che voleva girare un po’ per l’Europa. Il testo conteneva alcuni errori volontari e probabilmente delle parole in codice. All’esame anche un messaggio-choc lasciato sulla segreteria telefonica nel 1995, di forte allarme sulle sue condizioni di salute. Fu Marco Accetti, dopo essersi presentato in Procura nel 2013, a riportare d’attualità anche questo caso di scomparsa dimenticata. Dichiarò di aver avuto contatti personali con Alessia, che abitava a poche centinaia di metri da casa sua, dove aveva anche dormito, e di sapere che la ragazza era stata sequestrata (forse con un’auto bianca) per farne uno strumento di ricatto nell’ambito dello scontro in corso nel Sisde (servizio segreto civile), legato allo scandalo dei fondi neri. Antonio e Anna, i genitori, hanno continuato a lanciare appelli, convinti che la loro figlia non sia mai stata cercata seriamente

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