La svolta ambientalista: “Sì a eolico e fotovoltaico, ecco le nostre condizioni”

Luca Fraioli La Repubblica 9 dicembre 2022
La svolta ambientalista: “Sì a eolico e fotovoltaico, ecco le nostre condizioni”
Fai, Legambiente e Wwf rompono con Italia Nostra e firmano un accordo sulle rinnovabili. “La transizione energetica non si può fermare: governiamo i cambiamenti invece di contrastarli”
Pannelli fotovoltaici e pale eoliche possono, anzi devono, convivere con il paesaggio italiano.

Lo sostengono tre delle principali associazioni nazionali che si dedicano alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, proprio mentre, al contrario, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi paragona l’installazione di impianti eolici allo “stupro di bambini”. Fai, Legambiente e Wwf hanno infatti siglato un accordo per ribadire che la crescita delle fonti rinnovabili di energia è necessaria al Paese e che la si può perseguire nel pieno rispetto della bellezza. Accordo storico, che spacca il fronte di chi, a cominciare da Italia Nostra, si oppone, senza se e senza ma, allo sfruttamento del Sole e del vento in nome del paesaggio italiano.

Nei mesi del governo Draghi, gli iter autorizzativi di nuovi impianti di rinnovabili si erano impantanati di fronte ai frequentissimo “no” delle Sovrintendenze. Un continuo braccio di ferro tra il ministero della Cultura e l’allora ministero della Transizione ecologica, che Palazzo Chigi aveva pensato di risolvere prima avocando a sé la decisione su ogni singola infrastruttura contestata, poi istituendo una “supersovrintendenza” ad hoc per i progetti legati al Pnrr.

Tuttavia l’accelerazione sperata non c’è stata. E ora, a dispetto delle promesse della premier Meloni e del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, si rischia una ulteriore frenata. Ecco perché Fai, Legambiente e Wwf hanno prodotto un documento congiunto dal titolo “Paesaggi rinnovabili”. “L’ambientalismo italiano ha maturato una nuova consapevolezza: il nostro paesaggio è sempre cambiato”, spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Ci si può opporre ai cambiamenti, oppure cercare di governarli, perché avvengano nel migliore dei modi. Insieme a Fai e Wwf abbiamo scelto questa seconda strada”.

Le tre associazioni indicano l’obiettivo: “Coniugare gli obiettivi della transizione energetica con la lungimiranza nella pianificazione paesaggistica e la qualità della progettazione”. E individuano le dodici tappe necessarie a raggiungerlo. Tra queste, la nascita e la diffusione delle comunità energetiche, lo sviluppo dell’agrivoltaico (pannelli solari compatibili con la coltivazione dei terreni su cui sono impiantati) nelle aree rurali, piani speciali per il fotovoltaico “nelle aree industriali e commerciali, nelle aree dismesse e/o contaminate e – a certe condizioni – nei centri storici”, l’efficientamento degli impianti eolici esistenti (repowering).

Un’apertura per molti versi sorprendente. “Prendiamo atto della realtà”, ammette il presidente del Wwf Italia Luciano Di Tizio. “Per contrastare l’emergenza climatica dobbiamo abbandonare i combustibili fossili. Ma non possiamo rinunciare all’energia e le uniche fonti possibili sono quelle rinnovabili, che però hanno un impatto sul paesaggio. Il nostro obiettivo è che si punti sulle rinnovabili, arrecando il minor danno possibile al paesaggio e alla biodiversità italiani. E ci si riesce solo pianificando a livello nazionale una strategia che indichi dove fare gli impianti”.

La strada sembra però in salita, a giudicare dalle dichiarazioni di Sgarbi. “La presidente del Consiglio Meloni ha detto durante il voto di fiducia in Parlamento che il Sud sarà l’hub delle rinnovabili. E il ministro dell’ambiente Pichetto Fratin ha annunciato 70 gigawatt di nuovi impianti a fonti pulite entro 6 anni in tutto il Paese”, fa notare Ciafani. “Sarebbe un suicidio politico per il governo dare la delega sul paesaggio al sottosegretario alla Cultura Sgarbi”.

“La pura conservazione dell’esistente”, conclude Di Tizio, “non risolve i problemi. Noi, come associazioni, con piccole rinunce ideologiche abbiamo trovato un sentire comune che può essere di grande utilità per il Paese”.

 

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