Lite sulle intercettazioni, le opposizioni si dividono

Francesco Grignetti La Stampa 9 dicembre 2022
Lite sulle intercettazioni, il governo tira dritto le opposizioni si dividono
I renziani sostengono la riforma Nordio, il Pd si spacca e il Csm chiede un incontro con il ministro. L’associazione antimafia Libera insorge: non va mortificato uno strumento d’indagine importante

 

La dottrina Nordio sulla Giustizia del futuro ha lasciato il segno. Si spacca l’opposizione. Si innervosiscono i magistrati. Il governo è invece convintissimo si essere sulla strada giusta. E il Guardasigilli sente di avere anche le spalle coperte dalla Ue quando sente della Raccomandazione a limitare il ricorso alla custodia cautelare: «Come vedete, ce lo chiede l’Europa».

«Ho l’impressione che il ministro Nordio abbia finalmente toccato un nervo scoperto», dice a Tgcom 24 il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto. «Nessuno mette in discussione l’utilità di questo strumento nei casi previsti: ciò che non è accettabile è l’abuso, ossia l’abitudine a farne qualcosa che va al di là della funzione processuale attribuita dal codice».

Di contro, insorge “Libera”, intrepida associazione antimafia: «Una serie di tutele sulle vicende private delle persone ci sembrano doverose – scrive – ma non si vada a mortificare o limitare uno strumento di indagine importante come le intercettazioni che hanno permesso di risalire a grandi giochi criminali, a scoprire le infiltrazioni mafiose su tutto il territorio nazionale e ad individuare i reati di corruzione, a volte partendo anche da piccoli reati».
Nordio ha annunciato in Parlamento che si comincerà con una stretta alle intercettazioni. Il primo contraccolpo si registra al Csm dove i consiglieri dell’area progressista “Area” hanno presentato una istanza per chiedere un plenum con il ministro. Si attendono un confronto istituzionale sulle ricadute di riforme che «avrebbero un rilevante impatto sul funzionamento del sistema giudiziario, e in particolare sulla indipendenza dei magistrati del pubblico ministero e sulla efficacia delle attività di indagine».

Alla prova dei fatti, l’opposizione si spacca sulla solita faglia. Da una parte c’è il Terzo Polo, ma anche +Europa e i garantisti del Pd. Dall’altra il M5S e il grosso del Pd. Dice infatti Ettore Rosato, presidente di Italia Viva: «L’Anm è un po’di giustizialisti sparsi lo attaccano perché “vuole demolire l’assetto costituzionale della magistratura”. Invece è stata una relazione lucida, condivisibile e che speriamo porti a fatti concreti. Se così sarà anche dall’opposizione noi la sosterremo con convinzione». Per paradosso, proprio i renziani sostengono Nordio più di tutti. «Gli attacchi cui è sottoposto rafforzano la convinzione che stia percorrendo la strada giusta», dice il senatore Ivan Scalfarotto. Oppure Raffaella Paita: «Chi attacca la linea garantista del ministro Nordio ha qualche problema con la democrazia liberale e con la Costituzione».

È più problematico invece il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova: «Se la forma e anche la sostanza fosse garantista voterei a favore. Ma c’è un fatto che a me allarma: la firma di Nordio su una legge manettara, securitaria, sbagliata e ideologica che è la legge anti rave. Al Nordio garantista potrei dare fiducia, ma al Nordio che ho visto all’opera fino a oggi mi oppongo duramente».

Si sbilancia perfino Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, dem in odore di eresia: «Il garantismo è il fondamento dello Stato di diritto. Le proposte di Nordio, rafforzamento presunzione d’innocenza, separazione carriere tra pm e giudici, stop abuso carcerazione preventiva e intercettazioni, vanno sostenute». La posizione ufficiale del Pd, espressa dalla senatrice Enza Rando, è però opposta: «Limitare o ridurre l’uso dell’intercettazioni significa mettere in ginocchio l’attività di indagini di magistrati e forze dell’ordine».

Il piatto forte della riforma prevede la separazione delle carriere dei magistrati e la discrezionalità (anziché obbligatorietà) dell’azione penale. Inorridisce Eugenio Albamonte, leader della corrente “Area” tra i magistrati di sinistra: «La discrezionalità dell’azione penale e la separazione delle carriere porteranno dritto il pm sotto l’Esecutivo. Formalmente o informalmente, se c’è discrezionalità, chi potrà fare le scelte se non il potere politico? E infatti in tutti i Paesi dove c’è la discrezionalità dell’azione penale, il sistema è fortemente verticistico e guidato direttamente dal governo. Aggiungo che l’obbligatorietà dell’azione penale è il corollario dell’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge».

 

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