Ricci si arrende e sale sul carro di Bonaccini

Andrea Carugati il Manifesto 10 dicembre 2022
Ricci si arrende e sale sul carro di Bonaccini
Anche Michele Emiliano pronto a sostenere il governatore. Ma lo avverte: «Mai più alleanze con Calenda e Renzi». Con Schlein Provenzano e Franceschini, in arrivo Bersani e Zingaretti

 

Matteo Ricci getta la spugna. E si schiera con Stefano Bonaccini al congresso del Pd, sperando di «spostare a sinistra» la barra del governatore emiliano. La sua poteva essere la seconda candidatura di sinistra, quella più governista e moderata rispetto a Elly Schlein. Goffredo Bettini aveva suggerito a chi nella sinistra dem non era entusiasta di Schlein di puntare sul sindaco marchigiano.

MA ALLA FINE GLI ENDORSEMENT di peso non sono arrivati, a partire da quello di Andrea Orlando. E il sindaco, pur dicendo cose molto più simili a quelle di Schlein sui temi sociali e del lavoro, alla fine ha scelto l’usato sicuro, e cioè Bonaccini, con cui si conoscono da oltre vent’anni. «Lui ha mi ha cercato, ci siamo sentiti spesso in queste settimane e mi ha garantito che farà suoi, nella sua piattaforma, alcuni dei 10 punti che abbiamo presentato», ha spiegato ieri Ricci. «Vogliamo spostare a sinistra la piattaforma di Bonaccini, la sua sarà una guida solida, io credo molto nella gavetta».

RICCI ASSICURA DI NON aver chiesto nulla in cambio al governatore, «non voglio incarichi, l’unica cosa che mi interessa è che davvero questa volta i sindaci vengano messi in prima linea». Alla fine ha pesato molto l’affinità antropologica tra i due, cresciuti insieme nelle giovanili del Pci-Pds. «Noi al momento siamo terzi – ha detto Ricci – e il meccanismo delle primarie non lascia spazi».

Ricci definisce Schlein «una risorsa che porterà nel Pd tanta aria fresca e giovani», ma ribadisce che quella di Bonaccini è la candidatura «più solida e di esperienza». Certamente questa è l’opinione dello stato maggiore del Pd marchigiano, che negli ultimi giorni aveva fatto capire al sindaco di Pesaro che non lo avrebbe sostenuto in una corsa solitaria.

ATTORNO AL GOVERNATORE emiliano si avviano a stringersi anche i colleghi del sud, da Vincenzo de Luca a Michele Emiliano. Oggi il tour di Bonaccini partirà proprio da Bari, con il sindaco Antonio Decaro che è uno dei principali sponsor. Ci sarà anche Emiliano, che però ancora non si sbilancia: «Sentiremo cosa ha da dire e in che modo cercherà di dare una svolta al Pd».

Il governatore pugliese non nasconde una certa simpatia per Elly Schlein, ma il fronte del sud di cui lui è uno registi resta dubbioso. Tema l’inesperienza della aspirante leader. E tuttavia Emiliano, dopo la recente rottura con Calenda in Puglia (il leader di Azione gli ha portato via tre consiglieri regionali che sono stati sbattuti fuori dalla maggioranza), lancia un avvertimento a Bonaccini: «I candidati devono chiarire che con Calenda e Renzi non possiamo avere nulla a che fare, né ora né mai. Questo elemento è centrale».

Emiliano si aspetta anche parole chiare sull’autonomia differenziata e sulla revisione del jobs act. Richiesta non facili da accettare per il presidente dell’Emilia-Romagna. Anche Ricci gli chiede di «riaprire il dialogo con il M5S. Io posso dare una mano in questa direzione. Conte però abbia più rispetto per il Pd».

NELLA SINISTRA DEM LA MOSSA di Ricci ha creato qualche scompiglio. In primo luogo è affondata l’ipotesi di una candidatura alternativa a quella di Schlein. Chi già sosteneva l’ex eurodeputata, come Peppe Provenzano, auspica ora che tutta la sinistra, a partire da Orlando, salga sul carro di Schlein (oggi parteciperanno tutti e tre a un convegno a Bologna organizzato da Emanuele Felice).

«Si è capito che non c’è spazio per terze candidature», l’opinione che circola tra quei dirigenti che non avevano mai scommesso su Ricci. L’unica opzione rimasta per una candidatura alternativa al derby emiliano (a parte Paola De Micheli) è quella di Gianni Cuperlo. Il deputato triestino non ha escluso di correre, «una battaglia che sentiamo di dover fare». In predicato c’è anche Brando Benifei, il giovane capogruppo a Bruxelles. Non è escluso che attorno a questi due nomi si coaguli un’area di sinistra «né Bonaccini né Schlein».

Con la ex vicepresidente emiliana (oltre a Franceschini: «Questa è la stagione della radicalità, lei è più strutturata di quanto sembri», ha detto ai suoi) potrebbe schierarsi anche Bersani, che ancora non si sbilancia e chiede ai candidati «di dire precisamente che partito hanno in mente». Anche Zingaretti è dato in avvicinamento.

Ricci e Nardella invece spingono per anticipare le primarie a gennaio, «la costituente la faccia dopo il nuovo segretario», dice il sindaco di Pesaro. E Nardella: «Vanno distanziate dalle regionali del 12 febbraio».

 

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