Il ‘nostro’ amico Massimo Troisi in un doc.

Arianna Finos La Repubblica 11 dicembre 2022
Il ‘nostro’ amico Massimo Troisi in un doc.
Lello Arena; “Lo conoscete dai film, ora lasciatevi raccontare quella che è tutta n’ata storia”
In arrivo il docufilm ‘Il mio amico Massimo’ sull’attore raccontato da chi gli è stato vicino

 

Massimo Troisi raccontato da chi gli era vicino e gli ha voluto bene. Come cantava Pino Daniele, Tutta n’ata storia, come ci ricorda all’inizio la voce narrante di Lello Arena: “Ecco il Massimo che non conoscete ancora. I film ce li avete a casa, lasciatevi raccontare quella che ve lo giuro è tutta n’ata storia”. Si chiama Il mio amico Massimo il docufilm di Alessandro Bencivenga che arriva in sala (con Lucky Red) dal 15 al 21 dicembre, a ricordarci che a gennaio saranno i settant’anni dalla nascita dell’attore e regista di San Giorgio a Cremano. Tanti i contributi nel film, da Gerardo Ferrara, controfigura di Troisi in Il postino all’amico di infanzia Alfredo Cozzolino, dall’attrice Cloris Brosca a Pippo Baudo. E poi Ficarra e Picone, Nino Frassica, Massimo Bonetti, Giovanni Benincasa, l’ex compagna Clarissa Burt, Renzo Arbore, Angelo Orlando, Renato Scarpa.

E’ un docufilm che non parla di cinema, avverte Arena, “perchè tutte le scene le conoscete e avete in casa i video, o li trovate su youtube”. Ma tante foto che lo ritraggono giovanissimo, i primi spettacoli teatrali, il repertorio televisivo tra cui le interviste di Pippo Baudo e l’omaggio in Piazza San Cosimato dall’amico Roberto Benigni. La parte “fiction” è quella che ripercorre l’infanzia di Troisi nelle strade di San Giorgio a Cremano: Massimo ragazzino che amava vedere i film dal finestrone del cinema Diana, Massimo che era il leader degli altri bambini e si fingeva sicuro e forte. E, più tardi, quando provava a conquistare le ragazze, come racconta a Pippo Baudo: “Usavamo la stessa tecnica: scusa, ti posso accompagnare? E lei “no”. E perché? “Perchè non ho voglia”. Poi si andava avanti così e alla fine sisposavano. Un giorno mi feci coraggio: ti posso accompagnare? “Si”. Rimasi stravolto. “E perchè?”.

Seguono i primi spettacoli, con gli amici, tra cui l’inseparabile Lello. Molti al teatro parrocchiale, Crocifissioni oggi, lo spettacolo parlava di droga e aborto e quando il parroco se ne accorse li cacciò. E’ poi il momento di RH negativo, racconta Troisi, “trovammo spazio nella pasticceria a via San Giorgio Vecchio, e poi in un posto che era un garage, dovevano venire con le scarpe da ginnastica perchè con quell discesa sennò la gente arrivava dritta sul palcoscenico”.

A introdurre la storia Gerardo Ferrara, la controfigura di Sapri – piuttosto somigliante – che ha accompagnato e alleviato le fatiche di un provato Troisi sul set di Il postino: a guardarlo viene un groppo in gola, immaginando Troisi, come sarebbe oggi.

Gustose le testimonianze di Carlo Verdone: “Ci fu una lotta di incassi tra il mio Bianco Rosso e Verdone e il suo Ricomincio da tre. La prima settimana vinsi io, quella dopo Ricomincio da tre, e poi quella dopo ancora quel film fece cinque volte il mio incasso. Alla fine mi decisi ad andare a vederlo in sala, all’ultimo spettacolo era tutto pieno, lo vidi in piedi vicino a una colonna. Lì ho capito la grandezza di questo attore”. E quando nella trasmissione No stop vede il trio La smorfia all’opera pensa “Noi altri ci deprimemmo tutti, ci sembravano inarrivabili”.

Ficarra e Picone non hanno conosciuto Troisi “ma è come se lo avessimo conosciuto”, dice Picone. “Quando facemmo i primi spettacoli ci inserimmo subito due pezzi del repertorio della Smofia, La guerra e La favola”. Ficarra “Lello Arena poi ci chiama e dice che vuole rifare Annunciazione, e vuole farlo con noi. E’ stato bellissimo”.

Clarissa Burt, sua ex compagna, ricorda “Con Massimo a casa si giocava con il teatrino e i pupazzetti. Era tranquillo, leggeva, scriveva, gli piaceva mangiare. Era felice quando arrivavano in casa gli amici, Bonetti, Benincasa e gli altri. Che risate che ci siamo fatti. Ma anche tanti abbracci, era molto affettuoso. Un’amicizia e un amore indimenticabili”. Racconta l’attrice, che “un po’ della nostra storia è finita in Pensavo fosse amore e invece era un calesse, io leggevo calesse e pensavo a Clarissa”. Ricorda anche il premio, la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia: “Eravamo al Lido, iniziamo a fare le valigie-. Squilla il telefono e rispondo, ero anche un po’ la sua segretaria, ed è una signora che lo cerca dal cerimoniale. “C’è il signor Troisi?”, mentre gli passo il telefono ho già capito e comincio a saltare sul letto, come una ragazza ponpon, lui rideva ma cercava di fare il serio. Ero molto fiera di lui”. Per vedere Il postino le ci è voluto molto tempo “sapevo che voleva farlo, e lo ha fatto ad ogni costo. Ma per tanto tempo non sono riuscito a vederlo, quel film”.

Tante spigolature e i guizzi di carriera di Troisi, la testimonianza di Arbore e Frassica, che lo coinvolgono in studio prima solo con la voce, poi nella gag improvvisata che si basava sul fatto che Troisi era Rossano Brazzi. Sul fronte politico si vede una meravigliosa perla, sempre con Pippo Baudo, su Andreotti “mi piace perchè è ingenuo, tra delitti di mafia, servizi segreti e stragi non si è mai accorto di nulla, non ha mai scoperto nulla, è ingenuo. Mio padre invece no: una volta che porto una guagliona a casa il pomeriggio e poi ripulisco tutto arriva e mi scopre, “un capello biondo”, “cosa è questo profumo”. Pensa come si diverte il figlio di Andreotti”.

Una magnifica cavalcata tra i ricordi, delicata e piena di vita e risate. Troisi racconta la sua scoperta del cinema “andai a vedere Roma città aperta di Rossellini. All’uscita, in quel momento, lo ricordo come fosse oggi, mi sono fermato e mi sono detto “da grande voglio fare il geometra”.

Abbiamo intervistato il regista, Alessandro Bencivenga. Partendo da dove è nata l’idea del docufilm. “Io abito in Trentino, ma sono campano e sono un fan di Massimo Troisi già da piccolino. Ho sempre sognato un giorno di fare qualcosa che lo ricordasse. Negli anni ho avuto la fortuna di conoscere Lello Arena e amici di Massimo come Bonetti e Benincasa. Ho detto loro che sarebbe stato bello raccontare Massimo in un modo diverso. Così è nata l’idea di di fare un docu film che parlasse di Massimo Troisi, però in un modo diverso, con poesia e sentimento”.

Come lo ha costruito?

“Pensavo di sapere tanto su Troisi, invece sapevo poco. E nell’anno e mezzo in cui ci ho lavorato ho scoperto tantissimo, sono andato a trovarlo nell’intimità, con i suoi amici. Mi hanno spiegato molte cose e ho deciso di raccontare Massimo in un modo diverso da un documentario classico. Partendo dalla sua infanzia. Partendo da Gerardo Ferrara, che è stato la controfigura di Massimo in Il postino e ripercorre quel viaggio, quella storia, quel rapporto. E poi mi sono immaginato un Troisi piccolino al cinema Doria, e gli aneddoti di amici come Verdone, Massimo Bonetti. Benincasa. E quei bambini in fiction che narrano com’era la vita a San Giorgio a Cremano nel 1964”

Cosa scoprirà il pubblico?

La prima proiezione l’abbiamo fatta a Sorrento: Troisi è un’istituzione, ormai è un’icona, è un po come come Alberto Sordi, come Totò, come Charlie Chaplin. Quindi i fan sono veramente tosti se vai a toccare questi personaggi in un modo commerciale. Io cercato di raccontare Massimo com’era, la sua sensibilità sia di artista e di uomo. Dopo la proiezione tanti spettatori mi sono venuti vicino e mi hanno detto “Peccato che è finito presto”. Mi sono commosso, vuol dire che sensibilità e poesia sono arrivate”

Mario Martone sta preparado un doc dove c’è molto cinema, parlano registi famosi come Sorrentino e lo ha scritto con Anna Valignano. Mi sembra che questi due film siano molto diversi, anche un po’ speculari.

“Sogno che il mio film vada bene per l’omaggio che ho fatto a Massimo Troisi. Però spero anche che quello di Mario, che sicuramente è un maestro, la cinematografia italiana, vada altrettanto bene. Così tutti e due abbiamo fatto un omaggio a una persona a cui vogliamo bene”.

Quali sono i materiali più preziosi del doc?

“L’idea per me era fare un racconto sentimentale- Con Lello Arena, che mi ha aiutato tantissimo nella composizione del docu film, era di non parlare di cinema, qualunque scena tutti la conosciamo a memoria, ci interessava spiegare chi era a livello umano e artistico. senza parlare sempre delle battute dei suoi film. Avrei potuto intervistare mille persone, tutti lo ammirano, ma ho scelto di intervistare quelli che, quando parlavano di Troisi, avevano negli occhi una luce particolare che io ho evidenziato”.

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