Marco Bellocchio, e ora una serie tv sul caso Tortora

Ansa 11 dicembre 2022
Marco Bellocchio, e ora una serie tv sul caso Tortora
Il regista torna su Esterno notte e La conversione


Reykjavik, ore 11 del mattino, vale a dire l’alba.

Un rilassato Marco Bellocchio – che stasera riceverà agli Efa 2022 il premio per la narrazione più innovativa, l’ Award for Innovative Storytelling, per la sua prima serie tv ESTERNO NOTTE – quasi a non smentire che è artisticamente vivo annuncia una nuova serie tv su Enzo Tortora.

Non solo, non manca di parlare ancora della serie tv dedicata ad Aldo Moro e racconta il suo nuovo film, pronto a primavera, ovvero: LA CONVERSIONE.

“Voglio fare una serie tv su Enzo Tortora per raccontare l’enorme ingiustizia di cui è stato vittima mentre viveva il momento più alto del suo successo con Portobello, oltre venti milioni di spettatori a puntata. Dall’oggi al domani lo mettono in manette e lo portano a Regina Coeli. Un uomo poi assolto, riabilitato completamente, ma quando torna a fare Portobello non ce la fa più a parlare al Pappagallo, non è più lo stesso”.

E aggiunge Bellocchio: “Quei giudici di fronte a tutte le evidenze lo condannarono a dieci anni e non è che per il loro errore si siano dimessi. E poi con la legge Vassalli nessuno ha pagato”.
Titolo della serie? “Potrebbe essere LA COLONNA INFAME, ovvero il libro che Tortora voleva sulla sua bara”. Un lavoro già avviato quello di questa serie che il regista vorrebbe in sei puntate, proprio come ESTERNO NOTTE, ma ancora senza produttore.

Riguardo a LA CONVERSIONE, film che racconta la storia vera di Edgardo Mortara bambino ebreo che nel 1858 fu sottratto alla famiglia per essere battezzato e allevato cattolico, sotto la custodia di Papa Pio IX, Bellocchio non nasconde la fascinazione.
“Erano altri tempi – dice – oggi il Papa entra nella Sinagoga, ma allora gli Ebrei erano quelli che avevano ucciso Gesù Cristo e Pio IX fece allora un atto estremamente violento nei confronti di questo bambino. Poi è accaduto che quest’ultimo rimase fedele ai suoi rapitori e diventò anche prete. Spero che questa storia emozionante parli anche al presente”.
Comunque, ribadisce Bellocchio a Reykjavik di questo film girato tra Bologna e Roma e a cui manca una sola settimana di lavorazione: “In quell’occasione il Papa non volle cedere il bambino. È come se avesse fermato il tempo nel segno di: noi ci opponiamo al progresso! Il fatto è che Edgardo poi fu sempre molto malato cercando di diventare anche un bravo missionario anche se poi non riuscì a convertire mai nessuno. Mori in Belgio a novanta anni”.

Sugli ascolti di ESTERNO NOTTE in tv molta soddisfazione: “Andavamo contro Grande fratello, ma gli ascolti sono andati bene con una media di circa tre milioni a puntata e poi le pubblicità erano poche, molte meno delle tv private. Dalla Rai infine nessuna censura, solo qualche osservazione. Ma per me è stata comunque un’esperienza emotiva. La sera che andava in onda ho pensato: ora qualcuno la sta guardando”.

L’Ucraina? “Una tragedia immensa. Il mondo sta andando verso la catastrofe, ma prevale il principio della sopravvivenza, non si fa niente. Solo i giovani possono ora fare qualcosa”.
Il segreto della creatività anche a 83 anni? “In genere uno a una certa età è rimbambito, si è ritirato. Ma c’è chi non lo ha fatto come Michelangelo. Il fatto è che va difesa la propria fantasia, si fanno anche compromessi, ma c’è sempre un confine, un limite. Bisogna difendere le proprie idee.
È vero ci sono grandi registi che si sono bloccati a un certo punto. A me non è ancora capitato perché mi piace questo lavoro”.

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