Arianna Finos La Repubblica 28 novembre 2022
Martone omaggia Troisi con un doc: “Attore, comico ma anche uno straordinario regista”
Il regista napoletano in una masterclass al Torino Film Festival svela un assaggio del doc ‘Laggiù qualcuno mi ama’ in cui parla Paolo Sorrentino. Il film sarà nelle sale il 19 febbraio, in occasione del 70° compleanno dell’attore scomparso
Al Torino Film Festival l’omaggio di Mario Martone a Massimo Troisi. Dopo Eduardo De Filippo – Il sindaco del rione Sanità – e il racconto di Scarpetta, dopo la Napoli di Ermanno Rea raccontata nel film Nostalgia, candidato italiano agli Oscar, Mario Martone è autore di un documentario su Massimo Troisi, Laggiù qualcuno mi ama, libera rivisitazione del titolo del classico con Paul Newman Lassù qualcuno mi ama.
Il regista, protagonista di un’affollata masterclass, porta un assaggio del film, destinato al grande schermo, scritto con Anna Pavignano, sceneggiatrice e romanziera, compagna dell’attore di San Giorgio a Cremano scomparso nel 1994 (una convivenza durata dieci anni, a cui è seguita una collaborazione di scrittura anche dopo).
Il film sarà nelle sale il 19 febbraio, in occasione del 70° compleanno di Troisi (una produzione Indiana in associazione con Vision Distribution e Medusa Film).
“Per me questo documentario ha il valore di poter fare quel film con Massimo che non sono mai riuscito a fare e che vagheggiavamo insieme – ha raccontato Martone. – Inoltre ho sempre pensato, fin dai tempi di Ricomincio da tre che Massimo fosse un grandissimo regista. Questa cosa non era scontata, è stato sempre considerato un grande comico e un grande attore, ma io ho sempre ritenuto che anche il suo cinema fosse straordinario. Questa mia impressione si è poi rafforzata quando ci siamo conosciuti, ho capito quanto lui a questa cosa tenesse e che soffrisse di essere sottovalutato sotto questo punto di vista”.
Il documentario è un film molto personale per Martone: “Naturalmente io faccio questo film per raccontare la mia idea del cinema di Massimo. Sarà un film sul cinema di Massimo Troisi regista. Non sarà un film aneddotico, non compaiono persone che lo hanno conosciuto, né ci saranno testimonianze. In questo film ci saranno dei compagni di viaggio, che sono nella mia stessa posizione, cioè persone che amano il cinema di Massimo Troisi. Non necessariamente lo hanno mai conosciuto, magari perché sono nati dopo, però che hanno delle cose da dire su Massimo. La presenza di Anna Pavignano è centrale, lo scrivo con lei e inoltre porta una serie di materiali inediti che arricchiranno il film”.
Presentando il progetto aveva raccontato “È qualcosa di speciale per me poter dialogare con lui, ascoltarlo e portarlo agli spettatori di ieri e di oggi, che sono tantissimi. Massimo è rimasto sempre vivo nell’immaginario collettivo perché era una grande anima e un grande artista”.
Protagonista dei cinque minuti mostrati in anteprima, che si aprono con Troisi e Lello Arena sotto la pioggia di Ricomincio da tre. Poi ecco Paolo Sorrentino, con cui Mario Martone, voce narrante, spiega di aver rivisto Scusate il ritardo. Sorrentino da ragazzo aveva scritto una lettera a Troisi, sperando di lavorare con lui: “Mi ha sempre influenzato – racconta Sorrentino – Nell’ultimo film (È stata la mano di dio, ndr) in modo consapevole ho fatto programmaticamente delle cose pensando a Trosi. Specialmente il finale, come erano quelli dei film di Troisi negli anni Ottanta, una cifra che accomunava altri film dell’apoca. Questa specie di finale improvviso, inatteso, quasi un fermo immagine”.
Si vede la scena finale in cui Troisi prega Giuliana De Sio di non partire: “Se devo essere sincera…”. “No, puoi dire anche una bugia”.
“Non ho avuto il coraggio di fare il fermo immagine ma ci sarebbe stato bene – racconta Sorrentino – a ogni modo mi ha sempre influenzato perché io maldestramente ho sempre cercato di mettere nei film una dimensione comica, unita a una esplorazione dei sentimenti. Ho semplicemente cercato di imitare, e non lo dico con falsa modestia, con risultati nettamente inferiori perché Troisi è veramente un grande regista, oltre a essere un grande comico e un grande attore in assoluto”.
Segue la scena del professore a cui porta il pranzo.
“La scena che avrei voluto fare nel film e non ho fatto e che trovo magistrale è quando Troisi porta da mangiare al prof del piano di sopra, di una grandezza assoluta. Anche io avevo la signora di sopra a cui portavo da mangiare che ci bussava con la scopa. E la si guardava mangiare, si entrava in questa dimensione di noia. Io portavo alla signora il cibo e aspettavo che finisse. Con la scena irresistibile della lampada da non toccare e la gag sul problema dato agli studenti che corregge sul contadino che schiaccia le uova col sacco di farina.