Amedeo Balbi La Repubblica 13 dicembre 2022
Domare la luce del sole
Negli Stati Uniti in arrivo l’annuncio della fusione nucleare. Può essere l’inizio di una nuova energia, pulita e sostenibile
Qualche anno fa, nella sua monumentale opera Energia e civiltà (recentemente tradotta in italiano), lo studioso Vaclav Smil ha ricostruito la storia delle società umane, dalle prime comunità agricole fino all’epoca moderna, attraverso le forme di energia che esse hanno avuto a disposizione. Una storia di transizioni energetiche verso fonti sempre più efficienti, in grado cioè di convertire una maggiore quantità di energia in lavoro utile. La nostra civiltà industriale sarebbe stata impossibile senza l’uso intensivo dei combustibili fossili, ma oggi siamo ben consapevoli (o almeno, dovremmo esserlo) dell’insostenibile impatto ambientale di questa pratica. Se vorrà sopravvivere, e preservare le proprie conquiste, l’umanità dovrà trovare un modo migliore per produrre tutta l’energia di cui ha bisogno.
Non è un caso che chi ha provato a immaginare il futuro ha sempre legato il progresso della nostra specie alla scoperta di nuove forme di energia, efficienti e pulite. E la fusione nucleare è da almeno settant’anni in cima alla lista dei sogni di scrittori di fantascienza e futurologi. Riprodurre il meccanismo che da miliardi di anni alimenta tutte le stelle dell’universo, e gestirlo in maniera controllata sarebbe, di fatto, il modo più promettente per soddisfare i fabbisogni energetici sempre crescenti dell’umanità. È una possibilità che non viola alcuna legge di natura, e da cui ci separa solo la ricerca e la capacità di escogitare soluzioni tecnologiche. Non è una possibilità dietro l’angolo, ma non è neanche così lontana da sembrarci impossibile. È un sogno realizzabile, un orizzonte verso cui orientare i nostri sforzi.
Ogni sogno di una civiltà futura più giusta, più pacifica e con condizioni migliori per il maggior numero possibile di persone non può fare a meno di una forma di energia accessibile e rispettosa dell’ambiente. Sarebbe impossibile immaginare la Federazione di Star Trek o la Fondazione di Asimov alle prese con l’inquinamento, i disastri ambientali, l’emergenza climatica o le guerre per il controllo delle risorse. Qualunque visione progressista non può che fare affidamento sulla speranza che, un giorno, avremo non soltanto a disposizione più energia di quanta ne avessimo in passato, ma anche che questa energia sia condivisa in modo equo e democratico. Al tramonto dell’era dei combustibili fossili, l’alternativa è tra un mesto ripiegamento delle nostre ambizioni e un’innovazione che possa riaccendere le speranze. La fusione nucleare è la possibilità più concreta, anche se ancora non raggiunta, per incamminarsi lungo questa seconda strada.
Negli anni Sessanta, in un’epoca di grande ottimismo, l’astrofisico sovietico Nikolai Kardashev propose che un consumo di energia sempre più grande fosse l’indicatore più ovvio del livello di sviluppo di una civiltà. Kardashev immaginò che una tecnologia sufficientemente avanzata potesse salire i gradini di una ipotetica scala della disponibilità energetica, iniziando dal primo, quello che gli permetteva di utilizzare e controllare tutta l’energia disponibile sul proprio pianeta, per poi salire ancora più su, fino a impiegare tutta l’energia della propria stella, e oltre. In quegli stessi anni, fisici e ingegneri della Nasa progettavano navi spaziali futuristiche alimentate da reattori a fusione, idee che hanno lasciato un segno non solo in classici fantascientifici come 2001: Odissea nello spazio, ma anche in opere più recenti come Interstellar o Passengers.
La nostra specie è ancora ben lontana persino dal gradino iniziale della scala di Kardashev: se il nostro consumo energetico continuasse a crescere al ritmo attuale, ci vorrebbero uno o due secoli per raggiungerlo. È ormai del tutto evidente che questo tipo di crescita, se ci sarà, non potrà basarsi sui meccanismi energetici che ci hanno portato fin qui. Se vorremo continuare a salire la scala dell’energia dovremo trovare mezzi alternativi, e nessuno tra quelli conosciuti e ipoteticamente realizzabili è efficiente quanto la fusione nucleare. Prima o poi dovremo imparare a usarla: è un passaggio obbligato, in cui si gioca non solo la sopravvivenza della nostra civiltà ma anche qualunque traiettoria verso un modo migliore, e verso obiettivi più grandi e più alti.