Massimo Sideri Corriere della Sera 13 dicembre 2022
Fusione nucleare, Tonelli: «Su questa sfida si gioca il controllo dell’economia. Si finanzi la ricerca»
Lo scienziato: «Passo avanti, ma il cammino è lungo. Mi stavo laureando e si diceva che questi reattori sarebbero arrivati negli Anni ’80»
Lo scienziato Guido Tonelli — il fisico che ha partecipato ed è stato portavoce dell’esperimento CMS presso il Cern di Ginevra, lo stesso che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs, la famosa «particella di Dio» —ricorda ancora quando già si parlava di fusione nucleare mentre era ancora uno studente: «Mi stavo laureando quando si diceva che i primi reattori a fusione sarebbero dovuti entrare in funzione negli anni Novanta…».
Insomma professor Tonelli, lei consiglia prudenza.
«Oggi diciamo che ci vorranno ancora vent’anni almeno, il cammino è ancora lungo. Troppe volte c’è stato un eccessivo entusiasmo e per questo non userei dei toni trionfalistici perché la tecnologia della fusione è molto complicata. Ci lavoriamo dagli anni Cinquanta e bisogna immaginare questa avventura come una corsa a tappe in cui fino a che non si arriverà alla fine potranno esserci accelerazioni ma anche intoppi che inizialmente non eravamo riusciti a prevedere. È così che funziona la ricerca scientifica».
In ogni caso, se l’esperimento sarà confermato oggi, avremo la riprova che l’unica soluzione possibile ai problemi gemelli dell’energia e dell’ambiente non può che giungere dalla scienza e non dal mito del buon selvaggio che compare sempre nei dibattiti.
«Non c’è dubbio che quando si fa un passo avanti stiamo disegnando il futuro dell’umanità: si tocca con mano ancora una volta come ci possono essere dei momenti di rottura in cui la conoscenza fa un salto. Può essere una nuova equazione, un trucco tecnologico, una nuova particella. La scienza ha mille modi per far emergere il progresso».
La sua prudenza ci consiglia anche un’altra cosa: non dobbiamo immaginare la fusione nucleare con le sue promesse come una soluzione unica, che possa sostituire le altre.
«Negli ultimi cinquanta anni si è capito anche come sviluppare la tecnologia per usare l’eolico e il fotovoltaico e anche per conservare l’energia con modalità molto più avanzate. Abbiamo compreso le potenzialità dell’idrogeno. Non ci sono soluzioni salvifiche e non esiste una soluzione unica».
Sarà sempre più importante difendere gli investimenti in Ricerca e Sviluppo.
«Come si vede c’è una forte competizione tra europei che collaborano anche con gli scienziati russi nel progetto Iter e gli Stati Uniti. C’è chiaramente una corsa per vincere la competizione perché in questo risultato leggo una risposta ai progressi sui campi magnetici ad alta intensità. Questo ci dice che il campo della conoscenza è il terreno in cui si giocano le nuove gerarchie mondiali del XXI secolo. Chi domina l’innovazione e sviluppa la scienza domina l’economia, la politica, perfino l’immaginario, dunque anche i sogni dell’umanità. Per questo gli investimenti in educazione e ricerca non devono essere episodici, anche in Italia, ma costanti. Abbiamo tutte le potenzialità per avere un ruolo di primo piano. Possiamo recuperare ritardi e incongruenze per fare dell’Europa un centro di eccellenza sull’energia e sulle sfide ecologiche».