Il Cnr e la scoperta americana sulla fusione nucleare:

Emanuela Minucci La Stampa 12 dicembre 2022
Il Cnr e la scoperta americana sulla fusione nucleare: “Momento epocale, siamo di fronte al Santo Graal dell’energia senza emissioni di carbonio”
Leonida Antonio Gizzi, responsabile della sede di Pisa dell’Istituto nazionale di ottica: «Ci vorranno almeno 15 anni per ottenere i primi risultati pratici, ma da oggi il percorso è segnato»

Leonida Antonio Gizzi è il responsabile della sede di Pisa dell’Istituto Nazionale di Ottica del Cnr. Uno degli scienziati europei più titolati a commentare l’annuncio che verrà fatto domani negli Stati Uniti. Vale a dire che il Lawrence Livermore National Laboratory (Llnl) con sede in California ha ottenuto un «guadagno netto di energia» da un reattore a fusione sperimentale. Si tratta della prima volta in cui una reazione di fusione ha prodotto più energia di quella necessaria per attivare il processo. Un passo che potrebbe rivelarsi fondamentale per la ricerca di energia a zero emissioni di carbonio.

Professore come giudica questo risultato?

«Si tratta di una svolta epocale, una specie di Santo Graal dell’energia che amplia e conferma il risultato del 2021. Insomma ora il percorso per produrre in modo pulito energia è veramente tracciato, quindi si tratta di un risultato che contiene in sé una rivoluzione».

Che cosa accadde nel 2021?

«Il 23 agosto di quell’anno il Lawrence Livermore National Laboratory annunciò il sostanziale raggiungimento dell’«ignizione» nell’esperimento di fusione nucleare con i laser allora in corso presso la National Ignition Facility (NIF). Si trattò anche lì di un traguardo storico nella corsa internazionale alla fusione termonucleare controllata, una fonte di energia sicura e pressoché inesauribile, senza produzione di CO2, di altri gas «serra» o di scorie radioattive a lungo tempo di decadimento. Nell’esperimento di un anno e mezzo fa compiuto dalla NIF, per la prima volta nella storia, l’energia prodotta per effetto della fusione nucleare è stata pressoché pari all’energia spesa per comprimere e riscaldare il plasma in modo da raggiungere la condizione di fusione».

E oggi?

«Oggi si è arrivati oltre. Alla National Ignition Facility ospitata nei Lawrence Livermore National Laboratory, in California l’esperimento degli esperimenti è riuscito. gli scienziati sono stati in grado, per la prima volta nella storia, di produrre una reazione di fusione nucleare che genera più energia di quella necessaria per innescarla. Ciò significato che il percorso è stato validato, la strada insomma è ormai stata individuata, come la macchina che consente di convertire l’energia da fusione in elettricità».

Un’energia completamente pulita…
«Esatto, che non produce né scorie nucleari né emissioni di carbonio. Ed era quasi mezzo secolo, cioè da quando è stato scoperto il laser che si lavorava a questo risultato».

Ma quando questa strada tracciata potrà produrre i primi risultati concreti?
«Non prima di quindici anni anche se sono parecchie le aziende che stanno investendo in questa ricerca, ma per produrre il reattore ci vogliono anno. Uno di questi, Iter, è in costruzione nel Sud della Francia».

Quali sono le maggiori difficoltà legate alla creazione di un ambiente progettato per scatenare la fusione?
«Per produrre i potentissimi campi magnetici che confinano e strizzano gli atomi fino a farli fondere uno con l’altro, occorrono temperature vicine allo zero assoluto (-273 gradi), ma a pochi centimetri di distanza la fusione può scaldare il reattore fino a centinaia di milioni di gradi: insomma è come dover ricreare in una stessa stanza contemporaneamente il luogo più caldo e quello più freddo dell’Universo».

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