Il CdA Rai incartato sui nomi, festeggia però il risveglio Rai2-Fiorello

Michela Tamburrino La Stampa 15 dicembre 2022
Caso Fiorello, il cda Rai festeggia il risveglio di Rai2: “Il Tg1 faccia concorrenza al Tg5”
Nicola Rao al posto del neoministro Sangiuliano prima nomina dell’era Meloni, ma con tre no dai consiglieri d’opposizione che attaccano: «Poca trasparenza»

 

La prima nomina Rai in era Meloni non va liscia come ci si aspettava andasse. Il nome di Nicola Rao, nuovo direttore del Tg2, spacca il Cda dell’Azienda. L’ex vicedirettore del Tg1, che prende il posto di Gennaro Sangiuliano, passa per un solo voto, quello di Simona Agnes (FI) che in verità a quel posto avrebbe visto meglio Antonio Preziosi, attuale direttore di Rai Parlamento. Il Cda Rai, riunito ieri sotto la Presidenza di Marinella Soldi, ha così accolto la proposta dell’ad Carlo Fuortes. Per Rao, 4 voti favorevoli e 3 contrari: favorevoli i consiglieri dell’attuale maggioranza, ossia Simona Agnes (che nei giorni scorsi aveva scritto una lettera chiedendo tempi di nomina velocizzati senza dare preferenze di nomi) e Igor De Biasio, oltre allo stesso Fuortes e alla presidente Soldi. Voto contrario è stato espresso invece da Francesca Bria (Pd), Alessandro di Majo (M5s) e dal consigliere nominato dai dipendenti Rai, Riccardo Laganà.

Ma per Palazzo Chigi non è abbastanza. La premier, nel famoso incontro a due con l’ad Fuortes aveva espresso a chiare lettere i suoi desiderata. Per smarcarsi dagli altri non voleva apparire legata alla logica delle poltrone, come invece oggi sembra. Lei chiedeva alla dirigenza Rai un salto di qualità a livello manageriale che comprendesse una prospettiva industriale ampia. La risposta è una nomina scontata, praticamente obbligata e approvata a maggioranza con tre «no» che pesano. Soprattutto in questo momento quando ancora non si è sbloccato il nodo Vigilanza.

E dire che la faccenda si poteva chiudere molto meglio. Nei giorni scorsi a viale Mazzini c’era stato un incontro che avrebbe potuto convertire dei voti contrari in astensioni. Per esempio da parte dei pentastellati. Sarebbe potuto accadere se Fuortes si fosse posto diversamente, si dice in Rai. L’ad avrebbe convocato alcuni consiglieri sostenendo che Rao andava nominato al più presto per rispettare una questione di pluralismo. Il pluralismo però deve valere per tutti, avrebbero osservato i Cinquestelle e Giuseppe Carboni, ex direttore del Tg1, è ancora in attesa di collocazione. Un’inattività forzata che fa ipotizzare anche il danno erariale per stipendi corrisposti in assenza di lavoro congruo. Tant’è che il capo del personale Rai si starebbe affrettando per trovare una sistemazione a Carboni dopo un anno di inattività. Pure in cda si stanno ponendo lo stesso problema. A questo punto Fuortes avrebbe chiuso la discussione con una secca considerazione: in Rai i pentastellati sono ben rappresentati. E questo senza dare alcuna prospettiva futura.

Una presa in giro che secondo i Cinquestelle ricalca quanto avvenuto con FdI: il partito di Meloni vergognosamente escluso dal Cda, quello di Conte escluso dalle testate. Una mossa, questa, che se ben fatta avrebbe dovuto garantire a Fuortes almeno il fine mandato e che invece, per come è stata gestita, ha indispettito tutti. A conti fatti, Fuortes non ha partito di maggioranza (Fdi) nella governance, e non ha il secondo partito (M5s) nell’informazione, difficile così sostenere la tesi del pluralismo. «Ancora una volta il Cda della Rai si ritrova a ratificare una scelta presa altrove e a constatare la poca trasparenza e oggettività nel metodo e nei criteri di nomina in relazione alla scelta della direzione di un’importante testata come il Tg2», dichiarano i consiglieri Bria, di Majo e Laganà.

Sempre in Cda si è tornato a parlare del «Caso Fiorello» per quanto riguarda gli ascolti rubati al Tg1 e tutta la bagarre legata alla lettera del Cdr della testata ammiraglia che in pratica chiedeva la collocazione in altra rete dello showman. Nessuna intenzione di andare contro Fiorello, anzi, però molto si è dibattuto circa l’erosione di ascolti ai danni del Tg1 mattutino. A questo punto, è stato detto dai consiglieri concordi, è il Tg1 a doversi attrezzare per aggredire il competitor diretto, il Tg5. È stato accennato anche al fatto che la questione è stata gestita in modo a dir poco rocambolesco e che lo stesso Tg1 aveva dato la disponibilità, mai accolta, di compenetrare le diverse esigenze all’interno della stessa rete. Ora ci si deve interrogare sulla fascia 7,15-9 che, se appare in sofferenza, deve essere rivista nella formula, sostengono ancora i consiglieri Rai. Dato positivo, il risveglio di Rai2 con una nuova platea che non va persa, anzi allargata, non solo frutto di uno spostamento del pubblico interno ma risultato di un’operazione vincente che ha sbloccato situazioni che apparivano irrecuperabili.

 

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