Ai tempi di Sarkozy, armi, aerei, Psg e altro in cambio del sì ai mondiali?

Massimo Nava Corriere della Sera 17 dicembre 2022
Il Qatargate e le responsabilità di Sarkozy e della Francia. Armi, aerei, il Psg e molto altro in cambio del sì ai mondiali?
Molti indizi portano a Parigi, addirittura nei saloni dorati dell’Eliseo. In Francia, il Qatar ha gettato le basi per un’estesa penetrazione nel mondo della finanza, delle imprese, dei settori immobiliare e alberghiero, delle commesse militari e dello sport

Onore alla Francia, se rivincerà il Mondiale. Onore all’Argentina, se porterà la Coppa a Buenos Aires. E onore a Mbappé e Messi, campioni e avversari, ma compagni del Paris Saint-Germain, la squadra di proprietà del Qatar. Insomma, come si dice, comunque vada sarà un successo. Limpido sul piano sportivo, un po’ meno sul piano politico e finanziario.

Sul Mondiale del Qatar, oltre alle note denunce per le condizioni dei lavoratori immigrati impiegati nella costruzione di stadi e infrastrutture, si allungano da tempo le inchieste giudiziarie sulle circostanze in cui l’Emirato ottenne la candidatura. La differenza con la storia di mazzette all’Europarlamento potrebbe risultare di metodo, di modo di intendere il lobbismo, i rapporti di potere, gli interessi strategici di un Paese.

Molti indizi portano a Parigi, addirittura nei saloni dorati dell’Eliseo. In Francia, il Qatar ha gettato le basi per un’estesa penetrazione nel mondo della finanza, delle imprese, dei settori immobiliare e alberghiero, delle commesse militari e dello sport. E ha conquistato la candidatura del Mondiale, grazie ai rapporti con l’ex presidente Nicolas Sarkozy , con alcuni personaggi vicini all’Eliseo e l’ex stella del firmamento calcistico francese, Michel Platini.

Le Monde ricorda che la prima pietra per la candidatura fu metaforicamente posata proprio da Sarkozy in un discorso a Doha del 2010, pronunciato in occasione del Forum dello Sport, organizzato dall’uomo d’affari Richard Attias, compagno dell’ex moglie del presidente, Cecilia.

Nove anni dopo, è stata aperta un’inchiesta per corruzione e riciclaggio sotto il poco edificante titolo di «lobby di Stato». Tutto nascerebbe da un episodio successivo alla conferenza, un pranzo all’Eliseo in cui si siedono attorno al tavolo Sarkozy, Platini, il principe ereditario del Qatar, Al Thani, il suo primo ministro e Claude Géant, segretario generale dell’Eliseo, poi incriminato per corruzione nell’ambito di altre inchieste giudiziarie. Secondo Le Monde, esistono prove che Sarkozy fosse coinvolto nel promuovere la vittoria del Qatar.

Sei mesi dopo quel pranzo, il Qatar compra il Paris Saint-Germain, entra nel capitale del gruppo Lagardère e sostiene il lancio del canale televisivo sportivo BeinSports. Il Qatar inoltre acquista 80 Airbus A350, aerei Rafale, elicotteri Tiger, un sistema di difesa missilistico a lungo raggio Aster 30. Michel Platini, a capo dell’Uefa, vecchio amico di Sarkozy, fu sempre favorevole alla candidatura degli Stati Uniti. Ma poi cambiò idea. Platini assicura a Le Monde di aver «preso la decisione di votare per il Qatar ben prima del pranzo all’Eliseo».

Ma proprio Sepp Blatter, presidente della Fifa dal 1998 al 2015, ha richiamato l’importanza del pranzo all’Eliseo. «Platini mi disse che Sarkozy gli aveva raccomandato di votare per il Qatar», ha dichiarato nel novembre 2021. Il contenuto del famoso pranzo all’Eliseo è chiuso negli archivi di Stato e protetto dal segreto almeno fino al 2038. Anche la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi (Cada) ha emesso un parere negativo all’inizio di gennaio 2021, adducendo come motivazione «la tutela degli interessi fondamentali dello Stato nella sua politica estera o nella semplice conduzione delle sue relazioni estere».

Il 2 dicembre 2010, il Comitato esecutivo della Fifa votò, tra lo stupore di tutti, a favore dell’Emirato come Paese ospitante della Coppa del Mondo 2022. La delegazione americana, guidata dall’ex presidente Bill Clinton, era furiosa. «Ho votato per il Qatar – ha poi detto Platini – in nome dello sviluppo del calcio in una regione che non aveva mai avuto una Coppa del Mondo». Come riporta Le Monde, Sébastien Bazin, amministratore delegato del gruppo alberghiero Accor e allora rappresentante europeo di Colony Capital, voleva sbarazzarsi del Psg, un club fortemente indebitato e la cui reputazione era macchiata da risse tra ultras. E avrebbe voluto venderlo al Qatar. Per farlo, contò sulla buona volontà del vecchio amico Nicolas Sarkozy. L’acquisizione del Psg è stata una condizione per il sostegno della Francia alla candidatura del Qatar?

Come rivelato da Mediapart, Sébastien Bazin, che è stato ascoltato nella primavera del 2022 dai giudici istruttori come «imputato libero», in un sms assicurò che la cosa fosse fattibile. Il 10 dicembre 2010, una nota di Olivier Buquen, capo della delegazione interministeriale per l’intelligence economica, ha illustrato i numerosi vantaggi che deriverebbero dall’assegnazione del torneo all’emirato. Tutto doveva ancora essere fatto in Qatar: stadi, alberghi, trasporti, ecc. «Oltre ai 55 miliardi di dollari di progetti infrastrutturali già in corso, 45 miliardi di dollari doveva essere assegnati sotto forma di PPP (partenariati pubblico-privati)», si legge nella nota, che propone di «sensibilizzare le imprese francesi potenzialmente interessate a questi mercati e di mettere in atto meccanismi di sostegno per i contratti strategici». « Gli interessi militari e diplomatici francesi – scrive Le Monde – sembrano aver pesato a favore della candidatura del Qatar».

Bazin ha dichiarato a Le Monde che le trattative per il PSG sono state «senza alcuna considerazione o condizione se non quella finanziaria». Laurent Platini, figlio del campione è stato assunto «dopo una serie di colloqui» nel dicembre 2011 come «consulente» per Pilatus Sport Mgmt, una holding di proprietà del fondo qatariota QSI, che gestisce il marchio di attrezzature Burrda Sport. Michel Platini ha detto a Le Monde: «Mio figlio prende le sue decisioni sulla sua vita professionale. Non ha bisogno di me, non mi ha mai chiesto nulla. Non c’era nessuna contropartita diretta o indiretta… laterale, verticale o spaziale al mio voto. L’Fbi, la giustizia svizzera e quella francese hanno indagato e stanno ancora indagando: non hanno trovato nulla. Possono cercare, fare il loro lavoro, non troveranno nulla, perché io non sono stato corrotto».

L’Emirato moltiplicherà i gesti di affetto verso l’entourage di Nicolas Sarkozy. Come rivelato da Mediapart, il Qatar accoglierà una richiesta di Claude Géant del 2011, che vuole che l’Emirato offra un contratto a Znz Group, la società del comunicatore François de La Brosse, che ha lavorato per la campagna di Nicolas Sarkozy nel 2007, poi come consigliere dell’Eliseo. Così, 600.000 euro sarebbero stati pagati dal Qatar al signor de La Brosse a partire da settembre 2011, su oltre 2 milioni di euro previsti. De La Brosse ha fatto sapere che questo «primo pagamento corrispondeva al web design e allo sviluppo informatico della piattaforma I love Qatar, che doveva promuovere i meriti del turismo nell’emirato, oltre al costo dell’invio di un’équipe per le riprese e il montaggio di “trenta clip di quattro minuti”». Questo capitolo della vicenda si è sommato a un’altra indagine giudiziaria, quella sui sospetti di finanziamento libico della campagna elettorale di Sarkozy, nel 2007.

L’Emirato ha avuto attenzioni per altri membri della cerchia ristretta di Sarkozy. Nel marzo 2012, una fondazione di diritto privato, il Centro Internazionale per la Sicurezza dello Sport (ICSS) ha sovvenzionato, per 150.000 euro all’anno, una cattedra dedicata a «etica e sicurezza nello sport» presso l’Università di Paris-I-Panthéon-Sorbonne, dove insegna Sophie Dion, responsabile del master, consigliera per lo sport dell’ex presidente Sarkozy e presente al famoso pranzo all’Eliseo.

La signora Dion, ex vicepresidente del gruppo di amicizia Francia-Qatar all’Assemblea nazionale, durante il suo mandato di deputato dell’Alta Savoia (2012-2017), ha però detto di aver «ricevuto solo 13.000 euro» nel quadro di questo «partenariato» tra Paris-I e l’ICSS. Dopo la sconfitta del 2012, Nicolas Sarkozy si è praticamente ritirato dalla politica e si è concesso qualche vacanza in Qatar prima di intraprendere la carriera di oratore, come rivelato da Le Canard Enchaîné, nell’ottobre 2012.

Secondo Libération nel 2014, sulla base di documenti dell’inchiesta, Sarkozy intendeva raccogliere finanziamenti per alimentare un fondo di investimento. Nel 2012, il Qatar ha soccorso un altro amico di Sarkozy, Arnaud Lagardère, in difficoltà alla guida della sua azienda. La Qatar Holding ha acquisito il 12,8% del capitale di Lagardère. Dopo il tentativo fallito di tornare in politica nel 2016, Sarkozy è entrato nel 2017 nel consiglio di amministrazione del gruppo Accor, come presidente del «comitato di strategia internazionale».

Sarkozy, che entrerà anche nel consiglio di amministrazione del gruppo Lagardère nel 2020, arriva al momento giusto nel gruppo alberghiero: Accor, che è già sponsor di maglia del Psg dal 2019, beneficerà anche di altri succosi spin-off dalla Coppa del Mondo, fra cui una partnership per gestire l’accoglienza dei tifosi in una rete di 66.000 camere. Intervistato dal Journal de Dimanche, Sarkozy ha stigmatizzato il boicottaggio della competizione da parte di alcune municipalità francesi che hanno deciso di non organizzare maxi schermi pubblici e ha criticato in particolare il suo successore, il socialista François Hollande e la sindaca di Parigi, Anna Hidalgo. «Il calcio è uno sport universale e ogni regione del mondo dovrebbe essere in grado di organizzare una competizione internazionale. Il calcio non appartiene solo agli occidentali. È uno sport che unisce le persone.

Tutti i Paesi che hanno organizzato grandi eventi internazionali sono stati oggetto di molte polemiche: Cina, Russia, Brasile e ora Qatar. Dovremmo dare a ciascuno di questi Paesi ospitanti la possibilità di dimostrare il proprio know-how e aspettare di vedere come si svolgono questi eventi prima di giudicarli». «Non sono stato io a vendere i Rafale. Il mio successore deve aver giudicato che era una decisione corretta. Quanto al boicottaggio, mi sembra che il Comune di Parigi sia molto contento che i qatarini siano proprietari e finanziatori del club della capitale. Questa polemica è piuttosto ipocrita».

 

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