Codice appalti, la ruspa di Salvini spiana i vincoli

Andrea Colombo il Manifesto 17 dicembre 2022
Codice appalti, la ruspa di Salvini spiana i vincoli
Con la scusa dei tempi del Pnrr da rispettare la Lega impone la deregulation

 

Il nuovo codice degli appalti si riassume in un solo verbo: liberalizzare, liberalizzare, liberalizzare, liberalizzare. Se è solo Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, a illustrarlo in conferenza stampa è solo per coincidenza, la premier essendo impegnata al funerale dell’amica uccisa nella strage di Roma. A volte però le coincidenze sono provvidenziali: il codice è un successo della Lega, che dell’abbattimento di vincoli e paletti aveva fatto una bandiera. La strada, è vero, la aveva aperta Mario Draghi: i limiti che restavano sono stati spianati ieri.

IL TESTO È VOLUMINOSO, 229 articoli, ma l’architrave è il ritorno della legge Obiettivo varata nel 2001 da Berlusconi e dall’allora ministro Lunardi: la filosofia e spesso anche la lettera sono quelle. Al centro del disegno figura l’appalto integrato, l’affidamento cioè della progettazione e dell’esecuzione dell’opera allo stesso soggetto, scelto con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. È una dinamica che da un lato porta all’impennata dei tempi e delle spese, dall’altro abbatte la sicurezza sul lavoro. Sino all’ultimo minuto il Codice limitava ancora l’appalto integrato ai «lavori complessi». La specifica è saltata in extremis su insistenza del ministro delle Infrastrutture che esulta: «È l’iniziativa più importante del governo».

Torna sbrigliato anche il subappalto. A cancellare il vincolo che imponeva di non subappaltare lavori oltre il 30% dell’opera era stato già Draghi. Il nuovo governo conferma e rincara: ora è possibile appaltare anche i subappalti. Sarà contenta la Ue che ai vincoli sul subappalto è contrarissima. Peccato che brinderanno anche le grandi organizzazione criminali. Anche i piccoli comuni potranno procedere all’affidamento diretto o alla commissione autonoma delle opere con soglie vertiginosamente innalzate: da 40mila a 150mila euro nel primo caso, da 150mila a 500mila nel secondo. «È l’80% dei lavori», canta vittoria Salvini.

L’ANAC PROTESTA, in particolare per il depotenziamento molto drastico delle norme sul conflitto di interessi e l’eliminazione secca dell’elenco delle aziende che permetteva all’Autorità anticorruzione i controlli sugli affidamenti in house, quelli che le aziende assegnano a società da loro stesse controllate. La replica del leghista è definitiva: «L’Anac può rivolgere le sue critiche al Consiglio di Stato ma io rivendico la separazione dei ruoli e la cabina di regia è politica». Il sottosegretario alfredo Mantovano è più tassativo: «L’aveva detto la presidente che il nostro motto sarebbe stato ’Non disturbare chi vuol fare’». Un tempo era Laissez Faire ma la sostanza non cambia.

CON L’OBBLIGO di rispettare i tempi del Pnrr, missione che sarà ben più difficile nella fase di implementazione, la Lega ha avuto gioco facile nell’imporre la deregulation. Nel governo si è diffuso così uno sfrenato ottimismo a tutto campo. Ieri mattina il ministro Raffaele Fitto, responsabile dell’attuazione del Piano, ha convocato un vertice e alla fine ha annunciato che su 55 obiettivi 40 sono stati centrati, 10 in più di quelli lasciati in eredità da Draghi. Ne mancano 15 e i giorni a disposizione per tagliare in tempo il traguardo sono altrettanti, con le feste di mezzo. Fitto però è convinto che il governo ce la farà e incasserà senza problemi la prossima tranche del Next Generation Eu: «Ormai è questione di dettagli e a volte di adempimenti burocratici». Il problema si porrà nei prossimi mesi, quando bisognerà rinegoziare con Bruxelles un piano che l’impennata del prezzo delle materie prime ha reso impraticabile. Ma va da sé che arrivare all’appuntamento con gli obiettivi tutti raggiunti renderebbe la trattativa molto meno ardua.

OGGI DOVREBBERO arrivare anche gli emendamenti del governo alla manovra. Ieri sembrava in programma un vertice di maggioranza con i capigruppo, propedeutico alla presentazione degli emendamenti, probabilmente accorpati in un maxiemendamento, entro questa mattina. I tempi sono slittati e il vertice non si sa neppure se verrà convocato. Intanto però dovrebbe essersi concluso un lunghissimo braccio di ferro: i tempi della presentazione della dichiarazione di avvenuto inizio dei lavori per accedere al bonus del 110% e non del 90% slitteranno dal 24 novembre al 31 dicembre. Una vittoria per Fi.

 

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