Giuseppe Guastella Corriere della Sera 17 dicembre 2022
Qatargate, Panzeri e i viaggi a Rabat e Doha: vide il capo degli 007 marocchini
I nostri servizi hanno partecipato alle indagini. Il legame con l’ambasciatore
Tra aprile e settembre scorsi, l’attività di Panzeri entra in fibrillazione con due viaggi che vengono osservati dai servizi segreti italiani, mentre in Belgio è già partita l’indagine che poi porterà in carcere l’ex deputato europeo del Pd e di Articolo 1.
È il momento in cui sta prendendo vigore il dibattito sul rispetto dei diritti umani degli immigrati che vogliono andare in Europa attraversando il Marocco; mentre in Qatar sono alla massima accelerazione i lavori per la costruzione degli stadi del Mondiale, con tutto il loro carico di vite umane perse con gli incidenti. Ed è lo stesso momento in cui i due Paesi hanno bisogno del massimo appoggio dagli amici sui quali, secondo la Procura federale di Bruxelles, sono sicuri di poter contare, perché li hanno remunerati con tangenti in denaro, tanto e in contanti, e regali lussuosi.
Un’agitazione che non sfugge ai servizi di intelligence degli Emirati, che allertano quelli del Belgio, i quali coinvolgono i colleghi italiani in un dossier su cui lavoreranno anche le agenzie di altri due paesi. All’Italia viene chiesto di verificare i viaggi che il «manovratore» della ong «Fight impunity» si appresta a fare. Il primo ha come destinazione il Qatar, dove Antonio Panzeri soggiorna per nove giorni, il secondo il Marocco, dove ne resta sei. Per quanto riguarda il Marocco, Panzeri vi si sarebbe recato anche in altre occasioni e, sospettano i magistrati di Bruxelles, in una il cui volo era stato pagato dai servizi marocchini. Durante uno di questi soggiorni, avrebbe incontrato il capo dell’intelligence nordafricana. Un legame pericoloso, quello con gli 007.
Uno dei perni sui quali ruota uno dei due filoni dell’inchiesta sulle corruzioni al Parlamento europeo è Abderrahim Atmoun, 67 anni, ambasciatore del Marocco in Polonia. È legato da rapporti di frequentazione con Panzeri, Francesco Giorgi e l’eurodepuatato di Pd e Articolo 1 Andrea Cozzolino (ora sospeso dal gruppo e non destinatario di provvedimenti della magistratura). Atmoun si muove in un centro studi marocchino nella capitale belga, sospettato di essere una copertura della «Direzione generale degli studi e della documentazione», i servizi segreti di Rabat. Già nelle carte degli arresti in Italia della moglie e della figlia di Panzeri si leggeva che la famiglia si era rivolta a Atmoun per trasferire in Marocco i regali ricevuti che, con i soldi, sarebbero il mezzo con il quale il Marocco avrebbe ottenuto, al dire il vero non si sa ancora bene come, un atteggiamento favorevole del Parlamento europeo nel dibattito internazionale sui diritti umani. Nei documenti italiani si parla di un «indeterminato e molto ampio» gruppo di persone sotto attenzione dedite alla consumazione di fatti «di corruzione, operante all’interno di strutture europee con o senza legami con l’Ue».
Terminato il lavoro, gli 007 di Bruxelles hanno trasmesso il dossier alla magistratura ordinaria che ha verificato il filo rosso che lega Panzeri e Atmoun. Gli investigatori avrebbero anche registrato incontri tra l’ambasciatore e Cozzolino, a volte alla presenza di Panzeri. Seppure questo non sia di per sé un reato, come l’incontro di Rabat per discutere la questione immigrati, serve ai pm a dimostrare che i tre erano molto vicini. Un carosello in cui Francesco Giorgi, il compagno della vicepresidente del parlamento Eva Kaili, entrambi arrestati, avrebbe avuto il ruolo di emissario di Panzeri. Anche il Qatar avrebbe pagato mazzette a personaggi del Parlamento europeo. In questo caso, però, i soldi sarebbero stati versati da ambienti governativi a Panzeri, Giorgi e, quindi, sarebbero finiti in casa di Kaili.