Crosetto a tutto campo, da Lagarde al nuovo partito conservatore

Federico Capurso La Stampa 18 dicembre 2022
Crosetto: “Dalla Bce una stretta da 100 miliardi. Noi, un grande partito conservatore”
Il ministro della Difesa: «Vanno conosciute le previsioni su cui si basano le scelte. Se tra sei mesi le economie saranno disastrate, qualcuno ne sarà responsabile?»


Le critiche alla Bce, a Bankitalia, al Mes. Il rapporto del governo con il mondo finanziario sembra finora fondato sulla diffidenza. Guido Crosetto, ministro della Difesa e colonna portante di Fratelli d’Italia, ha mostrato perplessità per la recente decisione della Bce di alzare i tassi di interesse, ma «il mio non era un attacco alla Banca centrale europea». Deve però cambiare qualcosa, sottolinea, «perché le decisioni di questi organismi sedicenti tecnici vengono prese spesso come se fossero compiute da Ufo, senza che ci si ponga il problema di spiegare quali siano le ricadute attese e soprattutto senza che si possa mai chiedere conto se poi queste scelte hanno impatto negativo sui popoli e sulle nazioni europee».

Serve più comunicazione?
«Vorrei sapere da madame Lagarde, ad esempio, cosa si aspetta da questa scelta di alzare i tassi e dall’annuncio di volerli alzare ancora mentre contestualmente ribadisce di non voler più intervenire nell’acquisto titoli di Stato a partire da marzo. E vorrei chiedere all’Autorità bancaria europea il senso di chiedere proprio in questo momento un maggior impegno di capitale alle banche a garanzia dei loro prestiti. Ora dovranno chiedere ai loro clienti il rientro dei crediti concessi. Tanto per capirci, per l’Italia si parla di una stretta da 100 miliardi. Una restrizione di credito in questo momento è una decisione pesante. A qualcuno dovranno pur rispondere. Perché i governi possono anche fare la migliore manovra del mondo, ma se poi arrivano scelte che incidono drammaticamente sulle famiglie e le imprese…».

Vuole una responsabilità politica, quindi.
«Serve un bilanciamento di responsabilità. Questi enti devono smetterla di sentirsi terzi e in cattedra. Vanno conosciute le previsioni su cui si basano le loro scelte e chiedere conto dei risultati ottenuti, se hanno sbagliato. Se tra sei mesi le economie saranno disastrate da queste decisioni, ci sarà qualcuno che ne è responsabile?».
Chi dovrebbe svolgere il ruolo di controllore?
«È necessario aprire una riflessione europea su organismi creati per rispondere a logiche del tutto scollegate dalle azioni dei governi e della Commissione. È un tema che Parlamento europeo, governi Eu e Commissione si devono porre».

L’Europa in questo momento è scossa dal Qatargate. I gruppi dei Socialisti e dei Popolari europei invitano a distinguere le condotte dei singoli da quelle delle istituzioni.
«È ciò che dico da decenni: tenere distinte le responsabilità personali da istituzioni o partiti. Ma il primo ad aver usato politicamente presunti scandali è stato il centrosinistra. Negli anni delle loro battaglie contro Berlusconi, hanno distrutto la credibilità delle istituzioni e continuano a farlo ancora oggi, in nome di una superiorità morale che non esiste».

L’Europa gioca una delle sue sfide decisive in Ucraina. Nella corsa al riarmo sarà sufficiente raggiungere il 2% del Pil o è una soglia che verrà superata in questa legislatura?
«L’impegno del 2% è stato preso in Galles nel 2014. Da allora ogni Governo italiano ha ribadito la volontà di mantenere la promessa. Compresi i governi Conte 1 e Conte 2. Di cui non ricordo chi fosse il presidente del Consiglio. Già sarà un risultato importante raggiungere il 2%. Porsi altri obiettivi mi pare inutile e velleitario».

L’Italia desecreterà la lista di armi che invia a Kiev nel prossimo eventuale decreto?
«È una decisione su cui ragionerà il governo nel suo complesso».

Lei sarebbe favorevole?
«Per senso delle istituzioni devo ripetere che la riflessione sarà collegiale. Decideremo insieme se fare un sesto decreto e avere un atteggiamento diverso da prima. Il Parlamento ci ha autorizzato a seguire le metodologie usate finora, con il passaggio al Copasir che, se qualcuno lo ha dimenticato, è un organo del Parlamento».

Si riferisce al M5S, che chiede un nuovo voto dell’Aula sull’ipotesi di inviare armi? Perché non concederlo, con una maggioranza che sul tema si allarga a Pd e Terzo Polo?
«Si è appena votato. A loro interessa solo avere un’occasione in più per fare demagogia, per la loro recita parlamentare. Avrebbe molto senso e sarebbe molto utile se ci fosse realmente la volontà di ragionare di proporre qualcosa di nuovo o utile a percorrere una via alternativa, che ci aiutasse all’apertura di un tavolo per la pace e dalla de-escalation, che sono il nostro obiettivo».

Sterilizzereste la polemica che Giuseppe Conte muove da due mesi.
«Lui e il suo partito hanno approvato ciò che oggi io devo fare, attuando i primi cinque decreti. Finge di scordarsene. D’altronde parliamo di una persona che va a visitare i luoghi di maggiore disagio italiano, soffiando su quel disagio, come se fosse interessato ai problemi. Luoghi che in 50 anni di vita non ha mai visto e che non gli sono mai interessati. Mi stupisce che non porti loro delle brioche».

Manovra difesa a spada tratta durante la kermesse di Fratelli d’Italia, che festeggia il suo decennale. Lei dal palco ha parlato di un’evoluzione e di un allargamento del partito. In quale direzione?
«Io sono da sempre dell’idea che si debba creare un grande partito di centrodestra. Sono sempre stato convinto della necessità e dell’utilità di una contrapposizione bilaterale: due grandi blocchi e non una miriade di partiti che si dividono solo per motivi di leadership».

Il Popolo delle Libertà bis?
«Piuttosto, la nascita di un grande partito conservatore italiano, che come tutti i partiti conservatori racchiuda al suo interno sensibilità diverse. Non devono essere partiti univoci».

Lega e Forza Italia dovrebbero essere d’accordo.
«Non è un progetto di annessione o una scalata ostile. Dovrebbe essere un progetto di crescita culturale che ci porti a chiedere la nascita di un unico partito conservatore. Penso che Giorgia Meloni possa avere, oltre al suo ruolo istituzionale, anche un ruolo di rifondatrice della politica italiana».

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