A Bruxelles partiti deboli lasciano spazio a lobby forti

Nadia Urbinati Domani 18 dicembre 2022
A Bruxelles partiti deboli lasciano spazio a lobby forti
Il Qatargate è la prova della relazione perversa che si annida tra affari privati e pubblici in un contesto di deficit democratico.

 

Debole nella rappresentanza politica, l’Unione è per necessità attenta alla rappresentanza degli interessi. Ha 12.443 lobby registrate, con una crescita del 9 per cento negli ultimi cinque anni. La visibilità è sempre stata una strategia di contenimento del potere di influenza. Molto praticata negli Stati Uniti, dove le lobby hanno uffici nel palazzo del Congresso e delegati nelle commissioni dove si redigono le proposte di legge. La giustificazione che nobilita le lobby sta nella loro funzione rappresentativa che è importante soprattutto in Europa, dove i partiti non sono attivi sul territorio continentale ma diramazioni parlamentari dei partiti nazionali.

Partiti deboli, lobby forti. Una parte importante dei regolamenti, delle direttive, delle decisioni prese nel Parlamento e nella Commissione riflettono la pressione delle lobby. Certo, nelle intenzioni e nei fatti molte delle moltissime lobby rappresentano gli interessi “buoni” dei cittadini europei: delle donne, degli allevatori, dei commercianti, dei ricercatori, degli studenti, dei lavoratori sindacalizzati, dei professionisti, ecc. Più che un sistema modellato sulla sovranità politica moderna, l’Unione è modellata sulle corporazioni e la sussidiarietà: la società e le località, le regioni e le aggregazioni socio-economiche hanno un posto d’onere nella gestione delle risorse. Il problema è chiaramente quello del controllo di chi svolge le funzioni pubbliche nella macchina europea e, a Bruxelles sta gomito a gomito più con i rappresentanti delle lobby che con i loro principali referenti, i partiti e i cittadini. Lo scandalo delle mazzette associato agli affari con il Qatar è forse la punta dell’iceberg di un problema che ci riporta al deficit democratico.

Non è la troppa democrazia che destabilizza ma la poca democrazia — lontani dai cittadini, lontani anche dai partiti di riferimento, i rappresentanti diventano facile preda di delegati di danarosi interessi. Diceva Robert Dahl che il problema maggiore delle democrazie moderne sta nella difficoltà a risolvere la questione dell’estensione. Più lontano è il luogo del potere dai cittadini più il controllo si fa difficile — riempire quel vuoto con forme di partecipazione regolata era la risposta di Dahl. I sistemi normativi di controllo non bastano, anche perché, scriveva Thomas Paine, anche i controllori sono persone, con le tentazioni e i difetti di tutti noi. Per questo, ai controlli normativi occorre affiancare la sorveglianza dell’opinione e la presenza politica. Insomma, la corruzione si combatte con più non come meno democrazia.

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