Così si è arrivati alla «tregua» nel centro-destra sugli emendamenti

Fabio Savelli Corriere della Sera 19 dicembre 2022
Manovra 2023, così si è arrivati alla «tregua»: le rinunce incrociate dei partiti
Manovra 2023, così si è arrivati alla «tregua»: le rinunce incrociate dei partiti

 

Una tela di Penelope con la linea Maginot del ministero del Tesoro. Con le coperture finanziarie che mancano su alcune misure bandiera dei partiti di maggioranza.

Una tela che provoca malumori e scontenti, come forse è inevitabile, ma la sintesi, sulla prima manovra del governo Meloni, arriva al fotofinish: con meno di 24 ore per valutare (e poi approvare) il testo che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti porta in Commissione bilancio quando ormai è notte, tenendo all’oscuro fino all’ultimo le opposizioni che per questo abbandonano l’aula perché accusano il governo di «confusione» e «di copiare alcuni emendamenti».

Fibrillazioni che segnano i rapporti tra le forze politiche in cui ognuno dei relatori della manovra testa il suo potere negoziale nei confronti dell’altro in una corsa a spuntare qualche milione in più in dote ai gruppi per accontentare le proprie constituency elettorali.

Le pensioni e le tensioni con partiti e sindacati
Una tela in cui rischia di restare invischiata persino la premier Giorgia Meloni che aveva chiesto, dietro proposta della Cisl, di alzare la rivalutazione delle pensioni all’85% dell’inflazione, fino a cinque volte il minimo e alla fine la spunta anche per dare un segnale di dialogo alle parti sociali.

Per questo alcuni emendamenti ballano fino all’ultimo.

Proprio sulla previdenza, le cui misure confluiscono in una serie di emendamenti «spacchettati», si scatenerà «l’inferno dei sub-emendamenti». Con ulteriori pareri prima del voto finale di stanotte e l’approdo in Aula della manovra di Bilancio prevista per domani. I tempi sono strettissimi ma l’esercizio provvisorio, assicurano fonti di governo, dovrebbe restare solo una minaccia anche a costo di lavorare «la vigilia di Natale e il 25 dicembre fino a tarda notte», assicura il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani.

I tempi della manovra
Fonti registrano che su questo, al di là delle schermaglie dialettiche, le stesse forze di opposizione avrebbero capito che un bilancio dello Stato senza l’approvazione di fine anno sarebbe un pesante autogol sui mercati finanziari e dunque faranno prevalere comportamenti di buon senso. Ma è chiaro che anche lo stesso azionista di maggioranza di governo, FdI, ha avuto qualcosa e qualcosa ha perso nella chiusura del testo con cui la manovra passa all’esame di Montecitorio. FI, Lega e Noi moderati possono dire altrettanto.

La norma sul Pos
La norma sul tetto al Pos per i pagamenti fino a 60 euro, senza sanzioni per gli esercenti, alla fine viene archiviata dopo le interlocuzioni che ha avuto il ministro Raffaele Fitto nell’ultimo consiglio Ue. Rischia di incentivare l’evasione Iva e va contro un obiettivo del Pnrr a cui è agganciata una rata dei fondi Ue. Ma Meloni ottiene che in manovra vada un decreto che predispone il credito d’imposta sulle commissioni che pagano i commercianti sui micro-importi.

I giovani assunti
FI, registrano fonti, dice che «questo è un buon inizio, ma è solo un inizio». Il partito guidato da Silvio Berlusconi voleva un intervento più generoso sulla decontribuzione per i giovani assunti. Fino a 35 anni FI pretendeva fosse totale, invece salirà da 6 mila a 8 mila per ogni nuovo posto di lavoro. E anche sulle pensioni minime, salgono sì a 600 euro, ma solo per gli over 75.

Flat tax e rottamazione cartelle
La Lega ottiene il mantenimento della flat tax per gli autonomi al 15% che sale da 65 mila a 85 mila euro. E riesce a spuntarla sulla rottamazione delle micro-cartelle fino a mille euro, che verranno cancellate del tutto se emesse fino al 2015 nonostante le pressioni dell’Anci che ritiene possa configurarsi un pesante ammanco di gettito per i Comuni. Anche se avrebbe voluto un intervento più generoso, fino a 3-5mila euro. La riduzione dell’Iva sui pellet, altro vessillo leghista, scende dal 22 al 10% e non al 5% come paventato.

Reddito di cittadinanza
Ma è sul Reddito di cittadinanza che infuriano le polemiche, anche con le opposizioni. Con i 5 Stelle a difenderlo a spada tratta e il Pd a presentare un emendamento sul salario minimo. Invece l’assegno scende da 8 a 7 mesi, non 6 come voleva Noi moderati. Così si risparmiano 340 milioni. Utili.

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