Doha minaccia: “Niente gas alla Ue”. Forniture a rischio

Luca Pagni La Repubblica 19 dicembre 2022
Doha minaccia: “Niente gas alla Ue” Italia partner più a rischio forniture
La reazione dopo lo stop ai qatarini nei palazzi Ue: Roma potrebbe perdere altri 10 miliardi di metri cubi

 

Non bastassero le conseguenze negative della guerra in Ucraina, sulla crisi energetica che sta mettendo sempre più in difficoltà l’economia europea si abbatte il Qatargate. L’inchiesta, avviata a Bruxelles sui possibili casi di europarlamentari corrotti dal governo di Doha, potrebbe incrinare i rapporti commerciali con l’emirato. Ma, soprattutto, potrebbe mettere in forse le forniture di gas naturale in arrivo dal Golfo, quanto mai necessarie (a partire dall’inverno 2023-24) per sostituire una parte delle importazioni dalla Russia alla Ue: oltre 155 miliardi di metri cubi all’anno che nelle intenzioni della Commissione dovrebbero essere azzerate completamente entro la prossima primavera.
A scatenare l’incidente diplomatico – con conseguenti implicazioni economiche – è stato il divieto decretato da Bruxelles subito dopo l’esplosione dello scandalo di accesso degli emissari del Qatar all’Europarlamento. Immediata la reazione, tramite fonti diplomatiche di Doha, affidate ai microfoni di Al Mayadeen ,emittente tv panaraba con sede a Beirut. Prima la dichiarazione di principio: «Respingiamo con fermezza le accuse di cattiva condotta rivolte contro il Qatar che lo vedrebbero coinvolto nello scandalo di corruzione che ha travolto il Parlamento europeo». Poi la minaccia del possibile «impatto negativo», sempre secondo le dichiarazioni alla televisione libanese: «Le restrizioni discriminatorie, che limitano il dialogo e la cooperazione con il Qatar prima della fine delle indagini, influenzeranno negativamente la cooperazione nonché i colloqui in corso sulla carenza di energia e sulla sicurezza globale». Tradotto: attenzione perché potremmo anche non darvi più il gas di cui l’Europa ha estremo bisogno e che abbiamo promesso per i prossimi anni.
Ma quanto si può considerare concreta la minaccia? E quanto valgono le forniture qatarine per mettere in sicurezza l’economia europea che non vuole più dipendere da Vladimir Putin? E, ancora, quali conseguenze potrebbero esserci per l’Italia, che dal Qatar ha ricevuto il 10 per cento del suo fabbisogno nel corso del 2021, in aumento fino al 13-14% alla fine di quest’anno?
Al momento, le forniture di gas inarrivo via mare dal Golfo nella Ue sotto forma di Gnl (il gas naturale liquefatto) non superano il 15% delle esportazioni totali di Doha. Oltre il 70% del gas estratto, negli ultimi anni ha preso la rotta dell’Asia, con contratti di lungo periodo necessari per sostenere la crescita delle economie emergenti dell’area. A partire dalla Cina, con cui a inizio 2022 il Qatar ha chiuso un contratto di fornitura per 27 anni, il più lungo mai firmato prima.
Ma per motivi di bilanciamento geopolitico – ricordiamo che il paese arabo ospita la più grande base area americana del mondo – il Qatar ha espresso la sua intenzione di aumentare i viaggi verso l’Europa. A maggior ragione dopo l’aggressione di Mosca all’Ucraina, e non solo perché ha una grande occasione per rubare quote di mercato a Gazprom, il colosso energetico del Cremlino che fino all’anno scorso ha garantito gas a basso prezzo ai Paesi della Ue. Ma non è solo una intenzione, come dimostra il contratto di 15 anni appena sottoscritto con la Germania per le forniture di 2,8 miliardi di metri cubi all’anno. Potrebbe sembrare poca cosa visto che il fabbisogno tedesco si aggira sui 55 miliardi annui. Ma non è che un primo passo, in attesa che la Germania potenzi le sue infrastrutture: Berlino inaugurerà i suoi primi due rigassificatori off shore sul Baltico alla fine di gennaio e il Gnl qatarino arriverà solo a partire dal 2026, quando entrerà in servizio anche il grande impianto “a terra” per il trattamento del gas liquefatto. La materia prima non manca, perché il Qatar ha annunciato che vuole aumentare del 60% le estrazioni entro il 2030, con i quali raddoppiare l’export verso l’Europa nel triennio 2025-27 e tornare a essere il primo produttore al mondo di Gnl, primato passato nel 2022 agli Usa. In buona sostanza, il Qatargate potrebbe influire sui rapporti commerciale dei prossimi anni. Una sorta di avvertimento per non mettere in crisi gli accordi già presi.
Ciò dovrebbe rassicurare l’Italia che è stato il primo tra i paesi europei a stringere un legame “forte” con Doha. E come accade nel settore del gas, il rapporto privilegiato passa attraverso le infrastrutture. In questo caso, il rigassificatore di Rovigo: inaugurato 13 anni fa, presenti l’allora premier Silvio Berlusconi e l’ambasciatore Usa Ronald Spogli, è gestito dalla società Adriatic Lng, joint venture che ha come primo socio con il 70% delle quote gli americani di ExxonMobil, con il 23% Qatar Petroleum e con il 7% l’italiana Snam. Entro l’anno prossimo dovrebbe fornire oltre 10 miliardi di metri cubi all’anno, almeno 3 più degli attuali. Panzeri e compagni permettendo.

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