Tramontato il Pos, archiviati i rave, sorge all’orizzonte lo Spid.

Concita De Gregorio La Repubblica 21 dicembre 2022
Una prece per il dibattito pubblico sulla burocrazia
Pos, Spid bombette puzzolenti
Tramontato il Pos, archiviati i rave, sorge all’orizzonte del “dibattito pubblico” (una prece) lo Spid.

Sono temi che ci buttano in mezzo ai piedi come bombette puzzolenti perché tutti, proprio tutti, hanno qualcosa da dire.
Un’opinione assertiva, una maledizione pronta per l’uso, un aneddoto. Diverso sarebbe, che so, discutere nello specifico dei tagli alla sanità (in che comparti esattamente? La prevenzione? La lungodegenza? Le convenzioni? La sanità privata?) o degli annunciati accorpamenti dei plessi scolastici. Io, di mio, quando sento la parola accorpamento penso a qualcosa che si riduce.
Ma no, rispondono, si razionalizza: ok. Potete spiegare meglio in che senso, come? Figurarsi.
Meglio parlare di Spid. Quella chiave digitale che ti consente di fare innumerevoli operazioni da casa, dal telefono, ovunque tu sia. Dice: i vecchi non lo sanno usare, è discriminante. A parte che quando qualcuno una cosa non la sa gliela si insegna con pazienza, non si elimina: sarebbe la via verso l’ignoranza totale, altrimenti, non è detto che non sia questo l’obiettivo. Ma poi non è vero. I vecchi (gli arzilli vecchietti, direi in questo lieto ritorno agli anni Quaranta) sono perfettamente in grado di apprendere e trovare qualcuno — un nipote, un vicino, il farmacista — che li aiuti.
Semmai siamo noi di mezza età a non saper varcare la quadruplice richiesta di password. La maggior parte degli italiani vive in piccole città e paesi, aree rurali, montane: andare di persona all’ufficio competente, percorrere decine di chilometri, questa sì è una proposta punitiva — i vecchi a volte hanno testa ma non hanno più gambe. Ma dai: parliamo di Spid. Che ne pensate, popolo del web? Distraiamoci. Votate.

 

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