Congresso Pd, Il gioco delle coppie improbabili

Giovanna Vitale La Repubblica 23 dicembre 2022
Schlein-Boccia, De Micheli-Cuperlo e Bonaccini che cerca Picierno Il gioco delle coppie improbabili
In fondo è un inedito. E come tutti gli inediti ha bisogno di una messa a punto, onde evitare di disorientare un popolo di simpatizzanti ed elettori — come quello del Pd — piuttosto conservatore.

È difatti la prima volta che a correre per la guida del partito, dopo 15 anni di onorato servizio, sono più esponenti del gentil sesso che del cosiddetto sesso forte. Due contro uno, al momento: insolito che impone di affrontare la questione delle quote, in questo caso maschili, da garantire nella competizione per la leadership.

In che modo?

Con un espediente vecchio come il mondo: il ticket. Di solito utilizzato dagli uomini per non mortificare la componente femminile, nel congresso della ricostruzione potrebbe essere applicato all’inverso: saranno le candidate alla segreteria, Elly Schlein e Paola De Micheli, ad avvalersi di altrettanti numeri 2 di genere opposto, un po’ per rassicurare, un po’ per dare completezza alla proposta. E lo stesso, ovviamente, farà Stefano Bonaccini, solo che per lui varrà lo schema classico: in posizione ancillare ci sarà una donna. Nello specifico, una quarantenne con solida esperienza e notevole pedigree politico: Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo. La richiesta sarebbe stata avanzata, la trattativa ancora in corso.

È il gioco delle coppie, che dalle parti del Nazareno è andato sempre di moda. Non è un caso se fin dalle origini la presidenza del partito, salvo sporadiche eccezioni, è stata appannaggio dell’altra metà del cielo: figura più simbolica che operativa, utile a compensare — da Rosy Bindi in giù — l’eccesso di testosterone immanente al vertice democratico. Di recente assai rammaricato perché in fondo a decenni di lotte e di proclami è stata la destra a infrangere per prima il soffitto di cristallo di Palazzo Chigi, non le compagne sistematicamente penalizzate.

Ecco perché il ticket più sorprendente, qualora prendesse corpo la manovra, è senza dubbio quello vagheggiato da De Micheli con Gianni Cuperlo. Avvistati l’altro ieri in Transatlantico a parlare fitto fitto per quasi un’ora, l’ex ministra dei Trasporti avrebbe insistito per avere al suo fianco il deputato triestino che è fra i più autorevoli esponenti della sinistra interna. Lui sarebbe però rimasto sul vago, ancora incerto se candidarsi in prima persona, o sostenere uno degli sfidanti in pista. Oggi dovrebbe sciogliere la riserva, ma prima ha un dilemma da risolvere. I Dems di Andrea Orlando, riuniti l’altra sera fino a tardi, sarebbero orientati a convergere su Schlein, con tanto di mandato affidato al capocorrente: l’ex ministro del Lavoro — insieme a Peppe Provenzano che ha fatto da apripista — dovrà adoperarsi per radunare intorno alla pasionaria bolognese i vari pezzi della sinistra divisa. Per loro, dunque, l’ipotesi De Micheli non esiste, mentre non è un mistero che Cuperlo consideri Schlein troppo movimentista, lontana dalla sua cultura e dal suo modo di intendere la militanza rossa.

Nel frattempo la deputata, già vice di Bonaccini in Emilia, ha indicato l’ex margheritino Francesco Boccia come coordinatore politico della sua mozione. Una mossa studiata per coprirsi al centro e neutralizzare l’accusa, lanciata dall’ala cattolica del Pd, di voler snaturare il partito, sbilanciandolo sugli ex Ds. Lei tuttavia nega che si tratti di un tandem: «La mia sarà una squadra larga, un collettivo», non si stanca di ripetere. La prova? L’altro ieri ha arruolato l’ex sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, come responsabile della rete degli amministratori, mentre oggi toccherà all’ex viceministro dell’Economia Antonio Misiani (orlandiano doc, non a caso) prendersi il ruolo di coordinatore del programma. In attesa di altri nomi che saranno tutti reclutati, giura Schlein, «in base alla competenza, non alla fedeltà».

Più o meno le stesse rassicurazioni offerte dal presidente emiliano che studia da segretario da almeno tre anni, dai tempi in cui al Nazareno sedeva Nicola Zingaretti. Bonaccini fra gli amministratori ha fatto quasi l’ enplein : dal sindaco di Firenze Dario Nardella, responsabile della mozione, al pesarese Matteo Ricci, dal barese Antonio Decaro al bergamasco Giorgio Gori, per non parlare dei governatori De Luca ed Emiliano. Il problema, però, è che sono tutti uomini. Perciò ha pensato bene di chiedere a Pina Picierno di correre con lui. Detentrice, lei, di una serie di atout che possono tornare utili: è meridionale, è giovane (a 41 anni nel Pd si è tali), ha un prestigioso incarico in Europa. Un ticket glocal, cosa c’è di meglio per il nuovo Pd?

 

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