Giovanni Floris La Repubblica 23 dicembre 2022
La destra, la sinistra e l’onestà: i sogni senza l’oste
I soldi del Qatar ci ricordano che dove c’è il denaro c’è la corruzione, e che l’essere umano è debole quale sia il partito cui aderisce
Caro Direttore,
un oste di Cortona una volta mi indicò una locanda per far dormire i miei ospiti, e mi disse: è una cosa alla buona, va bene per gente anziana, oppure per gente di Sinistra. Gli contestai la frase, lui mi indicò un tavolo di chiassosi uomini di mezza età con enormi nodi di cravatta al collo, e mi disse: vede quelli? Secondo me sono di Destra, e a loro non porterò la ricevuta. Capisco la voglia di semplificare, ma forse abbiamo esagerato.
Prendiamo la Sinistra ed il tema dell’onestà. I processi di Tangentopoli, il rapporto con le regole di Silvio Berlusconi, i 49 milioni sottratti al Paese dalla Lega hanno insufflato nell’elettore di Centrosinistra l’idea che i disonesti siano sempre dall’altra parte, e che in qualche modo basti denunciare loro per garantirsi la patente di Onesti.
Ovviamente non è così. Arrivano (buoni ultimi) i soldi del Qatar per ricordarci che dove c’è il denaro c’è la corruzione, e che l’essere umano è debole quale sia il partito cui aderisce.
Rileggendo la famosa intervista di Eugenio Scalfari a Enrico Berlinguer si scopre un’eccezionale fotografia del Paese che fu, ma è difficile immaginare che aderisse al Pci solo chi era onesto. So che un funzionario comunista confessò una volta a un prete: “Tranne uccidere, a fin di bene ho fatto tutto”. Quale idea di “bene” avesse all’epoca possiamo immaginarla, e non siamo obbligati a condividerla. Possiamo dare per scontato comunque che col tempo si sia diffusa un’idea più privatistica di “bene”, anche all’interno di quel mondo.
La vita sa essere dura, complicata, scivolosa e malevola quale che sia il tuo voto. Anche perché al voto diamo sempre meno peso.
Se una volta eravamo schiavi di una visione ideologica, oggi sembriamo vittime di una figura retorica: scambiamo la parte per il tutto. Abbiamo fretta, speriamo che basti un elemento per qualificare la nostra opzione politica, e scegliamo i nostri rappresentanti in base a un particolare che ci piace, o ci rassicura. Se sei africano ed hai gli stivali sporchi sei ovviamente un difensore degli ultimi: di andare a chiedere cosa ne pensano a Latina ci sembra del tutto inutile, perché un’idea ce la siamo già fatta in tv.
Ci piacciono le maschere, e ci piace aver ragione. Il politico che vorremmo incontrare diventa il politico che abbiamo davanti agli occhi, magari perché è arrivato da poco e non lo conosciamo bene. Perché è giovane, o perché è donna, o perché prima faceva un altro lavoro.
A Sinistra pensiamo che per essere onesti basti denunciare i disonesti, o che per essere buoni basti additare i cattivi. A Destra pensiamo che per essere liberali basti canzonare chi rispetta le regole. E poi pensiamo che basti fermare una nave per bloccare il fenomeno migratorio, o che basti nascondere tutti i Pos del Paese per pagare meno tasse. Pensiamo che basti togliere il bonus e i libri a chi va male a scuola (bella idea, complimenti!) per far vincere il merito.
Il punto è che le cose non stanno così. Viviamo tutti immersi nella realtà quotidiana del lavoro, degli affetti, delle amicizie e delle conoscenze. Sappiamo bene quanto sia difficile dividere il male dal bene nella vita di tutti i giorni, ma ci piace immaginare che il mondo della politica sia diverso dal nostro.
Non abbiamo più gli schemi ideologici che ci rassicurano sulla giustezza della nostra scelta o sulla trascendente diversità del nostro partito, ma non vogliamo comunque faticare quando decidiamo da che parete stare. Ci basta poco per decidere. Qualche segnale di massima.
In “loro”, nei politici, ci piace immaginare semplicità e nettezza. E quando i soldi del Qatar ci svegliano dal sogno, noi elettori non sappiamo più cosa vogliamo, e i politici non sanno più chi sono.
E allora governa chi c’è, fino a che i mercati non sveglieranno anche lui. Magari mentre cerca di abolire le carte di credito, o mentre progetta di tirare su un bel muro proprio in mezzo al mare.