Paolo Mastrolilli La Repubblica 23 dicembre 2022
Zelensky al Congresso seduce l’America ma non i trumpiani
Il presidente ucraino strappa applausi con i riferimenti alla lotta ai nazisti. Però fallisce l’obiettivo di convincere l’ala più dura dei repubblicani
L’appassionato discorso di Volodymyr Zelensky al Congresso ha toccato gli americani, ma non ha cambiato l’umore dei repubblicani trumpisti più malmostosi. Quelli che per interessi di politica interna, se non per vantaggi personali, corteggiano il populismo contrario a pagare la difesa dell’Ucraina dall’invasione russa. Dunque dopo la sua rocambolesca visita a Washington, anche se ieri il Parlamento ha approvato una legge finanziaria da 1.700 miliardi di dollari che include 45 miliardi di aiuti per Kiev, gli interrogativi fondamentali restano due: primo, quanto questa fronda interna riuscirà a deragliare l’assistenza futura, tenendo presente che a gennaio il Gop assumerà la guida della Camera; secondo, fino a quando Biden negherà le armi offensive richieste dagli aggrediti, dopo avendo cambiato linea sui Patriot.
Zelensky ha definito la Russia “uno Stato terrorista”, che “potrebbe fermare l’aggressione, se volesse”. Ha ricordato il suo piano di pace in dieci punti, discusso con Biden, ma Putin non lo ascolta. Quindi ha teso la mano ai cittadini russi, dicendo che “anche loro potranno essere liberi, ma solo quando sconfiggeranno il Cremlino nelle loro menti. La tirannia ha perso il controllo su di noi. La lotta continua e dobbiamo sconfiggere il Cremlino sul campo di battaglia”. Da qui la necessità degli aiuti americani: “Abbiamo l’artiglieria, grazie. È abbastanza? Onestamente no”. Perciò ha ricordato la Battle of the Bulge del 1944, quella di Saratoga che cambiò la Rivoluzione americana, e ha citato Roosevelt: “La vittoria dell’Ucraina sarà anche la vittoria dell’America”. Ha ricordato che Putin usa i droni iraniani, per smuovere i repubblicani ostili al regime degli ayatollah, e ha avvertito che i prossimi obiettivi del Cremlino, se non verrà fermato ora, saranno altri alleati degli Usa in Europa.
Ha parlato al cuore delle famiglie americane, quando ha notato che “fra pochi giorni è Natale. In Ucraina lo celebreremo a lume di candela, ma non per romanticismo. Non abbiamo l’elettricità e molti non hanno l’acqua. Ma non ci lamentiamo. La luce della nostra fede illuminerà il Natale. Quello che ci auguriamo in questo momento è la vittoria, solo la vittoria”. Ha donato alla Speaker della Camera Nancy Pelosi la bandiera di battaglia firmata dai soldati, che aveva visitato martedì sul fronte di Bakhmut. Lei ha contraccambiato con una bandiera americana, che aveva sventolato sul Congresso in suo onore. Quindi Zelensky ha concluso augurando un “buon Natale e un buon anno nuovo vittorioso”.
Non ha convinto tutti, però. Tanto per cominciare, solo 86 dei 213 parlamentari repubblicani sono venuti ad ascoltarlo. La deputata Marjorie Taylor Greene ripresenterà la sua risoluzione, finora bocciata, per bloccare gli aiuti all’Ucraina. I colleghi Gaetz e Boebert sono andati al discorso, ma senza applaudire, e lui alla fine ha detto: “Bravo Zelensky a mettere il suo Paese davanti a tutto, i politici americani non vogliono fare lo stesso per il nostro”. Argomento populista ripetuto alla nausea dal propagandista di Fox News Tucker Carlson. Il presunto nuovo Speaker Kevin McCarthy, che ha bisogno dei voti della destra trumpista per essere confermato, ha incontrato Zelensky, ripetendo però che “non firmerò assegni in bianco all’Ucraina”, mentre il vice Scalise annuncia inchieste per verificare come vengono spesi i soldi. Il leader al Senato McConnell dice invece che “sostenere Kiev è la priorità degli Usa”, e ora si tratta di vedere quale corrente prevarrà. Vista la maggioranza risicata del Gop alla Camera, è difficile che i filorussi riescano a prevalere, ma possono rallentare le forniture. Biden intanto ha concesso i Patriot, ma ha negato i missili Atacms, i droni Gray Eagle e Reaper, i carri armati Leopard, Marder e M1 Abrams. Nonostante i 45 miliardi di ieri, la missione di Zelensky resta in salita.