Ilaria Venturi La Repubblica 24 dicembre 2022
Valditara: “Pagherò di più i professori. Classi da dieci studenti come in Francia contro l’abbandono”
Intervista al ministro dell’Istruzione e al Merito: “Andrò nelle realtà difficili per capire, ci sono situazioni dove i genitori non mandano i figli a scuola ed è gravissimo. A Mirko Destefani dico di tornare in classe”
“Da gennaio andrò nelle scuole in realtà difficili per capire, ci sono situazioni dove i genitori non mandano volontariamente i figli a scuola ed è gravissimo”. Il ministro all’Istruzione e al merito Giuseppe Valditara interviene sull’emergenza abbandoni e ragazzi a rischio raccontata da Repubblica annunciando misure anti-dispersione: dai docenti tutor alla sperimentazione di classi da dieci studenti, dalla didattica personalizzata sino a una commissione di esperti per contrastare il bullismo.
Ministro, professori e presidi raccontano di una emergenza che non è affatto finita.
“Lo so e mi preoccupa. La scuola deve tornare ad essere luogo di serenità dopo la tensione emotiva causata dalla pandemia e dopo le conflittualità esplose in questi ultimi anni. Penso ad uno Stato-amico, ecco anche la scuola deve essere amica”.
Sì, ma cosa offrire perché il benessere a scuola si realizzi?
“Abbiamo appena approvato le linee guida sull’orientamento che introducono l’idea della personalizzazione dell’insegnamento e la figura del docente tutor alle medie e superiori”.
Vengono anche introdotte 30 ore sull’orientamento: sarà una nuova materia?
“Non sono una nuova materia. Alle medie e nel biennio delle superiori potranno anche essere corsi al pomeriggio, nel triennio, coi più grandi, saranno 30 ore curriculari per ogni anno, non solo in quarta e quinta come prevedeva il Pnrr. Ogni scuola le gestirà in autonomia”.
La lettera che ha inviato alle famiglie è stata contestata: indirizzava alla formazione al lavoro, la critica.
“Le famiglie devono essere informate per fare scelte consapevoli, basta con narrazioni politicanti, non vedo che male ci sia nel far conoscere le prospettive lavorative di un percorso”.
La didattica personalizzata dovrebbe essere implicita nella professione docente: i tutor che compiti avranno?
“Stare vicino ai ragazzi è il ruolo dell’insegnanti e già oggi molti svolgono il compito dell’orientamento. Ma mi rendo conto che è diverso lavorare su una classe piuttosto che su un singolo alunno. Il tutor, in ogni classe e specificamente formato, avrà questa funzione aggiuntiva, dovrà farsi carico di chi ha maggiori difficoltà di apprendimento o disagio psicologico lavorando in team coi colleghi, suggerendo percorsi e supporti specifici, dialogando con le famiglie”.
Saranno pagati di più, con quali risorse?
“Sì e le risorse ci sono, sarà materia di contrattazione coi sindacati. Altro fronte sarà quello della scuola intelligente”.
Cosa intende?
“Non si va volentieri in una scuola fatiscente. Un ambiente già degradato è respingente. Ho già sbloccato i 710 milioni del Pnrr, più 1,2 miliardi sulla riqualificazione degli edifici”.
La scuola ha respinto Mirko Destefani, 16 anni, ora ha la licenza media e non fa nulla. Abbiamo raccontato la sua storia.
“Mi ha colpito. Però in tanti suoi fallimenti c’è stato un passaggio positivo: quando si era ben inserito dai Salesiani. Bisogna capire poi cosa si è interrotto. A Mirko dico di riaccendere quella luce, di tornare a scuola: se non riesci a concludere un percorso formativo rischi di non avere in mano nulla, di avere una vita di profondo disagio”.
E c’è il dramma di chi abbandona perché vive e cresce in contesti educativi di povertà.
“Lì dovremo agire con forza. Penso a quanto realizzato nelle banlieue in Francia, mi incontrerò presto con il ministro francese per sperimentare anche da noi classi da 10 alunni invece che 20-25 nei contesti più difficili. All’Ocse ho portato la proposta di creare una banca dati sulle migliori pratiche nella lotta alla dispersione scolastica. Mentre ho appena istituito una commissione di esperti sul bullismo che è una delle cause dell’abbandono, per trovare soluzioni”.
I ragazzi sono sofferenti: lei ha figli?
“I miei due figli sono già grandi. Il più piccolo ha 20 anni, ma mi raccontava di come in classe chattavano durante la lezione”.
Perché ha fatto una circolare per ribadire il divieto dell’uso dei cellulari in classe che c’è già?
“Perché è stato disatteso, mentre io voglio una scuola seria: se l’insegnante spiega, lo si ascolta”.
Non trova eccessivo e anti-scientifico dire che il cellulare è come la cocaina?
“Quello è un giudizio politico di una commissione parlamentare che non mi interessa, nella circolare io non vieto il cellulare nella didattica e ho citato solo le conclusioni a cui arrivano gli esperti auditi dalla commissione sulla capacità di concentrazione e memoria”.
Sui fondi anti-dispersione del Pnrr si è in ritardo.
“Intanto abbiamo sbloccato i fondi e stabilito, con il Mef, che si può pagare il personale sui progetti, non era scontato”.
Non è una manovra che sostiene la scuola come si dovrebbe: 116 milioni di tagli in tre anni.
“I tagli sono collegati agli obiettivi stabiliti dal governo Draghi, abbiamo selezionato voci che impattano il meno possibile sulla scuola. Noi mettiamo quasi 2 miliardi in più in tre anni in un contesto in cui 21 miliardi sono stati destinati al caro bollette. E continuerò a battermi per dare più all’istruzione”.