Ecco come la rivalutazione degli assegni cambia le pensioni

Giacomo Galeazzi La Stampa  22 Dicembre 2022
Ecco come la rivalutazione degli assegni cambia le pensioni
Ci sarà l’adeguamento pieno del 100% all’inflazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.101,52 euro lordi mensili


Con gli emendamenti del governo al capitolo pensioni della manovra è stato modificato il meccanismo di perequazione degli assegni pensionistici. Il nuovo regime, dal 1° gennaio 2023, prenderà il posto di quello attuale basato su sole 3 fasce. Ci sarà l’adeguamento pieno del 100% all’inflazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.101,52 euro lordi mensili. Questa fascia di pensionati, quindi, beneficerà di un aumento di 153 euro al mese al lordo. La percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2022 è determinata in misura pari al 7,3% da gennaio 2023. Per gli assegni oltre quattro volte il trattamento minimo, per i quali la legge di bilancio prevede interventi volti a rimodulare le modalità di attribuzione della rivalutazione automatica, la rivalutazione sarà attribuita sulla prima rata utile dopo l’approvazione della manovra. Le pensioni saranno quindi pagate il 3 gennaio, il secondo giorno bancabile. Dunque cambia ancora la rivalutazione degli assegni. Salgono a circa 600 euro al mese le minime degli “over 75” per il solo 2023 e si attenua il taglio nella rivalutazione.

Come cambia la rivalutazione delle pensioni?
«La rivalutazione delle pensioni sale dall’80 all’85% per i trattamenti fino a 5 volte al minimo (2.626 euro lordi al mese), portando l’importo da 153 a circa 162 euro. Diminuisce, invece, per le altre 4 fasce. Dal 55 al 53% per le pensioni tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro) con una riduzione ulteriore di oltre 4 euro al mese. Dal 50 al 47% per quelle tra 6 e 8 volte il minimo, pari a 4.200 euro, con una riduzione dell’importo di altri 9 euro. Dal 40 al 37% da 8 a 10 volte il minimo (5.250 euro mensili), con una taglio aggiuntivo di oltre 11 euro. Dal 35 al 32% oltre le 10 volte il minimo, quindi nel caso di un assegno di 5.350 euro si traduce in una contrazione di circa 11 euro.

Cosa comporta lo stop allo schema con tre fasce?
Dal 1° gennaio 2023 esce di scena l’attuale schema articolato su 3 fasce di reddito per la rivalutazione delle pensioni: 100% per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo Inps (525,38 euro mensili). 90% per quelli superiori a 4 volte e fino a 5 volte il minimo. 75% sulle fasce di importo superiori a 5 volte il minimo. La quota di indicizzazione piena degli assegni al caro vita era stata fissata per il 2023 al 7,3% da un decreto del ministero dell’Economia. Il governo ha deciso di passare a un meccanismo biennale a 6 fasce che assicura la rivalutazione piena ai trattamenti fino a 2.100 euro lordi al mese e fa scattare una stretta progressiva su quelli con importi superiori.

Chi ci guadagna e chi ci rimette?
Con gli adeguamenti del governo si attenua il taglio dell’indicizzazione per le pensioni comprese tra i 2.100 euro lordi mensili (rivalutazione piena) e i 2.626 euro: l’adeguamento sale a 162 euro dai previsti 153. In tutti gli altri casi il sacrificio diventa maggiore. Un assegno da 3.150 euro lordi al mese, ad esempio, sarà rivalutato di 121,8 euro e non più di 126 euro (con lo schema in vigore nel 2022 sarebbero stati 172 euro). Per un trattamento da 5.250 euro lordi al mese l’adeguamento sarà di 141,8 euro mensili e non più di 153 (con lo schema ora in vigore sarebbero stati 287 euro). Con gli emendamenti dell’esecutivo alla manovra viene rafforzata la rivalutazione delle minime per gli over 75 ma per il solo 2023. Questi trattamenti beneficeranno di una rivalutazione aggiuntiva del 6,4%, invece del previsto 1,5%, oltre alla prevista indicizzazione del 7,3%. In questo modo lievita l’importo mensile della pensione fino a 597,3 euro mensili. Gli altri trattamenti al minimo saliranno nel 2023 a 570 euro.

Come viene calcolata la perequazione delle pensioni?
E’ stata pubblicata oggi la circolare dell’Inps con cui l’Istituto comunica la conclusione di tutte le attività di rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali, propedeutiche al pagamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali nell’anno 2023 e fornisce il dettaglio delle operazioni effettuate. Lo rende noto un comunicato dell’Inps in cui si precisa che l’Istituto ha stabilito che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2022 è determinata in misura pari al 7,3% dal 1 gennaio 2023.

Quali variazioni ci sono per le pensioni sociali?
La pensione sociale sale a 414,76 euro al mese (5.391,88 annui) e l’assegno sociale a 503,27 euro (6.542,51 annui). I limiti reddituali salgono a 5.391,88 personali per la pensione sociale (18.577,24 coniugale) e a 6.542,51 per l’assegno sociale (13.085,02 coniugale). La misura della perequazione, definitiva per l’anno 2022 e previsionale per l’anno 2023, è stata applicata anche alle pensioni e agli assegni a favore dei mutilati, invalidi civili, ciechi civili e sordomuti mentre i limiti di reddito per il diritto alle pensioni in favore dei mutilati, invalidi civili totali, ciechi civili e sordomuti sono aumentati del 5,1%. L’Inps ricorda che, per l’anno 2023, l’età di accesso alla pensione di vecchiaia e all’assegno sociale è pari a 67 anni.

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