Giovanna Vitale La Repubblica 27 dicembre 2022
Nei dem si apre lo scontro a sinistra, la corsa di Cuperlo inquieta Schlein
Monta l’irritazione tra i sostenitori della ex vicepresidente della Regione Emilia: “La scelta di Gianni fa felice Bonaccini”
“Spiace dirlo, ma l’unico a festeggiare per la candidatura di Cuperlo è Bonaccini. Questa mossa, non concordata e persino velleitaria, visto che Gianni rischia di arrivare quarto, può solo danneggiare Schlein”. Sottraendole voti fra gli iscritti e poi chissà, anche elettori ai gazebo qualora decidesse di parteggiare per il governatore emiliano al duello in programma il 19 febbraio.
C’è sconcerto misto a irritazione nel dilaniato mondo della sinistra dem che, arrivata al congresso in ordine sparso, senza idee né un nome in grado di competere alla pari con Bonaccini, stava cercando una faticosa ricomposizione attorno all’outsider bolognese: guardata inizialmente con sospetto quasi fosse un’usurpatrice e poi però sostenuta alla spicciolata da quasi tutti i big dell’area che nel 2019, con la vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie, era diventata maggioranza nel partito. A cominciare da Peppe Provenzano, il primo a uscire allo scoperto e a cercare una convergenza con Schlein che, nel suo caso, è generazionale, non solo sui temi. Tant’è che, poco alla volta, a fianco della pasionaria di Occupy Pd si sono andati schierando oltre ai vertici di Articolo1, da Speranza a Scotto, pure pezzi della galassia diessina a lungo recalcitranti e pieni di dubbi nei suoi confronti.
Cuperlo tuttavia no. A dispetto del pressing di Schlein – “Tra noi c’è una grande affinità culturale”, aveva tentato di convincerlo lei, “è assurdo che tu stia da un’altra parte” – il deputato triestino ha annunciato la corsa solitaria. Senza avvertire né Andrea Orlando, né Goffredo Bettini, i due dirigenti dell’ala rossa con cui pure s’era trovato d’accordo sulla necessità di far fronte comune, preferibilmente con un campione della vecchia guardia.
Scelta che rende evidenti non solo le crepe di una sinistra che ha la divisione nel Dna, ma anche “la scarsa generosità verso chi è più giovane e può portare un cambiamento vero nel partito”, ragionano i compagni delusi. “La verità è che Gianni non sopporta che possa essere qualcun altro a rappresentare la sinistra”, rivela un autorevole parlamentare che lo conosce bene, “per lui Elly è un corpo estraneo, non accetterà mai di cedergli lo scettro”. Al contrario di quanto invece stabilito da Orlando, spinto ad appoggiare Schlein dai quarantenni della sua corrente, in testa Marco Sarracino, sebbene lui non ne avesse alcuna voglia. Ma à la guerre comme à la guerre, per battere Bonaccini l’unica chance è tenere unita la sinistra: argomento che però non ha fatto breccia fra i cuperliani, da Barbara Pollastrini ad Andrea Giorgis, disposti a testuggine intorno al loro leader.
E così, ancora una volta, l’area che avrebbe potuto essere vincente – come prova il risultato bulgaro di Zingaretti appena tre anni fa – adesso rischia una sonora sconfitta. Spaccata com’è in quattro tronconi. Di Schlein si è già detto: con lei ci sono Provenzano, Orlando, Furfaro e in arrivo è dato pure l’ex segretario dem che abbandonò in polemica con le correnti. Bonaccini ha dalla sua i Giovani turchi di Orfini, Matteo Ricci e i presidenti di Puglia e Campania, Emiliano e De Luca. Con De Micheli, l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano e diversi amministratori del Centro-Nord. Tutti contro tutti: più che il congresso del Pd, è il Big bang della sinistra.