La campionessa iraniana di scacchi che gioca senza il velo e sfida il regime

Caterina Stamin La Stampa 28 dicembre 2022
Sara Khademolsharieh, la campionessa iraniana di scacchi che gioca senza il velo e sfida il regime
Venticinque anni, ieri ha partecipato i campionati del Mondo in Kazakistan con il capo scoperto. Con lei anche un’altra iraniana, Atousa Pourkashian, in gara sotto bandiera Usa

 

Il coraggio delle donne iraniane non ha limiti. Sarasadat Khademalsharieh sorride dietro alla sua scacchiera. Campionessa di venticinque anni, fa parte dell’Iran Chess team e ieri ha partecipato i campionati del Mondo ad Almaty, in Kazakistan. L’ha fatto rappresentando il suo Paese ma sfidando il regime: per partecipare alla gara si è tolta il velo. Un gesto forte, per dimostrare ancora una volta che non importa quanto andrà avanti la repressione contro i manifestanti, che continuano a scendere in piazza dopo la morte di Mahsa Amini: il popolo iraniano non smetterà di lottare per i propri diritti e lo farà senza violenza, sorridendo.

Sarasadat come tanti giocatori di scacchi, ha coltivato la passione per quel gioco fin da piccola: aveva otto anni quando ha toccato per la prima volta una scacchiera. Quattro anni dopo è diventata campionessa del mondo, vincendo i campionati under 12. Ieri ha gareggiato con l’Iran Chess team ed è classificata al 804esimo posto nel ranking mondiale.

Prima di lei, sono tante le donne che si sono opposte pubblicamente alla dittatura teocratica di Khamenei e hanno rifiutato l’imposizione dello hijab obbligatorio, rischiando la loro vita. Tra loro Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana di arrampicata che aveva gareggiato a Seul senza il velo – affermando in seguito di averlo fatto involontariamente – e che, una volta tornata nel suo Paese, si è vista la casa bruciata. Un mese dopo è stata la volta di Niloufar Mardani, membro della squadra nazionale di pattinaggio di velocità femminile, che al momento della premiazione ha indossato abiti neri con la scritta “Iran” e ha infranto la legge non coprendosi il capo con il velo.

Donne che hanno protestato nelle piazze, nelle città, nelle scuole, al grido “Donna, vita, libertà”, bruciando hijab e alzavano il dito medio verso la foto del capo supremo. Ai campionati in Kazakistan anche un’altra giocatrice iraniana ha partecipato con il capo scoperto: Atousa Pourkashian, in gara sotto bandiera USA, dove vive da diversi anni.

Donne coraggiose come Sarasadat, nota anche come Sara Khadem, che era già stata sottoposta a un divieto di viaggio in passato per aver supportato la decisione di Alireza Firouzja – scacchista iraniano oggi con cittadinanza francese – di non giocare più per l’Iran, quando il governo locale impedì ai giocatori del Paese di affrontare giocatori israeliani. Due anni fa, Khademolsharieh era già stata interdetta dalle competizioni per aver rifiutato lo hijab. Poco importa dei divieti, delle imposizioni, dei diritti calpestati: loro vanno avanti, perché – si legge su Twitter – «questa volta è diverso: ci moltiplichiamo».

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