Silvia Turin Corriere della Sera 29 dicembre 2022
Covid, c’è il rischio di varianti più pericolose dalla Cina?
In Cina potrebbe effettivamente nascere una variante completamente nuova e molto distante dal ceppo Omicron, magari capace di superare la protezione offerta finora dai vaccini in uso
Perché la crescita delle infezioni in Cina è un dato allarmante per lo sviluppo di nuove varianti?
La probabilità di comparsa delle varianti cresce con l’aumentare della circolazione di Sars-CoV-2. In Cina alcune previsioni tracciano picchi di contagi con cifre abnormi: 3,7 milioni al giorno a metà gennaio e 4,2 milioni al giorno a marzo. I virus a Rna come il coronavirus commettono alcuni errori, chiamati «mutazioni», ogni volta che si riproducono. Nella maggior parte dei casi le mutazioni non determinano cambiamenti importanti. Tuttavia, più un virus circola più è probabile che nascano varianti significative, con caratteristiche di maggiore diffusività o patogenicità.
Perché in Cina la nuova ondata di Covid è così diffusiva?
A causa della politica «zero Covid» portata avanti dal Governo cinese, la popolazione locale è praticamente «naive», cioè non ha quasi avuto precedenti esposizioni al virus Sars-CoV-2. Non solo: gli anziani sono stati poco immunizzati e i vaccini offerti, Sinopharm e Coronavac, si sono dimostrati molto meno efficaci di quelli utilizzati in Europa e Usa. In base alle stime disponibili, solo il 25% della popolazione cinese avrebbe un qualche grado di immunità a Omicron (da vaccino o infezione). Il virus è libero di contagiare milioni di persone e di replicarsi e mutare milioni di volte.
Cosa temono le autorità sanitarie mondiali?
Soprattutto lo sviluppo e l’arrivo di una variante che potrebbe non derivare da Omicron. Nei primi due anni di pandemia le «varianti di preoccupazione» appartenevano a ceppi diversi (Alfa, Delta, Beta, Omicron), nell’ultimo anno invece si sono sviluppate solo sottovarianti di Omicron. Il problema è che in Cina, con una circolazione del virus così elevata, potrebbe effettivamente nascere una variante completamente nuova e molto distante dal ceppo Omicron, magari capace di superare la protezione offerta finora dai vaccini in uso.
C’è il rischio che compaia una variante più letale di quelle attuali?
Non è possibile prevedere in quali direzioni evolverà Sars-CoV-2. Finora si è mosso verso una maggior trasmissibilità e Omicron è uno dei virus più contagiosi mai apparsi. Potrebbe superare le barriere vaccinali e del sistema immunitario e acquistare una maggior patogenicità. La stessa Omicron, lo dimostrano gli ospedali cinesi pieni, non è così mite: come confermano gli studi, se non avesse incontrato una popolazione vaccinata come quella occidentale (o comunque immune alla malattia), sarebbe stata letale come il ceppo Wuhan (ma meno della variante Delta).
Come prepararsi all’eventuale arrivo di una nuova variante?
È fondamentale il sequenziamento per intercettare nuovi ceppi. Il ministro della Salute Schillaci ha disposto il tampone obbligatorio per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina. La misura serve proprio ad accertare il tipo di variante Covid presente in chi giunge dal Paese asiatico. Sono importanti anche i richiami vaccinali, soprattutto per le persone fragili. Pare molto improbabile, infatti, che la protezione data dai vaccini si possa totalmente azzerare, mentre potrebbe abbassarsi proporzionalmente in chi non abbia ricevuto richiami recenti (sono sempre possibili dopo i 120 giorni dall’ultima immunizzazione o positività).
Con la consulenza di Paolo Bonanni, epidemiologo, professore ordinario di Igiene
all’Università di Firenze