Covid in Cina: il virus e la propaganda

Roberto Burioni La Repubblica 29 dicembre 2022
Covid in Cina: il virus e la propaganda
Pechino ha vaccinato poco e male. Una strategia basata solo sui dispositivi di protezione individuale, sul distanziamento sociale, sui lockdown non può essere efficace in presenza di un agente patogeno così contagioso


La Cina, sin dall’inizio della pandemia, si è distinta per una politica severissima di contenimento dell’infezione, chiamata “zero-Covid”, fondata sull’impedire a qualunque costo la circolazione del virus. Ha imposto quarantene rigidissime isolandosi dal resto del mondo e non ha esitato a chiudere intere città anche in presenza di un numero molto basso di pazienti positivi al virus.

Non sappiamo bene quanto questa strategia abbia funzionato (la Cina non è un esempio positivo di trasparenza, fin dall’inizio della pandemia) ma sicuramente ha mostrato tutta la sua inadeguatezza in un momento preciso: quando è arrivata la variante Omicron.

La variante Omicron è uno dei virus più contagiosi esistenti sulla Terra e il suo contenimento è reso ancora più difficile dal fatto che viene trasmesso anche da pazienti asintomatici. Una strategia basata solo sui dispositivi di protezione individuale, sul distanziamento sociale, sui lockdown, insomma su tutte quelle azioni mirate esclusivamente a ostacolare la circolazione del virus non può essere efficace in presenza di un agente patogeno così contagioso.

I cinesi se ne sono resi conto di fronte all’aumento vertiginoso dei casi (e delle proteste popolari), abbandonando di colpo la maggior parte delle precauzioni e lasciando sostanzialmente circolare il virus indisturbato sperando nella minore patogenicità di Omicron. Purtroppo questo calcolo si è rivelato sbagliato.

La pericolosità di un virus, infatti, non risiede principalmente nella sua patogenicità, ma nella sua capacità di diffondersi. Il virus della rabbia uccide il 100% delle persone che infetta, ma anche nei Paesi che vengono colpiti più duramente da questa infezione (fortunatamente sparita in Italia) i morti alla fine sono molti meno di quelli che venivano causati in Italia da un virus come il morbillo. Il contagiosissimo morbillo “sembra” più buono (avendo un tasso di letalità “solo” dello 0,1%), ma ogni anno, prima dell’arrivo del vaccino, uccideva in Italia alcune centinaia di bambini.

Lo stesso vale per la variante Omicron: è meno patogena, ma infettando un numero altissimo di individui le conseguenze possono essere catastrofiche, soprattutto se si diffonde in una popolazione fragile priva della protezione conferita da un vaccino efficace. Pensate che in Italia nel solo nel gennaio 2022 la vaccinazione ha evitato che la variante Omicron uccidesse 74 mila persone.

In Cina, purtroppo, hanno vaccinato poco, male e con un vaccino poco efficace. Prima di tutto il vaccino cinese – sviluppato con la stessa tecnologia con la quale negli anni ’50 è stato sviluppato il vaccino antipolio di Salk – è molto meno efficace di quelli a mRna.

La Cina, con una scelta squisitamente politica (la sicurezza e l’efficacia dei vaccini a mRna sono un dato di fatto scientifico che non può essere negato), non ha mai approvato i vaccini a mRna prodotti in occidente, sostenendo di avere in fase avanzata lo sviluppo di un proprio vaccino di questo tipo. Ma questo vaccino ancora non c’è, e la scelta sembra – come detto – avere motivazioni diverse da quelle che riguardano la protezione della sanità pubblica.

Oltre ad avere utilizzato un vaccino meno efficace, i cinesi, facendo affidamento sulla loro politica zero-Covid, hanno vaccinato poco e male: nei giovani le coperture sono più alte (ma comunque basse) ma l’elemento molto preoccupante è che solo il 40% degli ultraottantenni ha ricevuto la terza dose.

Le risorse sono state impiegate per costruire strutture per la quarantena, per milioni di test e per giganteschi lockdown (che sono arrivati a interessare 300 milioni di cinesi) e non per vaccinare le persone più fragili. Ora le autorità hanno deciso di cambiare rotta, ma potrebbe essere tardi.

La situazione in Cina è estremamente critica e il sistema sanitario appare vicino al collasso. Secondo colleghi cinesi la gestione dei pazienti Covid, affidati in passato alle “cliniche della febbre”, è completamente saltata e quelli infetti vengono ricoverati insieme a quelli non infetti, con conseguenze facilmente immaginabili.

Il personale sanitario si trova di nuovo a lavorare senza sosta e con un numero altissimo di persone in gravi condizioni da curare, tanto che in molti ospedali sono stati costituiti team di rianimatori che intubano i pazienti in tutta la struttura, lasciandoli poi attaccati al ventilatore in reparti di degenza ordinaria, dove vengono seguiti da infermieri e medici che non hanno alcuna esperienza di terapia intensiva.

Infine, in questo momento i dati che arrivano dalla Cina sul numero dei casi e dei morti non rispecchiano la realtà delle cose. Prima di compilare i certificati di morte i medici devono addirittura consultarsi telefonicamente con le autorità per essere “guidati” nella stesura, verosimilmente con l’intento di limitare il numero ufficiale di decessi causati dal Covid.

Chi può vola a Macao per farsi somministrare il vaccino a mRna mentre si stima che il numero dei morti cinesi arriverà al milione, anche se è ovvio che i numeri reali della tragedia non li sapremo mai.

La politica “zero-Covid” doveva dimostrare davanti al mondo la supremazia cinese, tanto che il presidente Xi Jinping aveva aperto il congresso del Partito Comunista, dal quale è uscito come trionfatore, glorificando questo approccio e spingendo l’apparato statale a politiche ancora più severe e repressive. Al contrario, è stato un fallimento.

Quando la politica prende il sopravvento sulla scienza succedono sempre catastrofi. Un presidente del Sudafrica che si era convinto che l’Aids non fosse causato da Hiv ha causato trecentomila morti. Il numero dei decessi causati dalla politica cinese forse non lo sapremo mai, ma è bene imparare dai loro errori. I cittadini si possono ingannare con la propaganda, i virus no.

La nostra situazione è immensamente migliore e ci stiamo avviando verso una tanto desiderata normalità, ma è bene che il governo si ricordi che la differenza tra noi e la Cina è fondamentalmente una: noi ci siamo vaccinati in massa con il vaccino più efficace disponibile seguendo le indicazioni che ci arrivavano dalla scienza. Loro no. Meglio non imitarli.

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