Brunella Bonetti italiachecambia.org 18 gennaio 2022
E se i giornali non fossero tutti uguali?
Oggi la nostra Brunella Bonetti ci ha sorpreso con un articolo fuori dal comune. Per una volta infatti ha deciso di intervistare… noi!
E di svelare cosa ci muove, cosa è per noi Italia che Cambia, che tipo di giornalismo vogliamo proporre e perché. Una sorta di confidenza bisbigliata di fronte a un camino. Il camino dei nostri lettori, che illuminati – ahinoi – dai vari display, ci leggono e accompagnano ogni giorno.
Ogni mattina un giornalista si sveglia e sa che dovrà correre più di tutti gli altri per arrivare per primo alle notizie cult del giorno. Ogni mattina centinaia di giornalisti si preparano a correre a perdifiato per sbandierare sui giornali i gossip e i dettagli più macabri e personali di ogni notizia. Ogni mattina un reporter sa che dovrà infilarsi negli anfratti più nascosti delle cose e delle persone, senza alcuna pietà, se vorrà rendere famosa la sua ricerca.
Ogni mattina un inviato da tv e radio mainstream sa che dovrà sorridere sempre e nonostante tutto se vorrà abbindolare il proprio pubblico. Ogni mattina intere società pendono dalle labbra di questi “giornalisti” che manipolano i loro pensieri e orientano le loro scelte.
Alla stessa ora, in case sparse per tutto il Paese, si svegliano alcune persone che hanno come unico obiettivo della giornata quello di contribuire a Cambiare l’Italia e a diffondere, attraverso la loro voce e la loro penna, la testimonianza che esistono persone, luoghi ed esperienze diverse. Questi sono i giornalisti di Italia che Cambia.
Cos’è per te Italia che cambia?
Francesco Bevilacqua, caporedattore
«Per me il concetto di Italia Che Cambia intesa in senso più esteso e generico corrisponde all’idea che ho io di Italia Che Cambia intesa come progetto: un luogo non fisico in cui menti diverse si incontrano, collaborano, si rispettano, discutono, si arricchiscono a vicenda, concorrono al raggiungimento di un obiettivo di fondo: raccontare e favorire il cambiamento».
Daniel Tarozzi, direttore responsabile
«Per me dirigere Italia che Cambia è un modo per aiutare a diffondere la bellezza umana che abita il nostro Paese e contribuire – nel mio piccolo – a un mondo migliore. Significa non arrendermi al disfattismo, alla paura, allo squallore dei media. Significa dare voce e volto al cambiamento concreto in atto».
Andrea degli Innocenti, giornalista esperto di ambiente, economia, sistemi complessi, modelli di governance
«Italia che cambia è un gruppo di professionisti dell’informazione che scelgono di mettere assieme i propri talenti per creare qualcosa di inedito. È una visione del mondo. È un esperimento vivo, in continuo ripensamento e miglioramento».
Paolo Cignini, videomaker, documentarista e giornalista
«È un giornale nato dalla passione e dalla spinta di Daniel Tarozzi, che si è trasformato gradualmente in un progetto di gruppo. Di fronte al racconto “mononota” di un Paese in cui tutto è da buttare, prova a gettare un faro di luce su quella parte di esso che si adopera e si impegna per ribaltare questo losco immaginario e costruire un’alternativa possibile che metta al centro il benessere umano e animale, la comprensione della natura e un sano rapporto con esso, un’educazione che sia stimolo al confronto e alla novità e un’imprenditoria che metta al centro il profitto sociale e non quello individuale, solo per citare alcuni temi».
Daniela Bartolini, giornalista e videomaker
«In generale: Italia Che Cambia è per me visione, sogno che si fa materia. Un salto di coscienza che nasce dal singolo per connettersi con un’umanità più ampia in cui si è capaci di riconoscersi come unico organismo e avere affetto e cura per l’esistenza, che poi è un altro modo di nominare la responsabilità. Noi: Italia Che Cambia è uno dei modi in cui contribuiamo alla realizzazione di un mondo nuovo. In cui trovare ristoro nella tempesta e nella crisi inevitabile che ognuno e ognuna affronta perché capace di comunicare la bellezza e il cambiamento, con le sue luci meravigliose e gli ostacoli. Un’apertura alla soluzione di fronte ai problemi pratici, concreti e non solo, che affrontiamo lungo i sentieri del cambiamento. Un antidoto alla solitudine, un balsamo per la paura».
Cosa significa essere un giornalista di questa testata?
«
Significa essere liberi, indipendenti, responsabili, fuori dagli schemi e con la costante ricerca di un pensiero “laterale”.
Significa scegliere di raccontare il mondo in tutte le sue sfaccettature, senza rassegnarsi alla possibilità di cambiarlo. Significa fare attenzione al linguaggio che si usa, al come si raccontano i fatti, oltre a cosa si racconta. Significa poter praticare questa professione nella sua vera versione: nobile, utile agli altri, libera. È anche una responsabilità, un richiamo costante all’attenzione, a un ascolto profondo per non andare in cerca di conferme aprendosi alla realtà con occhi da principiante, alla ricerca delle soluzioni già in atto, a sviluppare nuove prospettive di osservazione. Ed è un grande onore che riempie di gioia la vita permettendo di immergerci ogni giorno nella bellezza.
Fra i tanti aspetti positivi che si potrebbe citare vorremmo menzionarne uno in particolare. La cosa che ci piace davvero dell’essere parte di questo gruppo è che la filosofia e i valori di cui parliamo vengono applicati concretamente anche nell’organizzazione quotidiana delle nostre attività. Lavoro flessibile, responsabilità personale, condivisione, ricorso alla facilitazione e alla CNV, ma anche aspetti più specifici come la paternità retribuita, non sono solo oggetto di articoli e approfondimenti ma sono prassi che – a volte a fronte di notevoli sforzi – cerchiamo di applicare fra di noi.
È un onore, davvero. A volte ho vissuto con un peso sulle spalle, un interrogativo: riusciremo davvero a fornire un quadro fedele di chi incontriamo? Ci auguriamo che tante altre colleghe e colleghi osino farsi sempre questa domanda: oltre a essere un incentivo all’empatia, aiuta a non essere autoreferenziali e a cercare di capire la realtà oltre la nostra personale sensazione dei fatti. In più, scoprire migliaia di esperienze così diverse e innovative è davvero un arricchimento unico!»
Risponde così il gruppo, in un’eco corale di libertà, soddisfazione, resilienza, unione, competenza e grande emozione.
Cos’ha di “speciale” Italia che cambia rispetto ad altri giornali?
Daniel
«Tutto! Abbiamo una linea editoriale “unica” nel suo genere. Non seguiamo l’agenda setting imposto dai media main stream, ma attraversiamo costantemente il Paese cercando di mostrarne i volti nascosti, interrogandoci e interrogando e portando alla luce le soluzioni di fronte ai problemi».
Andrea
«È un progetto nato dal nulla, senza investitori, creato da zero da un gruppo di giornalisti e giornaliste che non avevano idea di come si pronunciasse “business plan”. E che a dieci anni di distanza è ancora vivo e vegeto, anzi molto più grande e strutturato. Credo che il segreto di ciò stia nella capacità di ascoltarci, di cambiare noi stessi e il progetto, nella passione che ci mettiamo».
Paolo
«Racconta una parte di paese di cui nessuno, o quasi, parla. Infatti ultimamente si moltiplicano iniziative di giornali che vogliono imitarci o vorrebbero mettere in piedi una struttura simile alla nostra impostazione. Come recita uno dei principi della permacultura: vietato non copiare. Dunque ottimo, se le iniziative che nasceranno avranno sempre a cuore il lettore e gli intervistati; se sapranno avere occhi, cuore, testa e mani. Punti che Italia che Cambia ha e che, in tantissime e tantissimi, non hanno: richiede un grande lavoro, in primis su sé stessi».
Daniela
«Italia Che Cambia è un progetto collettivo in cui lavoriamo ogni giorno nel profondo rispetto, mettendo in pratica con impegno nella nostra organizzazione gli strumenti che raccontiamo. Come giornale offre tutto ciò che al momento non viene raccontato, è capace di restituire un’immagine più reale del nostro Paese e offre strumenti ed esempi unici alle persone per fare i passi verso il cambiamento che desiderano. Ha uno sguardo realmente inclusivo difficile da trovare in altre testate».
Francesco
«La cosa speciale è che la narrazione è solo una parte di ciò che facciamo. Il nostro slogan è “raccontiamo, mappiamo e mettiamo in rete i progetti virtuosi che stanno cambiando l’Italia”. Rifuggo categoricamente ogni velleità di stilare classifiche e graduatorie e non credo che noi siamo “più bravi” di altri, però la nostra missione è peculiare e crediamo di aver trovato una formula giusta per costruire una sorta di filiera del cambiamento che funziona e porta risultati concreti».
Non importa che tu sia un giornalista d’assalto, un reporter agguerrito, un inviato abbindolato, uno del pubblico disorientato o uno della redazione di Italia che Cambia. L’importante è che ogni mattina, al risveglio, tu scelga un’informazione libera e sostenibile. E adesso sai che tra i vari modi di fare notizia c’è una bella differenza e a farla è proprio un’Italia che Cambia!