Manovra sociale bluff, ecco i rincari non detti

Rosaria Amato La Repubblica 2 gennaio 2023
Dalle assicurazioni a benzina e affitti.  I rincari non sono finiti
Il 2023 è partito con una raffica di aumenti ed altri sono già programmati per i prossimi mesi

 

Dalla benzina ai biglietti dell’autobus e della metro. Dai canoni d’affitto alle assicurazioni ai pedaggi delle autostrade: l’inflazione del 2022 si affaccia ai primi mesi dell’anno nuovo con effetti consistenti e in molti casi già calcolabili. A cominciare dai pedaggi autostradali: il ministero dei Trasporti ha comunicato che dall’1 gennaio quelli di competenza di Autostrade per l’Italia sono aumentati del 2%, con un ulteriore ritocco all’insù, dall’1 luglio, dell’1,34%. Un aumento, certo, inferiore all’inflazione, come ha sottolineato il ministro Matteo Salvini, ricordando che in altri Paesi, come Francia e Spagna, si registrano rincari doppi.

Ma il problema è che non si tratta dei soli rincari destinati agli automobilisti: dal momento che il primo gennaio 2023 è scaduta la riduzione delle accise sui carburanti decisa dal governo Draghi e confermata solo fino a fine anno dal governo Meloni, il prezzo della benzina è salito subito di circa 18 centesimi al litro, in mancanza di ulteriori proroghe, che non sono state previste al momento.

A completare il quadro degli aumenti nel settore auto c’è l’assicurazione. Nel terzo trimestre rispetto a quello precedente le tariffe Rc Auto sono aumentate in media del 2,5%. Anche in questo caso, l’aumento è inferiore al tasso d’inflazione, ma non si tratta di un punto di arrivo: in occasione dell’Assemblea Annuale la presidente dell’Ania Maria Bianca Farina aveva definito “inevitabile” l’impatto dell’inflazione sul costo dei sinistri; e a ottobre lo aveva ribadito. E così le associazioni dei consumatori stanno facendo i conti: Assoutenti per esempio calcola un aumento medio del 6% nel 2023.

Non si salva neanche il trasporto pubblico. Infatti i Comuni, stremati prima dalla pandemia e poi da crisi energetica e inflazione, hanno deciso che è arrivato il momento di aumentare i prezzi dei biglietti di bus e metro. Qualche esempio: a Milano dal 9 gennaio 20 centesimi in più, a Roma 50, anche se l’aumento arriverà invece ad agosto. Mentre la Campania ha giocato d’anticipo e gli aumenti dei biglietti sono scattati alcuni mesi fa.

Un rincaro consueto di inizio d’anno è quello degli affitti, solo che quest’anno i parametri preoccupano molto gli inquilini: infatti il Foi (l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, rilevato dall’Istat) a novembre registrava una variazione annua dell’11,5%. Chi ha un contratto con la cedolare secca è al riparo da ogni rivalutazione. Per tutti gli altri, la rivalutazione non è obbligatoria, ma è solitamente prevista ogni anno dal contratto di affitto. La legge stabilisce che non può superare il 75% del Foi per gli affitti commerciali (con alcune eccezioni, la principale è il contratto 6 più 6), mentre per quelli ad uso abitativo può anche arrivare al 100%.

Questi gli aumenti già scattati o pronti a scattare. Ma è da vedere cosa succederà per le bollette, cresciute costantemente con il caro-energia. E per gli alimentari, che comunque dipendono sia dal caro-energia che dal caro-trasporti, visto che vengono trasportati prevalentemente su gomma. In più per il cibo ci sono questioni legate all’import: la principale dipende dai cereali importati dall’Ucraina, inizialmente bloccati dalla guerra e poi faticosamente smistati grazie all’accordo Onu. Secondo le stime del centro studi Divulga per esempio l’Italia è stata beneficiaria del 14% del mais partito dai porti ucraini, al secondo posto dopo la Spagna che ha il 20%. Se quel mais non dovesse più partire, ci saranno rincari specifici, e così avverrà anche per l’olio di girasole o il grano, anche se in quest’ultimo caso la quota è solo del 5%.

 

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