Andrea Carugati il Manifesto 4 gennaio 2023
Ferrajoli: «Non allearsi sarebbe un errore imperdonabile»
Il giurista, professore emerito di filosofia del diritto a Roma III: «Miserabile l’idea di una competizione tra due sconfitti per un voto in più. Chi farà il primo passo per ricomporre il fronte progressista sarà premiato dagli elettori»
«Dopo aver consegnato il paese alla destra estrema, Pd e M5S continuano a comportarsi in modo totalmente irresponsabile, segno della loro distanza dalla società e suoi problemi». Luigi Ferrajoli, giurista, professore emerito di filosofia del diritto a Roma III, è uno dei firmatari dell’appello lanciato da Fabrizio Barca per una alleanza di centrosinistra alle regionali del Lazio.
Sembra una missione impossibile.
Eppure questo suicidio può ancora essere evitato, io spero che ci sia ancora tempo per trovare un accordo: uno dei due candidati, Alessio D’Amato e Donatella Bianchi, faccia un passo indietro: chi sbloccherà per primo questa situazione sarà premiato dagli elettori. Col sistema maggioritario le alleanze sono indispensabili, la destra lo ha capito bene, anche se tra loro sono molto divisi. E una alleanza tra Pd e M5S potrebbe vincere e confermare una guida progressista della regione.
Il termovalorizzatore per i rifiuti di Roma ha creato un solco insanabile.
Ma questa è una questione secondaria rispetto all’insieme dei problemi, al tema di fondo che è non lasciare il Lazio per 5 anni a una destra che premia i ricchi e gli evasori. Sugli argomenti fondamentali tra Pd e M5s non ci sono distanze insormontabili, hanno governato per anni insieme sia la regione che l’Italia, si è persino teorizzato un campo largo…
Conte punta a superare il Pd nelle urne…
L’idea di una competizione tra due sconfitti è miserabile, se davvero Conte ha solo questo obiettivo sarebbe una cosa gravissima. E un calcolo sbagliato: la divisione delle forze progressiste avrà l’unico risultato di far crescere l’astensione in questa metà campo.
Dall’inizio della guerra in Ucraina i due partiti sono sempre più lontani.
Anche questo argomento non giustifica una rottura nel Lazio. Il M5S ha votato per l’invio delle armi a Kiev, non è una forza che teorizza e pratica il pacifismo assoluto.
Dalla rottura di luglio siamo a gennaio e nulla sembra essere cambiato.
C’era la speranza che dopo una sconfitta così catastrofica, dovuta a un errore macroscopico, si aprisse un dibattito, ci fosse spazio per una severa autocritica nei due partiti. E invece no. Neppure di fronte alla scelte del governo che punta verso il presidenzialismo e fa scelte sui migranti che rischiano di abbassare il senso civico e morale degli italiani, come l’attacco alle ong che salvano persone in mare.
Il dialogo tra dem e grillini si è trasformato in una faida.
Dovrebbero invece rendersi conto che la loro legittimazione arriva dal basso, e invece ora stanno rappresentando solo le loro piccole rivalità e inimicizie, non gli interessi degli elettori di sinistra. Una litigiosità fine a se stessa, non su una chiara diversità di opinioni su temi cruciali. La rottura resta una scelta incomprensibile, priva di senso, imperdonabile, anche perchè nessuno dei due ha la speranza di vincere. Ma il tempo per rimediare non è ancora scaduto.