Per Ratzinger, in Italia sarà lutto nazionale. In Vaticano no

Luca Kocci il Manifesto 5 gennaio 2023
Per Ratzinger, in Italia sarà lutto nazionale. In Vaticano no
La premier Meloni impone bandiere a mezz’asta per le esequie del papa emerito. L’affondo di monsignor George Gänswein a Bergoglio: «l motu proprio di Francesco che impose limitazioni alle messe in latino lo ha colpito molto duramente, penso che abbia spezzato il cuore di Benedetto XVI»

 
Oggi in Italia, per i funerali di Ratzinger, sarà quasi lutto nazionale. In Vaticano invece no. Paradosso di uno Stato che si proclama laico, ma che si vuole mostrare più pontificio del pontefice stesso. La premier Giorgia Meloni, infatti, ieri ha fatto diramare dalla Presidenza del Consiglio una nota in cui, «in occasione delle esequie solenni del papa emerito Benedetto XVI», è disposto «l’imbandieramento a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio nazionale».

SI TRATTA DI UNA MISURA che viene assunta solo in caso di «lutto pubblico nazionale», quando cioè a morire è il presidente di un organo costituzionale (anche dopo la cessazione del mandato) oppure «personalità che abbiano offerto particolari servizi alla Patria – si legge nel cerimoniale di Stato – o cittadini che abbiano illustrato la Nazione, o cittadini caduti nell’adempimento del dovere o vittime di azioni terroristiche o di criminalità organizzata». E Ratzinger non pare rientrare in nessuna di queste categorie. Casualmente le scuole sono chiuse per le festività natalizie, in caso contrario probabilmente a studentesse e studenti sarebbe stato imposto anche un minuto di silenzio. In compenso però, trattandosi di edifici pubblici, in tutti gli istituti scolastici le bandiere italiana ed europea dovranno essere abbassate. E chissà se il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha già organizzato squadre di controllori in ogni distretto per prendere nota dei presidi inadempienti.

NIENTE LUTTO NAZIONALE, invece, in Vaticano, previsto solo nel caso della morte del papa regnante, che è anche «sovrano dello Stato Città del Vaticano», titolo da cui invece Ratzinger è decaduto nel momento stesso delle proprie dimissioni da pontefice nel febbraio 2013. Le bandiere giallo-bianche con al centro le chiavi di san Pietro e la tiara papale non sono state abbassate e gli uffici resteranno regolarmente aperti. L’unica concessione riguarda i dipendenti che vorranno partecipare al funerale: «Non dovranno effettuare la timbratura di ingresso e potranno accedere in piazza San Pietro, dalle ore 6.30 fino ad esaurimento posti», precisa una nota del Governatorato. Aperti anche i negozi, come il supermercato all’interno delle mura Leonine – tranne durante la celebrazione delle esequie –, ma in questo caso evidentemente hanno vinto motivazioni commerciali: in una giornata in cui è previsto un afflusso record di fedeli e turisti, meglio tenere aperte le serrande dei negozi.

IERI SERA SI È CONCLUSA la tre giorni durante la quale il corpo di Benedetto XVI è stato esposto nella basilica di San Pietro per l’ultimo saluto di fedeli e turisti e che ha registrato la presenza di circa 60 mila persone al giorno, il doppio di quelle che aveva previsto il prefetto di Roma Bruno Frattasi ma un decimo di coloro che nel 2005 accorsero a Roma per la morte di Giovanni Paolo II (circa mezzo milione al giorno).

E questa mattina alle 9.30 papa Francesco presiederà i funerali in piazza San Pietro, a cui parteciperanno delegazioni dei Paesi di mezzo mondo, tutte a titolo privato – proprio perché non si tratta di esequie di Stato –, tranne due ufficialmente invitate dalla Santa sede: quella italiana, guidata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e quella tedesca, con il presidente Frank-Walter Steinmeier. Subito dopo il corpo di Ratzinger verrà tumulato nelle grotte vaticane, sotto la basilica – dove sono sepolti molti altri papi –, nella tomba che fu di Wojtyla, prima che il suo corpo venisse traslato all’interno di San Pietro, quando fu proclamato beato nel 2011.

«BENEDETTO XVI è stato un grande maestro di catechesi, il suo pensiero acuto e garbato non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale», lo ha ricordato ieri mattina papa Francesco durante l’udienza generale del mercoledì. Dalla Germania invece, intervistato dal quotidiano cattolico tedesco Die Tagespost, monsignor George Gänswein, segretario particolare di Ratzinger, si è lasciato andare a una dichiarazione “a gamba tesa” contro Bergoglio, facendo riferimento al motu proprio di Francesco che nel 2021 ridimensionò le celebrazioni delle messe in latino e secondo il rito preconciliare, liberalizzate da Benedetto XVI con il Summorum Pontificum del 2007, fra gli applausi dei tradizionalisti: il provvedimento di Francesco «lo ha colpito molto duramente – ha accusato Gänswein –. Penso che abbia spezzato il cuore di papa Benedetto».

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