“Sulla messa in latino Francesco spezzò il cuore a Ratzinger”

Iacopo Scaramuzzi La Repubblica 5 gennaio 2023
“Sulla messa in latino Francesco spezzò il cuore a Ratzinger”
L’attacco alla vigilia dei funerali del Papa emerito scuote il Vaticano Stamani la cerimonia in piazza San Pietro: attesi almeno centomila fedeli

 

Prima ancora che i funerali di Benedetto XVI venissero celebrati, oggi con 100mila fedeli attesi in piazza San Pietro, il suo segretario particolare, monsignor Georg Gúnswein, ha attaccato papa Francesco in un campo che nella Chiesa cattolica accende da sempre gli animi, la messa in latino. Nel 2007 Benedetto XVI aveva liberalizzato il ricorso al messale preconciliare con la lettera apostolica “Summorum Pontificum”, pietra angolare di una strategia di appeasement con i lefebvriani, in rotta con il papato dal Concilio in poi. Tanto è stato il plauso nell’arcipelago tradizionalista, quanto lo scorno quando, nel 2021, Francesco ha ribaltato quella decisione, con il motu proprio “Traditionis custodes”. Riducendo all’eccezione il ricorso al “missale romanum” del 1962, condizionandolo all’autorizzazione della Sede apostolica, e criticandone un “uso strumentale” caratterizzato «da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa”». Dietro lo schermo della disputa liturgica si è combattuto una battaglia di politica ecclesiale. Francesco ha denunciato un vero e proprio scisma di destra, ingenerando tra gli ultraconservatori un forte malumore. Che, secondo Gnswein, sarebbe arrivato sin dentro il monastero Mater Ecclesiae, dove si era ritirato in seguito alla rinuncia Benedetto XVI.

La decisione di Francesco «lo ha colpito molto duramente», sostiene ora monsignor Gkiswein in una intervista alla Tagespost, giornale a lui vicino. «Credo che abbia spezzato il cuore di papa Benedetto leggere quel motu proprio». Parole irritualmente pesanti, apertamente critiche nei confronti del Papa regnante, su una norma in vigore, e che cadono, soprattutto, nell’atmosfera del lutto per Benedetto XVI. Il quale non ha mai criticato pubblicamente il suo successore. Il suo segretario particolare, che non ha mai avuto una grande sintonia col Papa argentino, parla a nome del Papa emerito o a titolo personale? Si è lasciato sfuggire una battuta spontanea o segue una strategia precisa? Si muove da solo o ha dietro di sé altre personalità che preferiscono rimanere nell’ombra? Secondo l’arcivescovo tedesco, «la vecchia messa è stata fonte di vita spirituale e nutrimento per molti santi» e ha ancora molto da offrire, anche ai più giovani. Gànswein dà voce all’insofferenza che cova nell’arcipelago ultraconservatore nei confronti del riformismo bergogliano. «Mi aspettavo una cosa del genere ma non così presto», commenta Massimo Faggioli, storico del cristianesimo. Le parole di Ganswein «rischiano di creare attorno al funerale un’atmosfera quasi da preConclave, mentre non c’è alcun Conclave e c’è un Papa che oggi è pienamente regnante». Secondo Faggioli, «il blitz mediatico era probabilmente pronto da tempo e cerca di sfruttare il momento prima che si spengano i riflettori su Benedetto XVI». La morte del Papa emerito apre una fase di incertezza sul futuro di Gnswein. Formalmente prefetto della Casa pontificia, è stato messo da anni a riposo da Francesco per permettergli di assistere meglio il Papa emerito. Difficile pensare a un suo ritorno in Germania. C’è chi ipotizza un futuro come nunzio, o un incarico di insegnamento in una università pontificia. Di certo lascerà il monastero dove ha vissuto con Benedetto.

 

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