Calenda: «Quanti errori del Pd nel Lazio» Sollievo al centro

Alessandra Arachi Corriere della Sera 6 gennaio 2023
Calenda: «Quanti errori del Pd nel Lazio»
Il leader di Azione: spero che l’apertura ai Cinque Stelle sia stato soltanto uno scivolone
Carlo Calenda, c’è stato un po’ di trambusto con il Pd per le elezioni nel Lazio: voi del Terzo polo manterrete lo stesso l’alleanza con loro?

 

«Certo. Le alleanze non si fanno sulla base delle somme algebriche necessarie per vincere e poi per non governare. Servono idee comuni e nel Lazio le idee comuni vedono noi, il Pd e +Europa alleati».

Ma non si sente in imbarazzo? Alessio D’Amato, candidato del Pd, ha aperto la porta ai Cinque Stelle e voi vi eravate opposti fermamente.
«D’Amato ha fatto un errore».

Ma se non fosse stato per i Cinque Stelle, che hanno sbattuto la porta in faccia al Pd, adesso sarebbe toccato a voi sbatterla, quella porta.
«È un errore che si perdona, spero che sia stato soltanto uno scivolone. E comunque D’Amato ora spieghi con nettezza cosa vuole fare, anche superando i condizionamenti del partito».

Che cosa intende?
«Ci sono delle cose della gestione di Zingaretti e in quella di Gualtieri che non hanno funzionato e non funzionano e D’Amato deve proporre delle soluzioni. Non deve parlare agli elettori “de sinistra” ma a quelli consapevoli, che vogliono una gestione più efficiente. Questo vale anche per la Moratti».

Letizia Moratti, candidata del Terzo polo in Lombardia?
«Già, anche lì c’è stata tutta una discussione su che fa la Lega di Bossi, ma rischia di essere percepita come vecchia politica. Io da candidato sindaco a Roma non ho vinto ma ho preso il 20% perché parlavo delle cose da fare, non di quale alleanze fare».
Dice che le alleanze non contano, però adesso in Lombardia vi ritrovate a correre da soli, dopo che avete cercato l’alleanza con il Pd…
«Perché in Lombardia il Pd ha fatto una scelta scellerata, ancorché legittima, di fare una grande virata a sinistra, con un’alleanza con i Cinque Stelle in una regione che i Cinque Stelle non li può vedere. La verità è che nella sinistra ormai esiste una compulsione».

Quale compulsione?
«Quella di inseguire i Cinque Stelle. Ma questa roba qua è quella che li ha distrutti. Il Pd è ridotto quello che è perché ha fatto il Conte II».

Cosa vuole dire?
«Dopo il Conte I l’esperienza dei Cinque Stelle era disastrosa, era in picchiata. Il Pd ha inventato la figura di Conte con Zingaretti che gli ha appaltato la rappresentanza dei riformisti. E se continuano così…».

Che succede?
«Il problema del Pd è che è destinato ad inseguire l’alleanza con i Cinque Stelle fino a quando i Cinque Stelle non finiranno di mangiarselo».

Intanto però in Lombardia la corsa solitaria sembra aver chiuso la partita per il Terzo polo, non crede?
«Non è affatto detto. La gente in questo momento non sta pensando proprio alle Regionali. Il nuovo governo, la legge di Bilancio, la guerra, l’inflazione, l’energia: quando si farà il primo sondaggio saremo molto a ridosso del voto, non si conosceranno i risultati perché saranno quelli che per legge non si possono rendere noti perché sono oltre il tempo massimo. Poi ci sarà un’affluenza molto scarsa alle urne. È una partita tutta da giocare. Ma, ripeto, bisogna entrare nel merito delle cose da fare, a cominciare dalla sanità».

Nel Lazio? In Lombardia?
«Certo, ma il problema riguarda tutte le Regioni. Il governo quest’anno ha messo sul servizio nazionale 2 miliardi e solo per chiudere l’effetto dell’inflazione ne servono 13,5. Come reggono le Regioni? E tutta la sanità di prossimità, quando mancano 63 mila infermieri? Intanto si è ricominciato a fare questo balletto assurdo».

Quale balletto?
«Sulle riforme, la Bicamerale. Non accadrà mai niente».

Non si farà mai la Bicamerale?
«Non si farà mai la riforma a valle della Bicamerale. È un’altra enorme perdita di tempo».

Perché dice così?
«Perché non c’è nessuna coerenza nelle forze politiche su quello che vogliono fare. Per esempio discutiamo di autonomia ma qualcuno si è mai letto le 23 competenze chieste da Zaia?»

Indichi lei quali sono.
«C’è il commercio estero, i rapporti con l’Unione europea, la rete di distribuzione elettrica e del gas. Vogliamo avere venti reti di distribuzione elettrica? Ma ti pare una roba normale? Tutto questo non è presente a chi la sta approvando questa riforma. Perché la realtà è che i cittadini del Nord Italia pensano che così avranno meno tasse. E invece alla fine avranno soltanto molti più costi».

 

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